Claudia Koll (a destra nella foto) racconterà la sua conversione al cattolicesimo ed il cambiamento radicale che la fede ha operato nella sua esistenza. La testimonianza sarà resa domenica 29 marzo, al termine della Santa Messa delle ore 19, nella chiesa SS. Annunziata di Caccamo.

Ad darne notizia è Padre Domenico Bartolone (a sinistra nella foto) , parroco della SS. Annunziata e fautore di questo importante momento, dopo l’incontro con l’attrice nel santuario mariano di Lourdes.

«Ho conosciuto Claudia Koll quattro anni fa, durante un pellegrinaggio a Lourdes – dice don Bartolone – lei era li per pregare e seppi, in quella occasione che incontrava i fedeli per testimoniare la sua esperienza di fede e il amore per Cristo. Mi ha molto colpito la sua fede e l’amore per il prossimo che manifesta volendo condividere con gli altri questa sua esperienza che le ha completamente stravolto la vita, in positivo. Per questo ho voluto che venisse a Caccamo perchè giovani e meno giovani possano venire a conoscenza della “rivoluzione” che Cristo può portare nella vita di ognuno, a prescindere dall’età, dalla professione e dalla condizione sociale. E nessuno più di Claudia può esternare e testimoniare tutto questo».

Lo scorso anno, infatti, durante l’ultimo pellegrinaggio a Lourdes, organizzato con il fedeli della SS. Annunziata, il parroco decide di rivolgerle l’invito a recarsi a Caccamo perchè, aggiunge «è fondamentale comprendere che i beni materiali non fanno la felicità dell’uomo, prova ne è che anche una persona che appartiene al mondo dello spettacolo, che apparentemente possiede tutto, ha trovato la sua felicità aiutando il prossimo e dedicando il suo tempo ai poveri e alla preghiera».

Claudia Maria Rosaria Colacione, classe 1965, in arte Claudia Koll, è un’attrice romana.

A 24 anni, nel 1989, debutta nel cinema con il film Orlando sei di Dante Majorana. Da quel momento carriera e notorietà nella vita di Claudia vanno di pari passo, un’esistenza coronata di lavoro e di successi. Tra fiction e film, calca anche l’ambito teatro Ariston dove, nel 1995, presenta il Festival di Sanremo con Pippo Baudo e Anna Falchi.

Insomma, un’artista, una donna di spettacolo, bella, intelligente e molto ammirata dal pubblico, una donna alla quale non manca nulla. Almeno in apparenza.

Nel 2000 accade però qualcosa che le stravolge l’esistenza, modificandone l’essenza. Claudia partecipa al Giubileo proclamato da Papa Woityla e ritroverà la sua strada nella fede cattolica.

Questa “nuova vita” non le ha impedito di lavorare e di mettere a frutto l’esperienza acquisita negli anni, anzi, ha continuato la propria professione, al cinema e al teatro, scegliendo ruoli consoni al nuovo stile di vita. Ma da quel momento “gli ultimi” faranno parte della sua esistenza quotidiana e si dedica a diverse associazioni di volontariato e all’apostolato, testimoniando quanto le è accaduto in incontri di preghiera.

Nel 2005 decide di fondare l’associazione onlus “Le opere del Padre”, con lo scopo di aiutare le persone con particolari sofferenze sia fisiche che psicologiche, soprattutto in Africa. Il vice direttore dell’associazione è il padre di Claudia, con cui ha risanato i rapporti, dopo anni di lontananza.

Numerose volte pellegrina al Pontificio Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario di Pompei, l’11 ottobre 2009, in occasione della IV festa “Pompei è città”, le è stato conferito il “Premio Marianna Farnararo De Fusco” ed, in occasione del decimo anniversario “Pompei è città”, le è stata conferita la cittadinanza onoraria della città.

Essendo celiaca, è stata in passato presidente onoraria dell’Associazione italiana celiachia.

Nel 2012 diventa la testimonial di Ats pro Terra Sancta.

È la stessa Claudia a raccontare, in un’intervista rilasciata alla rivista Visto, il momento cruciale della sua vita: la conversione.

«Eppure il momento più buio della mia vita arriva al culmine del successo, nel 2000 – dice – in quel periodo ero una delle attrici più pagate d’Italia, ero ricercatissima per i miei successi televisivi e lavoravo moltissimo in teatro. Però mi mancava quello che era fondamentale: avevo messo al centro della mia esistenza la realizzazione personale e il lavoro, ma nella mia vita non c’era l’amore vero: tante passioni, storie iniziate e lasciate a metà, tradimenti, infedeltà. Non avevo una stabilità affettiva, ero sempre in giro, incontravo tante persone interessanti. Cercavo l’amore, ma non ho mai avuto il coraggio di fermarmi, di fare dei figli e di avere una famiglia. Puoi fare tanti spettacoli, ma quando arrivi a casa sei sola.

Un giorno un’amica, venuta dall’America, mi chiese di accompagnarla a San Pietro perché avevano aperto la porta santa per il Giubileo. Non so cosa accadde, ma so che quando tornai consigliai alla mia assistente di andare a Roma.

Poi, piano piano, mi sono sgretolata. Tutte le mie certezze sono crollate, finché non ho toccato il fondo. Mi sono sentita spogliare di tutto. Stavo lavorando in Puglia e dovevo girare una scena in cui mi dicono al telefono che l’uomo che amo è in coma. In questo primo piano si doveva vedere lo stupore, il dolore e l’amore. Eppure girando quella scena non riuscivo a commuovermi. Così la mia coach mi disse: “Ma se tu non fai verità nella tua vita, come puoi pretenderlo di farlo nella finzione?”.

E io rimasi molto turbata. Capii che il peccato mi stava impedendo di comunicare un’emozione autentica.

Avevo appena ricominciato ad andare a messa, da pochissimi giorni, con i malati di Aids, quando un malato terminale un giorno non viene a messa, allora lo vado a trovare e mi accorgo che è tutto sudato. Si tira su dal letto e mi guarda. Non riusciva più a parlare per la malattia e non poteva dirmi nulla, però dagli occhi ho capito che aveva paura di morire. Io mi siedo, gli prendo la mano e comincio a pensare a Gesù nel Getsemani. E nel momento in cui guardo Giuseppe sento che il cuore si allarga. Capisco che in quel momento sta succedendo qualcosa, che in quell’istante c’è qualcosa di particolare che sto vivendo. Da questa esperienza che ho vissuto a fianco a letto di una persona che poi è morta poco dopo è nato tutto quello che è successo dopo. Ho capito che per conoscere Dio bisogna mettersi in gioco ed amare le persone che hai vicino. Non necessariamente andare in Africa: però i poveri ci aiutano a convertirci prima; ci spogliano da tante cose».

Il 29 marzo, nella chiesa della SS. Annunziata di Caccamo, Claudia Koll parteciperà alla celebrazione eucaristica delle ore 19, che precede la sua testimonianza.

Adalgisa Sclafani