Mercati al ribasso con prezzi quasi dimezzati rispetto a un anno fa, speculazione selvaggia e import in costante aumento. Tre piaghe che stanno mettendo in ginocchio la produzione cerealicola siciliana che però ha la possibilità di uscire dal tunnel. Per raggiungere questo obiettivo, la Confederazione Italiana Agricoltori di Palermo da un lato chiede di stabilire a livello comunitario – come già avvenuto in passato – i prezzi minimi, mentre dall’altro indica la strada già intrapresa da diversi coltivatori dell’Isola.

“E’ evidente che i produttori siciliani dei grani più diffusi, come il Creso, non possono competere con Paesi come Ucraina, Canada ma anche Francia e Stati Uniti. Bisogna seguire un’altra strada”, spiega Antonino Cossentino (nella foto), presidente della Cia Palermo. “La Sicilia deve puntare sui suoi grani antichi – aggiunge Cossentino – che quest’anno, come in passato, sono richiesti dal mercato e andranno tutti venduti. La domanda di farine ottenute da grani come Perciasacchi o Russello è in continuo aumento. Si tratta di razze che hanno sfiorato l’estinzione e che ora stanno vivendo una seconda giovinezza a fronte di un consumo sempre più ‘attento’ da parte dei consumatori che vogliono abbandonare le farine lavorate. Razze che permettono di ottenere una pizza o un pane buono, profumato e ad alta digeribilità. Nessun altro Paese produce grano di qualità come il nostro, dobbiamo sfruttare questo fattore”.

I grani antichi siciliani, coltivati in condizioni bio, hanno una resa che si attesta sui 15-20 quintali per ettaro, mentre quelli industriali arrivano a 30-35. Importante quindi dare stimoli ai coltivatori siciliani, spesso “abbagliati” dal facile guadagno seminando grani ad alta resa: “In Sicilia abbiamo ben 52 varietà di grano – dice sempre Cossentino – ma soltanto due sono certificate dalla Stazione Consorziale Sperimentale di Granicoltura di Caltagirone. Avere le sementi certificate sarà importante per immettere nel mercato il nostro grano come unico nel suo genere. Se l’iter si conclude in queste settimane, già dalla prossima semina autunnale la produzione di grani antichi potrebbe subire una decisa impennata”.

Secondo Cossentino, quindi, da un lato “bisogna incentivare le coltivazioni di queste razze”, mentre dall’altro “occorre sensibilizzare sempre più l’opinione pubblica sull’importanza delle nostre farine per farne crescere il consumo che, secondo tantissimi studi, grazie al suo basso indice di glutine, conserva straordinarie caratteristiche che lo rendono ideale per combattere stitichezza, problemi digestivi, pancia gonfia, disturbi intestinali, diabete e molto altro. La minore percentuale di glutine e la presenza più massiccia di sostanze grezze, sempre secondo diversi studi, favoriscono la digeribilità e abbattono il rischio dell’insorgere di intolleranze alimentari”.