Per l’Amministrazione non ci potrà essere tram senza l’introduzione delle Ztl e l’oneroso pagamento di una nuova “tassa” da 120 euro. Il quadro della situazione patrimoniale ed economica dell’Amat, come emerge dall’incontro con i sindacati Cobas, Ugl e Faisa-Cisal, è alquanto critico. In primo luogo risulta mancare un’oculata gestione imprenditoriale dell’azienda e probabilmente per questa ragione si registra un sensibile decremento nella vendita dei biglietti e degli abbonamenti, nonché nella gestione delle zone blu (per circa 2-3 milioni). Ugualmente onerosa appare la gestione della manutenzione dei mezzi che inspiegabilmente non viene svolta all’interno dell’officina dell’Amat, considerata una delle migliori in Sicilia, ma viene affidata a ditte esterne con un ingiustificabile spreco di personale e denaro (per un importo annuo stimato in circa 2,1 milioni di euro).

I mezzi ufficiali in dotazione all’Amat sembrerebbero essere circa 420, mentre quelli circolanti sarebbero solo 170: oltre il 50% degli autobus necessita di interventi di manutenzione che, in alcuni casi, non vengono effettuati per il mancato acquisto dei pezzi di ricambio. Il valore patrimoniale dell’azienda (in relazione al parco mezzi e al netto degli ammortamenti) stimato in 25 milioni di euro, sembrerebbe superare il valore effettivo degli stessi, con possibile incidenza su quanto indicato nel bilancio. A ciò si aggiunga la disorganizzazione relativa al personale (circa 1.600 dipendenti), distribuito in modo poco funzionale, assegnato a postazioni sovradimensionate e improduttive, con conseguenti effetti negativi in termini di qualità ed efficienza dei servizi.

Circa 100 lavoratori hanno da anni un contratto part-time e l’azienda, piuttosto che riconvertirli in autisti e rispettare le loro legittime aspettative di un full-time, ha avviato un percorso di nuove assunzioni “pescando” nelle categorie “privilegiate” e sulla cui regolarità saranno fatte le opportune verifiche. Inspiegabile è poi l’assegnazione di 50 autisti, con relativa formazione, alla conduzione delle vetture del tram quando ancora non è stato stabilito che la gestione debba essere effettivamente affidata ad Amat. Il venir meno di questi autisti ha avuto ulteriori ricadute negative in quanto ogni mattina 40 vetture rimangono ferme presso il deposito di via Roccazzo. Tra l’altro, in relazione al sistema tranviario, è prevista la soppressione di 54 linee con conseguenti disagi per i cittadini.

Dal momento che non è possibile parlare di una programmazione di lunga durata in virtù del fatto che il contratto di servizio con l’Amat cessa il 31 dicembre 2017 (dopo quella data la Regione potrebbe bandire gare europee per il servizio di trasporto locale), trovo singolare l’ipotesi per la quale si pensi di affidare la gestione del tram (di cui non si conoscono costi e oneri) all’Amat, un’azienda che ha un deficit strutturale stimato in circa 7 milioni, senza garantire la capacità economica che ne consenta pienamente la gestione.

Nel bilancio 2015 il Comune intende stanziare 10 milioni di euro per la ricapitalizzazione di Amat ma, in assenza di una gestione aziendale adeguata che elimini gli sprechi (l’Amat è l’azienda che ogni anno affida un centinaio di incarichi a legali esterni con risorse che vengono tolte all’efficienza dei servizi), il problema del deficit rimane irrisolto. Infatti nel piano elaborato dall’Amministrazione il costo del servizio tram dovrebbe essere coperto dalle entrate delle Ztl (stimate in 30 milioni). Il primo problema riguarda la stessa istituzione delle Ztl – sovradimensionate e inadeguate rispetto al reale obbiettivo di ridurre l’inquinamento – che allo stato attuale servirebbero solo a “fare cassa”: questa scelta farà gravare sul cittadino il pagamento di una somma media di circa 120 euro. Così ipotizzate saranno oggetto di facili impugnative che potrebbero vedere soccombere l’ente. Inoltre le condizioni socio-economiche della città, che negli ultimi tre anni ha subito un aumento della pressione fiscale di circa 150 milioni, appaiono incompatibili con questa ulteriore “tassa”.

Se l’operazione non dovesse andare a buon fine, l’Amat – già in una situazione critica – potrebbe correre il rischio di un dissesto e comunque potrebbe apparire poco competitiva nel caso di appalto esterno del trasporto con gare pubbliche. Infine non può non rilevarsi che il nuovo contratto di servizio (che sembrerebbe avere un valore di circa 100 milioni), è stato approvato tardivamente dalla Giunta ma non è stato ancora trasmesso al Consiglio comunale e alle commissioni competenti. Questi organi non sono stati messi in condizione di approfondire una tematica che coinvolge 1.600 lavoratori e più in generale il trasporto pubblico di Palermo, la qualità della vita e la salute stessa dei cittadini.

La vicepresidente vicaria
del Consiglio comunale di Palermo
Nadia Spallitta (nella foto)