Cammini e ne vedi tanti agli angoli delle strade, soprattutto delle grandi città, ma senza accorgertene ce ne sono altri tanti che hanno un’aspetto meno trasandato, vestono abiti puliti ma hanno difficoltà a raggiungere la fine del mese e a tenere una casa in affitto, quella appena descritta è una fotografia postata centinaia di volte in tanti articoli ed oggetto di altrettante discussioni, dunque di cos’altro dovremmo parlare se già sappiamo tutto? Eppure serve parlarne ancora per non far cadere mai il silenzio su qualcosa che và urlato, il rischio povertà è sempre dietro l’angolo ed i pericoli ad esso connessi troppo gravi per non parlarne ancora.
“I poveri sono da sempre la palla al piede della democrazia, lo erano nel mondo antico e lo sono anche oggi”, cosi qualcuno scrive, lasciandoci a bocca aperta!.
La povertà è diventata una minaccia scriveva, il sociologo Weber con la nascita della società industrializzata, divenendo parte di una società malata. In questa mia riflessione non vi parlerò della povertà “vestita di stracci maleodoranti” a quel tipo di povertà ci siamo ormai abituati non volendola vedere e attivando quella che viene definita da Furio Colombo la “cecità selettiva” sarebbe troppo dolorosa da guardare in un mondo pieno di luci.
Nascosta dallo spettacolo quotidiano, sembra propria espulsa dal linguaggio la parola “povertà” sembra vivere solo nel gesto di una mano che si allunga per chiedere qualcosa, questo gesto è ormai diventato troppo abituale non cambia di un grammo la nostra esistesta fatta di tanto palcoscenico di luci colorate per guardare il nero della paura della povertà, si perchè la povertà fa paura!, forse è una di quelle cose di cui abbiamo ancora davvero paura.
La povertà è insidiosa e si presenta in tante forme, la colpa grave è avere consentito che questa divenisse smisurata, la nostra sensibilità sembra essersi inceppata in un groviglio di emozioni con le quali non vogliamo avere a che fare, perchè parlarne? Ancora una volta ci domandiamo.
Perchè vuoi o non vuoi la povertà è come la polvere anche se la togli, lei ritorna, e in alcuni punti non se ne và mai, troppo fragile il nostro sistema sociale ed economico.
Il povero non sempre lo riconosciamo, parlo dei poveri “nascosti” di quelli che sono vestiti comunque decorosamente, eppure il volto è una pergamena in cui è scritta la nostra biografia, la maschera di un povero oggi si confonde con quella di uno che abita possibilmente nel nostro stesso condominio, chissà magari nel nostro stesso pianerottolo, ma si nasconde, perchè la povertà porta con sé anche il sentimento della vergogna e pur di non farla vedere si finge un pò.
I poveri sono cresciuti, ne parlano tutte le statistiche, ma sono cresciuti anche “i nuovi poveri” soprattutto tra i giovani , gli anziani sembrano avere risposto meglio agli anni difficili, il vecchio modello che vedeva gli anziani più indigenti non è più valido, non esistono adeguati “paracaduti sociali”, esistono forme diverse di assistenza che hanno vari nomi, per citarne alcuni (la nuova SIA, per esempio introdotta con la legge di stabilità nel 2016, nel 2015 il jobs act, introduce un nuovo assegno di disoccupazione, misure utili, ma che non risolvono realmente i problemi di chi finisce per diventare povero, si perchè poveri si nasce , ma poveri si ci può anche diventare. Molti di queste forme di aiuto sono rivolte a nuclei familiari con presenza di minori, ma un single povero non riceve alcun tipo d’aiuto, come se non spettasse anche a lui/ lei , un’aiuto, non avere una famiglia può diventare un problema se si è poveri che razza di discriminazione è questa? .
