Un grande e diffuso impegno per la legalità (a partire dalla manifestazione del 23 maggio a Palermo e in tutta Italia, per ricordare Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli agenti delle loro scorte).
Questa settimana voglio dedicare le mie note ad una giornata che ritengo molto importante perché, al ricordo di due Magistrati tragicamente scomparsi per mano della criminalità organizzata, si unirà la riflessione e l’impegno per la legalità, con la partecipazione di decine di migliaia di studenti a Palermo, ma anche di tanti altri, in tutta Italia, a seguito deicollegamenti che verranno realizzati.
Le manifestazioni sono organizzate dalla Fondazione “Giovanni e Francesca Falcone” e dal Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca (Direzione generale per lo  studente, l’integrazione e la partecipazione).
Quest’anno, le manifestazioni, che in varie forme si ripetono da anni, si svolgeranno in modo ancora più ampio, complesso e articolato.
Vi sarà, infatti, una manifestazione “ istituzionale”, al mattino, nell’Aula bunker del Carcere dell’Ucciardone, a cui parteciperanno il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, oltre 800 studenti, le più alte cariche dello Stato, i rappresentanti delle Associazioni. Ci sarà anche una delegazione di studenti di provenienza europea. Tra le Associazioni presenti, ci sarà anche l’ANPI, rappresentata dal Presidente nazionale, Carlo Smuraglia; e sarà un grandissimo onore, oltreché un motivo di ulteriore impegno per tutta l’Associazione.
Durante la cerimonia saranno realizzati sei collegamenti, via RAI, con Milano, Gattatico, Firenze, Napoli, Rosarno, Corleone, tutte città in qualche modo “simboliche” o per la
particolare presenza di organizzazioni mafiose, o per essere impegnate sul tema della legalità.
Non basta: nella mattinata, a Palermo, ci saranno manifestazioni in tutta la città, al Teatro Politeama e nel cortile antistante l’Aula bunker.
Nel pomeriggio, due cortei partiranno, rispettivamente, dall’Aula bunker (simbolicamente, in
ricordo di Falcone) e da via D’Amelio (in ricordo di Borsellino). I cortei si riuniranno davanti all’Albero Falcone, in via Notarbartolo, e lì ci sarà il ricordo solenne delle due stragi, il “silenzio”, e una Messa in memoria delle vittime.
Una giornata straordinaria, dunque, che coinvolgerà – si ritiene – non meno di 40.000 studenti di scuole di ogni ordine e grado, oltre a cittadini ed Associazioni, come ho
accennato, non solo a Palermo, ma anche in tante città d’Italia.
L’obiettivo – come dicono gli organizzatori – è quello di far crescere una nuova coscienza nazionale sul fenomeno dell’espansione delle mafie in tutta Italia, nord compreso. Dunque, non solo una giornata di ricordo, ma anche e soprattutto una giornata di impegno diffuso sul tema della criminalità e, nel senso più ampio, della legalità.
Riflettiamo su questa iniziativa, e sulle tante che si svolgono in Italia, non solo nelle ricorrenze più dolorose, nelle forme più varie e, ciò che più conta, con la partecipazione della
scuola. Rendiamo merito alla Fondazione “Giovanni e Francesca Falcone” e alla Direzione generale per gli studenti, l’integrazione e la partecipazione, del MIUR, per aver incoraggiato, promosso, sostenuto, per anni questo fondamentale coinvolgimento dei giovani nella lotta per la legalità.
Sono stato particolarmente onorato dell’invito a partecipare alla celebrazione istituzionale (che ho subito accolto) perché questo significa che si diffonde l’idea che vado sostenendo da tempo, anche da queste colonne di stampa, che la legalità è un concetto unitario, anche se con molte sfaccettature; e dunque l’impegno contro le mafie non può essere considerato come distinto rispetto a quello di tutti coloro che credono nel dovere di tutti i cittadini (art. 54 della Costituzione), non solo di essere fedeli alla Repubblica, ma anche di “osservare la Costituzione e le leggi”, perché il rispetto delle norme che regolano la vita degli appartenenti alla comunità e di quelle che discendono dal comune sentire , è essenziale per garantire la civile convivenza. Certo, la corruzione, i reati finanziari e i reati dei colletti bianchi attengono a violazioni della legge che possono essere commesse anche individualmente, mentre le mafie implicano di per sé, e sempre, un’organizzazione. Ma il contenuto di fondo del “dovere” proclamato dall’art. 54 è lo stesso ed è inderogabile, anche se poi per combattere i fenomeni della criminalità comune, della criminalità economica e della criminalità organizzata occorrono strutture e modalità di impegno in qualche modo differenti.
