Comuni verso il fallimento a causa dei tagli regionali e nazionali con inevitabili e conseguenti mortificazioni per i cittadini, questo il grido d’allarme dei sindaci siciliani riuniti stamattina all’Hotel della Palme a Palermo dove si è svolto un incontro dell’Ufficio di Presidenza dell’Anci Sicilia alla presenza dei rappresentanti di un centinaio di Comuni. “Non possiamo permettere che lo stato di calamità istituzionale della Regione Siciliana diventi lo stato di calamità istituzionale anche per i comuni – ha dichiarato Leoluca Orlando, presidente di ANCI Sicilia – Siamo alla fine del 2015 e la Regione Siciliana non ha ritenuto di sentire i comuni sulla programmazione 2014-2020 in una regione dove il tasso della povertà è fra i più alti d’Italia. Nel resto d’Italia siamo fuori dalla crisi finanziaria e sociale ma in Sicilia restiamo in uno stato di vera e propria calamità istituzionale e finanziaria con un conseguente forte disagio che lede la dignità di una amministrazione pubblica, quale è il Comune”.
“Nella proposta del 5 maggio 2014 avevamo già formulato alcune richieste forti che riguardano la nostra attività di amministratori e per garantire i servizi ai nostri cittadini intervenendo con proposte concrete ma ad oggi, malgrado numerose richieste al Governo regionale e alcuni incontri con i rappresentanti nazionali non abbiamo nessun riscontro”. E’ la prima volta nella storia che il piano di riparto dei fondi per le autonomie per il 2015 non viene approvato dall’Anci Sicilia – continua Orlando – non possiamo consentire che ad oggi non sia ancora arrivato un euro per il 2015 che sta finendo ai comuni siciliani invocando spese varie e patto di stabilità. Rivendichiamo il nostro ruolo istituzionale perché siamo esposti a una responsabilità enorme in un quadro di assoluta mancanza di interlocuzione. La dignità istituzionale si difende con la legalità delle leggi. Dobbiamo avere rispetto per la nostra dignità istituzionale che deve essere riconosciuta dalla politica”.
“Dal 2009 al 2015 i comuni siciliani hanno avuto il 50 per cento di trasferimenti regionali in meno e in tre anni si è avuto ancora un maggior taglio dei trasferimenti nazionali- ha dichiarato Mario Emanuele Alvano, segretario generale di ANCI Sicilia- Accanto al taglio delle risorse abbiamo subito tagli indiretti alla spesa sanitaria attraverso l’inserimento della compartecipazione sull’assistenza ai disabili e ai tossico-dipendenti e i tagli sui trasporti che hanno aggravato enormemente la situazione economica dei comuni, L’armonizzazione contabile sta facendo riaprire con più forza la questione meridionale e sta pesando sui comuni siciliani molto di più a causa dei livelli di riscossione e della scarsa capacità fiscale “.
“Il Disagio per i cittadini – continua Alvano – nasce anche dal mancato sblocco dei cantieri di servizio sui quali i sindaci hanno messo la faccia e hanno avuto l’amara sorpresa di accorgersi che non erano stati finanziati. Dobbiamo poi fare un ragionamento sull’associazionismo comunale e sulla legge sui liberi consorzi – conclude Alvano – e sui nodi irrisolti come lo smaltimento dei rifiuti o l’erogazione dei servizi idrici nelle città , criticità che evidenziamo da anni e che si sentono in particolare modo in Sicilia”.
” Abbiamo sempre ricercato il confronto sulla predisposizione delle norme e della regole, ma la regione siciliana non ha ascoltato la nostre esperienza sul territorio – ha dichiarato Luca Cannata, vice presidente di ANCI Sicilia – . Iniziare un percorso che ci permetta di amministrare le nostre città e non ci trasformi in commissari , meri esecutori di regole fatte da altri che non conoscono le necessità dei nostri cittadini”.
“Siamo ad un punto di non ritorno- ha dichiarato Paolo Amenta, vice presidente di AnciSicilia – il sistema finanziario, il sistema delle riforme e il sistema di programmazione dei fondi comunitari che non partono in un sistema produttivo distrutto. La situazione finanziaria è al collasso. I comuni dopo aver contribuito in linea diretta al non default della regione si ritrovano in maniera silenziosa a dover dichiarare il proprio default. Un sistema che si sta attorcigliando attorno agli enti locali strangolandoli e facendoli fallire. Il sindaco dopo essere stato scelto direttamente dai suoi cittadini è costretto a far massacrare la sua città. Se tutto ciò viene proiettato nei prossimi 3 anni con obbligo di armonizzare i propri bilanci con il 118 nazionale è ancora più grave perché grazie alla legge sui liberi consorzi i presidenti si trasformeranno in commissari fallimentari”.
” È un momento di trapasso per aprire una nuova stagione – conclude Amenta – ma dobbiamo affrontare tutti i temi punto per punto per avviare una riflessione sul nostro ruolo e sulle incredibili scelte dei nostri governi nazionale regionale.
“All’Assemblea di Torino – dichiara Salvo Lo Biundo – vice presidente di ANCI Sicilia – dovremo dire la nostra prendendo una posizione forte nei confronti dell’Anci nazionale. L’Anci non è un soggetto politico ma deve essere un riferimento istituzionale dal quale non si può prescindere per creare le condizioni per una rinascita alla nostra Sicilia”.
“Bisogna arrivare ai cittadini attraverso manifestazioni eclatanti che diano contezza della situazione e spieghino ai cittadini la difficile situazione che i comuni stanno vivendo”- ha dichiarato Giulio Tantillo, vice presidente dell’Anci Sicilia.
“Gli amministratori tornino a dialogare con i cittadini spiegando loro le ragioni che impongono alcune scelte incomprensibili”.