Ieri sera in Consiglio Comunale a San Mauro tra i punti all’ordine del giorno è stato portata una lettera inviata al Sindaco e al Presidente del Consiglio da un ex amministratore in cui si lamenta della presenza di alcuni quadri di briganti nella scala di accesso al museo etnoantropologico. Lettera che è stata pubblicizzata e pompata su tutti i giornali, come se il comune fosse diventato il borgo più bello d’Italia o avesse ricevuto un grosso finanziamento. Voglio apportare qui di seguito qualche riflessione sul tema dal momento che sono stato tirato in ballo più volte sia come ex amministratore che come studioso del fenomeno. Su una cosa concordo con il discorso del sindaco fatto per questo punto che è un problema che deve essere affrontato e discusso. Per lui però se ne deve discutere per togliere le foto dal museo e non parlare più di questi fatti, ma principalmente delle cose belle di San Mauro perché si rischierebbe di dare una pessima immagine del paese all’esterno. Per me invece è importante parlarne e far conoscere il passato e la storia alle nuove generazioni di San Mauro e non solo, infatti sono un fervido sostenitore che la conoscenza rende liberi. Questo non esclude ovviamente di far conoscere le cose belle del territorio, come del resto faccio da sempre e sfido chiunque a dire che non sia così. Quindi, per la mia piccola esperienza, penso che i due fenomeni possano essere trattati contemporaneamente e con la massima serenità senza agitazione.
Affermare che parlare troppo di questi fenomeni abbia contribuito a creare una pessima immagine del comune fuori è molto pericoloso. Una tale affermazione è un invito a non parlarne più e quindi a non far conoscere la storia recente del paese, significa nascondere il proprio passato. Significa non spiegare alle nuove generazioni che un fenomeno come il brigantaggio ha condizionato in parte la vita sociale, culturale ed economica del paese in quegli anni. Secondo questo ragionamento, a mio parere molto miope per usare un eufemismo, si dovrebbe togliere dal luogo della nostra massima espressione culturale, come è stata definita in Consiglio Comunale la biblioteca, oltre alle illustrazioni dei briganti, anche tutti i libri che parlano di mafia e brigantaggio locale.
Francamente questi sono discorsi che si facevano negli anni sessanta in Sicilia, quando molti sostenevano che la mafia non esisteva e che non bisognava parlarne perché rovinava l’immagine dell’isola; mi viene in mente quella scena in cui Totò Cuffaro in collegamento con la trasmissione del Maurizio Costanzo Show ha attaccato Giovanni Falcone dicendo che con le sue inchieste e supposizioni stava rovinando l’immagine della Sicilia più onesta. Il resto è storia recente che amaramente tutti conosciamo.
Dovrebbe sapere il sindaco e il suo amico, ex vice sindaco fautore della realizzazione delle immagini dei briganti stessi (quindi il fautore delle foto che contraddice se stesso), che esistono musei dedicati interamente al brigantaggio, e a fenomeni delittuosi, basta pensare ai campi di concentramento, addirittura nel limitrofo comune di Castel di Lucio esiste nella chiesa madre un quadro raffigurante una scena dove sono presenti i briganti maurini. Quindi non capisco le motivazioni dell’eresia scandalosa, a meno che siano di natura politica. E poi un dubbio mi sorge, ma se parlare di questi fenomeni danneggia l’immagine del paese, come mai è stato così pubblicizzato sui giornali? Adesso ci aspettiamo però che tutte le lettere dei cittadini vengano discusse in Consiglio Comunale.
Per essere chiari, non accetto lezioni di moralismo e di perbenismo puritano da nessuno, tanto meno da Giuseppe Minutilla, sindaco di San Mauro, o da Paolo Polizzotto. Il sindaco deve stare sereno perché continuerò a parlare della storia recente di San Mauro da ogni punto di vista con le nuove generazioni e nelle mie ricerche, che gli piaccia o no… da sempre sono uno spirito libero e credo in quello che faccio e di certo non sarà lui o gente che la pensa come lui a fermarmi, ovviamente nel rispetto delle loro idee. San Mauro ha bisogno di avere coscienza del proprio passato per prenderne le distanze, non ha bisogno di certo di nasconderlo…
Ad maiora..
Giovanni Nicolosi