Sei moto d’acqua da soccorso pagate dalla Regione di cui si sono perse le tracce. M5S vuole vederci chiaro: “Spesi più di 80 mila euro solo per l’acquisto e mai usate”.
La deputata Cinquestelle Angela Foti presenta un’interrogazione all’Ars e una nota all’assessorato alla Salute: “Oltre al costo dei bolidi del mare, altri fondi pubblici sono stati spesi per la formazione di 25 operatori soccorritori con patente nautica, brevetto di bagnino e abilitati a guidare idromoto da 1500 cavalli; al costo di 400 euro per ogni corsista”.
Il Movimento 5 Stelle all’Ars chiede informazioni circa l’acquisto, avvenuto nel 2012, di sei moto d’acqua da soccorso, per un importo complessivo di più di 70 mila euro a base d’asta oltre iva. Un acquisto disposto dalla SEUS ScpA, le cui quote societarie sono detenute interamente da enti pubblici regionali, e realizzato, peraltro, con procedura in economia mediante cottimo fiduciario.
Scatta così la richiesta di chiarimenti della deputata del M5S Angela Foti che presenta un’interrogazione all’Ars ed invia una nota all’assessorato alla Salute. La parlamentare chiede di sapere che fine abbiano fatto i bolidi del mare perché, è bene precisare, non si sa nemmeno dove siano allocati ad oggi. “Inoltre, – afferma la deputata Cinquestelle – oltre alla spesa dell’acquisto, la SEUS ScpA, per la messa a regime del soccorso acquatico, ha dovuto farsi carico dell’adeguata formazione di 25 operatori soccorritori con patente nautica, brevetto di bagnino e abilitati a guidare idromoto da 1500 cavalli; al costo di 400 euro per ogni corsista”.
All’epoca dei fatti, un rapido affidamento e, nel mese di agosto 2012, le moto d’acqua da soccorso si esibivano a Mondello (lido Italo belga) in presenza dell’allora assessore alla Sanità Russo, che monta e si fa fotografare sulla moto. Tre moto sarebbero state destinate al Cannizzaro per il servizio estivo alloggiato al lido Le Capannine; e anche Trapani sarebbe stata assistita dal servizio presso il lido Peter Pan. “Tutti felici e contenti, la Sicilia è avanguardia, così tuonavano in quei giorni – conclude Foti – ed oggi, invece, ci si chiede se non sia opportuno rendere noto quanti soccorsi hanno effettuato e dove prestano servizio e quale sia concretamente il beneficio per i siciliani”.