Ma un dato comune, per ogni tipo di illegalità, consiste nel fatto che per dare una risposta agli attacchi che provengono da vari tipi di soggetti, individuali ed organizzati, occorre prima di tutto la prevenzione, e in secondo luogo, una convinzione diffusa che si tratta di fenomeni inaccettabili in una società civile, a cui la risposta non può venire solo dalla Magistratura e dalle Forze dell’ordine, ma deve coinvolgere tutta la collettività.
Certo, per le mafie il problema è più difficile, perché si tratta di forme di illegalità radicate nel territorio, alcune affondano le radici in una sorta di “tradizione” e tutte si avvalgono di vari strumenti e di varie modalità per “convincere” ad affiliarsi, ad obbedire, a subire. Un dato da non sottovalutare, perché non c’è dubbio che allo sviluppo delle mafie al nord, abbia largamente contribuito l’indifferenza di molti, la convinzione che nel nord non potessero allignare, il rifiuto, talora anche da parte di esponenti pubblici, di prendere atto di una realtà che diventava sempre più evidente.
Ma le patologie sono più ampie e complesse di quanto appaia. C’è chi fa il calcolo dei profitti delle mafie, considerandoli fra i più alti del sistema economico; ma assai meno si fa il calcolo, non solo dei profitti ma anche dei costi della corruzione, dei reati economici e dei reati finanziari, tanto per fare qualche esempio.
In ogni modo, mentre lo Stato deve attrezzarsi sempre di più e sempre meglio per contrastare tutti questi fenomeni, occorre che sia la coscienza civile a mobilitarsi, ad impegnarsi sul terreno della legalità, a combattere tutto ciò che crea, anche sul piano puramente etico, le premesse e il terreno favorevole perché l’illegalità, nelle sue varie forme, possa espandersi.
Per questo, trovo di particolare importanza il coinvolgimento della scuola, perché è proprio tra i giovani che bisogna far passare un concetto di primario rilievo quale è quello della necessità assoluta di una rigorosa moralità della condotta dei singoli e della comunità. Il maggior antidoto contro la diffusione della illegalità sta proprio nel fatto che il cittadino “medio” si convinca che essa va combattuta molto prima che si sviluppi e realizzi, instillando nelle coscienze l’idea che “certe cose non si fanno” (anche se non costituiscono reato), se si vuole restare all’interno di quello spirito di fratellanza, di solidarietà e di legalità (intesa anche nel senso etico) che percorre tutta la Costituzione.
Questo impone anche a noi, Associazione nazionale partigiani d’Italia, un impegno più incisivo anche su questo terreno. E lo stiamo già facendo: abbiamo – non a caso – sottoscritto un protocollo d’intesa con il MIUR per “favorire lo sviluppo di un modello di “cittadinanza attiva”; e stiamo realizzando diverse iniziative proprio per partire soprattutto dalla scuola, dove peraltro continuiamo a trovare, ogni volta che vi andiamo, le maggiori “curiosità” e le maggiori “disponibilità” a capire come e perché sia giusto diventare quelle “persone per bene” che – secondo un’antica Costituzione francese – potevano definirsi tali solo quando erano convintamente osservanti delle leggi.
Il documento politico del nostro 15° Congresso sottolineava con forza la rilevanza della “questione morale”, intesa in senso molto ampio. Ricordo un passaggio di particolare chiarezza ed attualità: “Liberare l’Italia dalla questione morale, contrastare con efficacia l’evasione fiscale e l’illegalità diffusa, regolare il conflitto d’interessi con norme di legge rigorose, è condizione necessaria anche per la rigenerazione e per il rinnovamento dei partiti e della politica”. Un’indicazione importante, che spiega il senso della presenza del Presidente nazionale dell’ANPI alla grande manifestazione del 23 maggio, a Palermo, ed indica la necessità di un nostro impegno, ancora più efficace e convinto, anche nella lotta contro le mafie, considerate non come un fenomeno a sé stante, di competenza della Magistratura e delle Forze dell’ordine, ma come un problema della collettività, al pari di tutto ciò che, in qualsiasi forma, offende il principio di “legalità”, con tutta la sua profonda connotazione morale. Un impegno da mantenere, ovviamente, non da soli, ma in intensa e strettissima collaborazione con le altre Associazioni che si occupano a fondo, e meritatamente, di questi problemi e con quel Dipartimento del Ministero della Pubblica Istruzione, che organizza oggi le manifestazioni di Palermo, ma da molto tempo ha fatto tutto il possibile per coinvolgere le scuole e gli studenti; e di questo gli va dato atto, con sincero apprezzamento. Per parte nostra cercheremo di non essere da meno, con le nostre forze e con i nostri mezzi (limitati), ma con l’orgoglio di perseguire, ancora una volta, i valori di fondo per i quali vale – ancora esempre – la pena di vivere ed impegnarsi.