Sabato 9 aprile alle 17.30 si svolgerà a Cefalù, nella sala delle Capriate del Palazzo di Città, la conferenza dell’archeologa Serena Raffiotta “Nostoi a Morgantina. Il ritorno di Ade”.
L’evento fa parte del programma delle attività sociali 2016 della sede di Cefalù dell’Archeoclub d’Italia – presidente Fortunata Flora Rizzo -, che da parecchi anni studia il patrimonio archeologico e artistico della Sicilia e si interessa con passione alle sorti dei “beni” trafugati. Dopo avere seguito le vicende sul rientro in Italia della “Dea di Morgantina” (2011), degli “argenti di Eupolemo” (2010) e degli “acroliti delle dee Demetra e Kore” (2009), oggi l’Archeoclub plaude al ritorno della “testa di Ade” e al nuovo clima che si è venuto a creare, grazie alla diffusione della conoscenza e alla collaborazione, attorno all’importante tema della tutela e della fruizione archeologica.
La conferenza dell’archeologa Serena Raffiotta, autrice del libro “Terrecotte figurate dal santuario di San Francesco Bisconti a Morgantina” ci permetterà di conoscere il contesto del sito archeologico morgese e i particolari della vicenda che hanno consentito il rientro in Sicilia della “Testa di Ade” e la sua prossima definitiva collocazione all’interno del preziosissimo Museo archeologico di Aidone.
La dottoressa Serena Raffiotta racconta così la vicenda: « Con una rogatoria internazionale avviata nel 2014 dalla Procura della Repubblica di Enna, supportata eccellentemente dalla collaborazione del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale – Nucleo di Palermo oltre che dalla disponibilità del Consolato Italiano a Los Angeles e dei vertici del J.P. Getty Museum di Los Angeles, si è finalmente conclusa con il rientro dagli USA il 29 Gennaio 2016 la vicenda della testa di Ade, prezioso reperto archeologico di epoca greca di cui finalmente è possibile ricostruire passo dopo passo la travagliata storia dalla scoperta al rimpatrio. La testa fu trafugata tra il 1977 e il 1978 dal sito di Morgantina, nel cuore della Sicilia, che in quegli anni – parallelamente alle ricerche ufficiali avviate sin dal 1955 – diveniva bersaglio degli scavatori di frodo, autori purtroppo di alcune tra i più sensazionali ritrovamenti nel sito come la coppia di statue degli acroliti, il tesoro di argenti e la colossale statua della dea. Confluita immediatamente nel mercato antiquario, la testa fu acquistata dal magnate americano Maurice Tempelsman e nel 1985 – per il tramite dell’antiquario londinese Robin Symes – acquisita dal J.P. Getty Museum, divenendo uno dei pezzi più prestigiosi della collezione di antichità del museo per via dell’ottimo stato di conservazione dell’originaria policromia (di colore rosso mattone sono i capelli mentre di un vivace azzurro è la barba) e della particolare tecnica di esecuzione. In terracotta modellata a mano e rifinita a stecca, con i riccioli di barba e capelli lavorati uno per uno, la testa apparteneva ad una statua di culto (o busto) di dimensioni naturali databile intorno al IV secolo a.C., raffigurante il dio greco degli Inferi Ade, venerato a Morgantina insieme a Demetra e Persefone. Il culto della triade divina aveva sede in un grande santuario extraurbano nella contrada San Francesco Bisconti, messo in luce casualmente nel 1977 a seguito di scavi clandestini: i ripetuti colpi di piccone dei tombaroli sconvolsero una serie di depositi votivi, riducendo in frantumi terrecotte figurate e protomi, busti e statue di grandi dimensioni, vasellame miniaturistico, tutti manufatti riconducibili alla sfera del sacro. L’allora competente Soprintendenza per i Beni Culturali di Agrigento, intervenuta immediatamente a raccogliere i cocci abbandonati dagli scavatori di frodo, avviò nel 1979 la prima di una serie di intense campagne di scavo protrattesi fino ad anni recenti, grazie alle quali oggi abbiamo del santuario una buona seppur parziale conoscenza che consente di considerarlo il luogo di culto architettonicamente più articolato e monumentale di Morgantina.
Il sospetto della provenienza della testa maschile da Morgantina è scaturito recentemente dal confronto del reperto nella collezione Getty con un piccolo frammento di ricciolo azzurro appartenente alla barba del dio, custodito da decenni nei depositi del museo archeologico di Aidone. Abbandonato sul terreno dai tombaroli all’epoca del trafugamento della testa tra il 1977 e il 1978 e immediatamente recuperato dai custodi del sito, nel 2007 il ricciolo fu pubblicato da Serena Raffiotta, archeologa e studiosa di Morgantina, socio del Club per l’Unesco di Enna, nel libro “Terrecotte figurate dal santuario di San Francesco Bisconti a Morgantina”. Successivamente, grazie all’intuizione dell’archeologa palermitana Maria Lucia Ferruzza, che in passato aveva studiato la testa al Getty Museum e che – una volta conosciuto lo studio della Raffiotta – ha immediatamente confrontato il ricciolo azzurro con la barba del dio, sono nati i primi sospetti circa la possibile provenienza da Morgantina del reperto. A seguito dell’esito positivo della comparazione diretta tra i reperti, nel 2013 la potente istituzione museale californiana ha annunciato al mondo la volontà di restituire definitivamente la testa di Ade al legittimo luogo di appartenenza, Morgantina, mostrando con questo gesto il radicale cambio di rotta nella politica di acquisizioni e gestione della propria collezione di antichità. La storia della restituzione di Ade, fatta di casualità e coincidenze, rappresenta una grande significativa vittoria della ricerca archeologica e della legalità ».

Serena Raffiotta (1976), archeologa libera professionista, vive a Enna.
Laureata e specializzata in Archeologia Classica all’Università degli Studi di Catania, ha preso parte a numerose campagne di scavo in Italia e all’estero, lavorando anche in diversi siti archeologici della Sicilia tra cui Solunto, Siracusa, Centuripe, Catania, Montagna di Marzo, Vassallaggi.
Particolarmente significativa la sua esperienza a Morgantina, sito a cui ha dedicato quasi esclusivamente la sua attività di ricerca e le sue pubblicazioni. Collaborando con la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Enna sotto la direzione scientifica di Caterina Greco, nel 2004 ha lavorato come responsabile sul campo delle più recenti e molto produttive indagini archeologiche realizzate nel santuario di San Francesco Bisconti, luogo di provenienza illecita degli acroliti e della testa di Ade, forse anche della statua della dea.
Ha prestato più volte la propria consulenza al Museo Archeologico Regionale di Aidone, di recente coinvolta anche in un progetto di catalogazione dei reperti esposti.
Come collaboratrice di fiducia della Soprintendenza di Enna, da alcuni anni presta la propria consulenza ad enti pubblici e a privati nell’ambito di attività di archeologia preventiva.
Si occupa anche di didattica dell’antico, collaborando con scuole di ogni ordine e grado per progetti culturali di valorizzazione e promozione del patrimonio archeologico siciliano.
Di recente ha intrapreso l’attività di guida turistica, a cui si dedica con impegno ed interesse nell’intento di trasmettere agli altri la forte passione per l’archeologia e i beni culturali.

Foto: La testa di Ade rientrata in Sicilia