Le giornate sembrano allungarsi pigramente sui sedili del Belvedere, il ritmo frenetico della città non osa imboccare il bivio seminascosto sulla 113 ed arrivare a S. Ambrogio. In questo piccolo borgo le dinamiche relazionali si snodano tra passeggiate, potature, operazioni di stagione e, purtroppo, anche tristi addii a chi lo lascia per sempre. Pare che anche i tempi della raccolta dei rifiuti si siano perfettamente accordati a questo ritmo, i sacchetti penzolano dai balconi, corteggiati dai gatti, per ore, forse per intere giornate perché nessuno conosce esattamente l’ora in cui saranno ritirati. Dopo varie richieste, formali ed informali, durante la scorsa estate il Sindaco indica le ore 14 come il momento magico per la raccolta. Ma raramente è stato rispettato; a volte solo il premuroso avviso di una vicina ci ha salvati dal dovere aspettare il giorno successivo per consegnare i rifiuti. Poi i turisti sono andati tutti via, e sono ricomparsi i sacchetti pensili. Non abbiamo più saputo a che ore metterli fuori. Qualche residente digitale ha consultato pure il sito del comune dove fa bella mostra di sè una tabella con gli orari di raccolta per la differenziata. Peccato che questa amministrazione abbia abbandonato anche la differenziata. E’ nata così in alcuni di noi l’esigenza di denunziare la poca attenzione dell’Amministrazione nei confronti del nostro borgo. Una puntuale documentazione fotografica dei sacchetti pensili, prima e dopo gli interventi dei gatti, ha attirato l’attenzione di tutti, ma ha fatto nascere anche la voglia di fare qualcosa, di non fermarsi al semplice gesto di denunzia. Prima in pochissimi, poi sempre in più abitanti è nata la voglia di pulire il nostro borgo, di riappropriarci di ogni angolo per salvarlo dall’incuria di una politica distante, ma sempre attenta a scambiare per polemiche inutili le legittime richieste, per attacchi personali le denunzie dei disagi e per nascosti interessi politici l’impegno in prima persona.
santambrogioSolidarietà e sussidiarietà si inseguono in questa iniziativa, invero, anche se la ricaduta potrebbe essere solo quella, paradossalmente, dell’indifferenza. Indifferenza di una politica istituzionale che si vede supportata dalle iniziative individuali e delle comunità che finiscono per legittimarne l’ignavia. Il senso invece è quello vero dell’autonomia; autonomia come consapevolezza dell’inefficienza della cosa pubblica; autonomia come coscienza delle proprie necessità e potenzialità; autonomia come espressione, anche, del disimpegno di un consenso elettorale voluto episodicamente, a contingenza, e non legato al percorso logico della democrazia e della sua efficacia. Non è casuale, infatti, che FURNU RANNI, il nome con cui è stata indicata l’iniziativa, ha un suo significato vitale per la comunità ambrosiana. “U furnu ranni” era il luogo e l’opificio insieme che garantì, nel periodo oscuro della seconda guerra mondiale, la possibilità di panificare per tutti gli abitanti del borgo. La possibilità di sopravvivere ed insieme di vivere un’esperienza comunitaria fondante a ridosso dell’idiozia degli eventi determinati dalla politica.
Immetterà tutto questo una fase di” ricostruzione” nella nostra società ? Ce lo chiediamo. Lo speriamo. Cerchiamo di promuoverlo dimostrando che le risorse umane determinano le economiche e non il contrario.

Pino Cinquegrani