Natale è anche tempo di regali, suggerisco di provare a pensare di regalare un buon libro. Spesso scrive Crepet “i regali sono la solitudine legata ad un nastro d’argento”intendendo dire che per colmare le assenze regaliamo qualcosa quasi a volere ricostruire legami mancati, incapacità di ascolto. C’è un regalo tuttavia che rispetto agli altri è un dono molto prezioso il libro. il libro, un concentrato di carta colorata riempita di quello che di più magico che abbiamo, le parole, i pensieri. Come ricordava Gianni Rodari, così come un sasso gettato in uno stagno suscita onde concentriche che si allungano nella superfice toccando tutto ciò che c’è attorno, allo stesso modo una parola gettata nella mente provoca tante reazioni a catena, scatena il pensiero e l’immaginazione.
Vi ricordate la splendida storia di Matilde, la bambina che amava leggere i libri, nonostante la sua famiglia d’origine trovasse sconveniente questa pratica, ritenuta, inutile, sciocca. Leggere per Matilda è invece un’importante occasione per scoprire mondi nuovi e per educare il pensiero a pensare, quello che il resto della sua famiglia non faceva affatto, leggendo Matilde scopre una frase importante “tu, non sei sola” la lettura è una delle più belle compagnie che scaldano l’anima, è una compagnia invisibile, un’abbraccio con se stessi.
Il potere di un libro del racconto in genere è formidabile, da sempre l’uomo attraverso il racconto ha conservato memoria di sé ed ha costruito la sua storia e grazie ad esso si è potuto proiettare nel futuro.
La nostra è una società dove pultroppo si legge sempre meno con le sue inevitabili tristi conseguenze, leggere è lo strumento insieme allo sperimentare che più di tutti promuove conoscenza, crescita, chi legge migliora il suo linguaggio, impara a riflettere meglio ad aprirsi a una dimensione costruttiva anche nelle relazioni sociali.
“Chi parla male, pensa male. Bisogna trovare le parole giuste. Le parole sono importanti”così Nanni Moretti parla nel film “palombella”, “chi sono i criminali delle parole?” Quasi tutti ormai, il nostro linguaggio si è fortemente trasformato, storpiato, poca attenzione diamo “alla sostanza della forma”, in base al modo in cui parliamo raccontiamo di noi, del nostro modo di essere. Ogni epoca ha le sue mode lessicali, le ultime sembrano proprio avere impoverito molto le nostre conversazioni sul piano lessicale, semantico, ed impoverendosi così tanto esprimono anche la natura “povera e superficiale” delle relazioni.
Le parole sono lo specchio delle idee, comunicano il pensiero ed indicano la realtà che in essa è riflessa.
Emeriti studiosi hanno da sempre studiato la relazione pensiero-linguaggio, oggi l’attenzione ritorna anche in relazione a quanto accade in merito alla video-scrittura nelle chat, sms, posta elettronica. Si parla sempre meno, si scrive sempre di più, ma spesso si scrive male, in forma stentata e troppo veloce creando anche confusione, contemporaneamente vorremmo poter dialogare con tanti, intratteniamo solo conversazioni superficiali in alcuni casi , in altre riusciamo ad arrivare dritti al cuore delle persone, internet con le chat in questo senso ha offerto con le sue pagine pubbliche un importante diario in cui spesso condividiamo emozioni, stati d’animo pensieri mordi e fuggi.
Si accorciano le distanze , si è sviluppata nel linguaggio quella che Radke definiva “una pretesa comunicativa della vicinanza”, l’uso dell’io rispetto all’uso del lei, il ciao rispetto al buon giorno, vengono meno anche le buone maniere che indicavano il tipo di relazione che intercorre tra le persone, oggi sembra di essere tutti in una grande tribù, dove tutto è concesso a tutti. La comunicazione usa e getta stà avendo la meglio, richiede poca attenzione adatta a conversazioni molto superficiali. Il lessico è sempre più colloquiale pochi i freni inibitori, il linguaggio si è impoverito.
L’uso dei social in questo ha avuto una forte enfasi, internet ci ha reso un po’ stupidi, sempre di più siamo incapaci di selezionare le informazioni, di scegliere con intelligenza, internet scriveva Eco ha promosso lo scemo del villaggio come il detentore della verità, “l’invasione degli imbelicci è alle porte”.
La tecnologia ha tanti vantaggi, ma se non usata bene sterilizza i raporti, rende le conversazioni sterili ed inaffidabili, la tastiera non può mai comunicare realmente le emozioni, lo schermo protegge da sguardi indiscreti, le relazioni non possono costruirsi su faccine, icone, pause, silenzi.le parole sono cariche di significati , a volte il problema sono le parole stesse con la loro ambiguità o il ventaglio ampio dei loro possibili significati che esse hanno, sapere intercettare il giusto significato delle parole è importante.
I nostri ragazzi non leggono più e parlano sempre meno, un mondo di muti, non leggendo, il grado di cultura si impoverisce “leggere è il cibo della mente”la lettura di un buon libro richiede silenzio, attenzione, concentrazione, che viene meno della lettura sui video terminali, la realtà virtuale è una trappola, si impadronisce di noi ma non ci fa pensare abbastanza, cattura la nostra affettività e il nostro mondo emozionale. Troppo distratti , deconcentrati abituati a continue interruzioni ed impazienza, incapaci di tollerare le frustrazioni attendiamo risposte immediate dai nostri interlocutori e se ciò non avvine ci sentiamo disconfermati, abbandonati, non capiti.
Torniamo a regalare un buon libro in prossimità del Natale, torniamo ad innamorarci delle parole e del loro suono, chissà quanti conoscono per esempio la parola “sciabordio” un ragazzo direbbe cos’è un cioccolato? Invece è la parola che esprime meglio di ogni altro l’infrangersi delle onde sulla battigia, (battigia) cos’è? ….Calvino diceva che quando si legge un romanzo e scorri le pagine, assapori le inquietitdini di chi lo ha scritto, il fatto di non leggere più, non lascia più innamorare delle inquietidutini altrui e questo crea un mondo gelido, distante. Ci mancano i ponti, i ponti non dobbiamo mai avere paura .
Un libro può predisporre la mente a un “movimento” di apertura al mondo, i libri non devono dare risposte, ma sollecitare riflessioni, se dessero risposte, finirebbero per condizionarci, ognuno deve poter pensare con la propria testa, ma ricevere delle sollecitazioni fa la differenza tra l’essere una monade ed essere un atomo pensante.
I libri possono essere assaggiati, alcuni masticati altri digeriti ognuno in base a ciò che questi evocano trova delle risposte. Un libro ha il potere di regalarti compagnia, lo scrittore rumeno Ciorian scriveva “inviare un libro a qualcuno è commettere un’effrazione è una violazione di domicilio, vuol dire invadere la sua solitudine, obbligarlo a rinunciare a se stesso pensando ai tuoi”. Tanto più si insegna ad un bambino a gustare il piacere della lettura tanto più avremo trasformato un albero morto in una vita pensante, i bambini abituati a leggere sin da piccini , migliorano la loro vita sociale, la capacità di soluzione dei problemi, impara ad immaginare ed incuriosirsi. Bisogna ripartire dal desiderio, leggere aiuta a desiderare di migliorarsi.
Per fortuna ci sono ancora tante persone che sono ancora innamorate delle parole, e non dei silenzi..regaliamo libri a Natale.

Sabrina Miriana