Tra le cause della povertà prima fra tutte c’è l’assenza di un lavoro o la sua perdita, una malattia invalidante, quindi la difficoltà a mantenere un’abitazione, un tenore di vita normale, poi ci sono i poveri, malati di mente, di quelli un po’ di paura ne abbiamo tutti e per i quali non ci sono soldi che possano fare niente, per quelli il sistema è davvero quasi inesistente, sono quelli che inevitabilmente finiscono per strada, se poi capita che qualcuno si soffermi a parlarci, si scopre che prima di diventare “malati” per alcuni di loro la vita è stata segnata da sofferenze, abbandoni, mancanza, indifferenza .
Le difficoltà di lavoro generano spesso disgregazione familiare con conseguenze sul piano delle relazioni affettive, progressivo isolamento e conseguente solitudine enel tempo progressivo impoverimento. La povertà infatti ha delle nefaste conseguenze non solo sugli aspetti strettamente materiali dell’esistenza, ma diviene un problema morale e di giustizia sociale, di riflessione antropologica, verso la quale non possiamo sottrarci.
Una cosa è essere poveri in una società fondata sul lavoro e con un regime di piena occupazione, dove comunque ci sono dei buoni ammortizzatori sociali, una cosa è essere poveri in una società in cui le identità individuali si costruiscono a partire dai consumi, se non consumi sei fuori da ogni sistema, il dramma in questo caso è inevitabile.
Concetta Genuardi in un suo articolo scrive, “la povertà non è fatta solo di stracci”, ma di tristezza e solitudine.
I nuovi poveri vestono i panni comuni di una società appiattita , ma tormentata e costantemente in evoluzione.
Dietro la povertà si nasconde una condizione di vulnerabilità, instabilità in un percorso individuale, mancano di “riflessività” qualcuno scrive, ossia di capacità di muoversi nell’incertezza. Il problema dunque scrive, Sen è lavorare affinchè ciascun individuo sviluppi competenze che diano la possibilità anche nell’incertezza di sapere essere un bravo timoniere della propria barca anche se in mezzo ad una tempesta, Sen scriveva, due individui di pari condizione sociale possono avere destini differenti in base al tipo di capacità che ciascuno di loro possiede.
Dinnanzi a questa riflessione tuttavia sentiremmo anche un coro di giovani che si imbestialirebbero, plurilaureati non manca loro la “riflessività” quanto la reale possibilità di trovare un lavoro, perchè diciamocelo pure solo in pochi hanno la fortuna di fare quello per il quale hanno speso del loro tempo studiando, qualcosa nell’ingranaggio continua a non funzionare, motivo per cui molti sono costretti a lasciare il nostro paese, o ripiegano per un’altro lavoro.
La povertà ha degli effetti nefasti sulla vita delle persone, generano nell’individuo conferme sulla propria inadeguatezza, perdita delle sicurezze, impedisce di pensare e di preoccuparsi del futuro, costringendo a vivere costantemente il presente. Aumentano i casi di depressione, e suicidio.
Dinnanzi a questo quadro non possiamo tacere dinanzi ai moduli dello spreco, del consumismo, dell’accaparramento ingordo, chi ha deve imparare ad essere più solidale . Ci sono ancora, troppi squilibri, un paese dove ancora esistono realtà diverse non è un paese libero , un uomo è libero veramente se è libero di ( scegliere) ed è libero (da condizionamenti) direbbe Sen.
Sicuramente, sebbene sembri utopia occorre, educare a saper reagire agli eventi intanto e poi a sapersi districare nella complessità, occorre cambiare ateggiamento, indignarsi dinanzi alle diseguaglianze, non ad abituarcisi.
Serve solidarietà, attenzione all’altro, costruzione di legami forti, potenziamento della speranza, da sempre la speranza è rivoluzionaria, lo diceva bene Fromm serve anche educare chi ha ,ad avere cura di ciò che possiede senza sprecare, ne tempo, ne risorse.
Coltivare la speranza, che rappresenta secondo il filosofo tedesco il bisogno di ogni uomo di non essere ne passivo, ne malipolato, cambiare atteggiamento verso chi è in difficoltà.
Grandi ricette per combattere la povertà no ne abbiamo ci appelliamo però a quel briciolo di umanità che resta nel nostro cervello, e alla responsabilità che abbiamo verso l’essere umano.

Sabrina Miriana