Prima dissanguato da una banda di usurai poi stritolato dalla banca che gli vende all’asta, per una cifra ridicola, l’unica casa dove vive con la sua famiglia, cita in giudizio il Monte dei Paschi – Italfondiario, supportato dall’associazione antiracket e antiusura ‘S.O.S. Impresa’che si costituirà parte civile.
Protagonista di questa storia Ignazio La Barbera, imprenditore palermitano commerciante di gioielli, che ha coraggiosamente denunciato e fatto condannare una banda di usurai e che, alla luce dei risultati di due perizie, ha intrapreso una nuova battaglia denunciando la banca che lo ha ridotto sul lastrico e chiedendo un risarcimento milionario
“Il mio calvario – dice – è infinito . Dopo avere denunciato i miei usurai ed estorsori, lo Stato mi ha riconosciuto lo status di vittima, oggi ho perso l’unico bene che mi era rimasto, la casa dove vivo con la mia famiglia venduta all’asta dalla banca Italfondiario per una somma irrisoria rispetto al valore reale dell’immobile .
La casa, valutata dalla stessa banca un miliardo e mezzo, fu ipotecata per un prestito di cinquecento milioni delle vecchie lire concesso dalla banca per pagare gli usurai, trecento milioni dei quali già restituiti. Nonostante la consistenza del mio patrimonio e la garanzia dell’ipoteca privilegiata, mutuo fondiario che impedisce ad altri eventuali creditori di rivalersi sull’immobile, la banca mi ha dichiarato fallito.
E’ superfluo spiegare che tale ‘colpo di grazia’ ha determinato la chiusura della mia attività e la conseguente impossibilità di saldare il mio debito.
Ciò nonostante, nel corso degli anni ho fatto numerosi versamenti alla banca per un totale di circa centoquarantamila euro, ma il meccanismo perverso della banca ha fatto sì che il mio debito originario aumentasse sino a diventare sproporzionatamente irraggiungibile.
Ebbene, da un’analisi fatta oggi da due periti di parte, uno consulente del tribunale, in base agli estratti conto della banca risultano applicati interessi usurai per diverse centinaia di migliaia di euro, interessi che non mi hanno consentito di poter saldare il debito.
E’per questo che li ho trascinati in giudizio penale e civile per usura e anatocismo. Con la mia famiglia e gli avvocati Fausto Amato e Marcella Alberghina abbiamo deciso di chiedere un risarcimento milionario per tutte le sofferenze che questa banca ci ha procurato.
Adesso la casa è stata venduta all’asta per 129.900 euro.
È veramente incredibile che il Giudice monocratico delle esecuzioni, abbia convalidato una vendita all’asta di una villa che è stata aggiudicata ad euro 129.900 cioè 420.000 euro meno del prezzo di stima disposto dal Tribunale. Nonostante la nuova normativa preveda che un immobile all’asta non possa essere posto in vendita per un valore inferiore al cinquanta per cento del prezzo di stima l’ufficio delle esecuzioni non ne ha tenuto conto e, quel che è peggio, che ha rigettato il reclamo avverso alla vendita senza motivarlo e parimenti ha respinto il reclamo degli aggiudicatari che chiedevano la revoca dell’aggiudicazione imponendo agli stessi di pagare il saldo-prezzo entro cinque giorni, quando invece la legge prevede tempi più lunghi, ponendomi di fatto nelle condizioni, a causa dei tempi strettissimi, di vanificare il reclamo presentato al Collegio dei giudici avverso al diniego del Giudice monocratico dell’esecuzione.
Tutto ciò mi sembra incredibile – conclude – com’è possibile che non venga tutelato anche l’esecutato ma soltanto la banca ?”.
Parole amare di un padre di famiglia che confidava nel provvedimento di un giudice per salvare la sua casa.
Purtroppo le cose sono andate diversamente: la banca prenderà le briciole e rischia, se saranno riconosciute le ragioni del La Barbera, di pagare un risarcimento milionario; gli aggiudicatari dell’asta debbono dare il saldo-prezzo entro lunedì prossimo pena la perdita di 11000 euro di cauzione; una famiglia gettata sul lastrico. Dura lex, sed lex.

Italfondiario, tra i leader in Italia nella gestione in outsourcing di crediti finanziari e commerciali, già a giugno aveva diffuso una nota in cui precisava che “gestiva un credito per conto di un proprio cliente relativo a un mutuo fondiario di 500 milioni di vecchie lire concesso nel 1991 al signor La Barbera a prezzi di mercato e non di usura e sottoscritti con regolare rogito notarile. 

La procedura avviata da oltre 20 anni – si leggeva nella nota –  ha previsto anche un piano di rientro non rispettato da La Barbera, che lo ha interrotto nel 2009.

Si sono celebrate in questi anni  – continuava la nota stampa – numerose aste che sono andate deserte determinando così il ribasso del prezzo a base d’asta. Con provvedimento dell’ottobre 2014 il Giudice dell’esecuzione ha sospeso la procedura fino al 6 maggio 2015 in seguito a un  provvedimento della Procura della Repubblica basato sulle disposizioni concernenti il Fondo di solidarietà per le vittime delle richieste estorsive e dell’usura (ex art. 20 L. 44/99). Era stata fissata una nuova asta per il  12 luglio con prezzo base di 211 mila euro. Come nel 2009 in prossimità dell’asta il signor La Barbera si era rivolto agli organi d’informazione parlando di usura ai suoi danni.

In effetti la procedura è giunta al termine e il 25 ottobre il bene è stato venduto.