Discorso del Sindaco di Cefalù (a sin. nella foto) in occasione della commemorazione del decennale della scomparsa di Pasquale Culotta a Palermo.

Magnifico Rettore, gentile signora Brancato – Culotta Illustri relatori, gentili signore e signori, Sono particolarmente lieto di portare il saluto della città di Cefalù, che ha voluto essere parte attiva della giornata odierna attraverso il Patrocinio concesso dall’Amministrazione Comunale. Attraverso le relazioni che saranno svolte in questa giornata di studi e mediante le due mostre che sono state allestite si avrà la possibilità di conoscere a tutto tondo la figura di Pasquale Culotta anche attraverso le testimonianze connotate dall’affetto, dalla vicinanza umana e professionale di chi ebbe la fortuna di condividere lo stile dell’Avanguardia e un originale modo di intendere il ruolo dell’architettura e il legame che vi è tra di essa e la società. Credo che l’intendimento della manifestazione odierna non sia quello di dare luogo ad una semplice commemorazione nel decennale della scomparsa di un grande cefaludese e di un geniale architetto ma, piuttosto, quello di additarne l’esempio specialmente ai giovani studenti di architettura e mantenerne viva l’attualità del suo linguaggio architettonico. Da Sindaco ha sempre suscitato viva emozione in me l’idea che Cefalù, grazie alla meritoria opera del professore Pasquale Culotta sia stata sede di una scuola di architettura riconosciuta a livello internazionale. Questo fatto ha, indubbiamente, contribuito a dare ancora più lustro alla nostra città e l’ha resa sede di numerose opere di architettura contemporanea che non sono semplici edifici, ma delle vere e proprie opere d’arte e metafora di un nuovo modo di concepire i rapporti sociali e l’interazione che vi è tra essi e il territorio nel quale si sviluppano. La capacità che Pasquale Culotta ebbe nel progettare e realizzare edifici moderni all’interno del tessuto urbano di Cefalù, nell’immaginare lo sviluppo urbanistico della Città, nel dare nuova vita ad edifici dalla storia antichissima, come l’ex Monastero di Santa Caterina, attuale sede del Palazzo di città, fu resa possibile dal fatto che egli non smise mai di sentirsi pienamente cefaludese e di viverne la realtà umana e sociale. Come ebbe a dire il Prof. Giuseppe Carta: “Pasquale Culotta era ricco perché possedeva la sua città, era generoso perché la esibiva”. Ricchezza umana e generosità questi furono i principali tratti umani di Pasquale Culotta. Con la sua scomparsa è venuta meno, anzitempo, una delle figure più rappresentative dell’architettura italiana di oggi. Della filosofia che guidava il suo modo di concepire le opere di architettura, mi ha sempre colpito il voler dare forma all’ideale secondo cui l’architettura sia al servizio della collettività. In tal senso egli amava ripetere una frase dello scrittore Elio Vittorini: “ La gente è contenta nelle città che sono belle”. Credo che questa affermazione sia profondamente vera. infatti l’idea che al centro di tutto c’è l’uomo e che una città, una piazza, un centro di aggregazione non vive per se stesso ma in funzione degli uomini e delle donne che in questi spazi vivranno, lavoreranno, trascorreranno il loro tempo libero, carica di forti responsabilità sia gli architetti che devono immaginare e progettare quei luoghi sia i politici che hanno la responsabilità di assumere scelte che, nel bene o nel male, determineranno il futuro di un territorio. Pasquale Culotta pur essendo stato Preside della Facoltà di Architettura dell’Università di Palermo e architetto di fama internazionale non abbandonò mai la sua Cefalù e continuò a far partecipare a pieno titolo alla sua dimensione sociale. Forse è proprio per questo che seppe interpretarne i bisogni e trasmettere nelle sue opere architettoniche i riflessi della sua piccola patria. Pasquale Culotta con la sua esistenza e attraverso le sue opere ci ha insegnato che l’architettura e la società hanno profondi legami tra loro. Ritengo che un autentico sviluppo economico possa dirsi veramente tale se è affiancato da una vera promozione sociale. Questo è il messaggio contenuto nelle architetture, negli insegnamenti, nella vita di Pasquale Culotta.

Vi ringrazio.