Il clamoroso risultato del SÌ, espresso dagli italiani nel mondo, che hanno votato massicciamente per l’abrogazione della loro rappresentanza al Senato, deve fare riflettere. Lo scrive su OltreOceano il Presidente del Santi, Luciano Luciani (foto).
Per questo ho riletto il mio contributo, nell’anno 2006, al Congresso nazionale de “La Margherita” costitutivo del Partito Democratico. Nella circostanza, come ribadisco oggi, ho evidenziato l’esigenza di “porre con forza la questione del rapporto tra le comunità degli italiani residenti all’estero, l’Associazionismo e gli organi di rappresentanza, quali i Comites (Comitati degli Italiani all’Estero), il CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero) e le Consulte Regionali – continuando – è necessario ripristinare uno stretto collegamento, sia sul piano degli interessi da rappresentare che su quello organizzativo, tra le Associazioni nazionali, quelle regionali e le Associazioni degli italiani all’estero e tra queste e gli organi di rappresentanza eletti”.
A dieci anni di distanza abbiamo avuto la riprova che le molteplici conquiste, ottenute lustri or sono, per assicurare una articolata rappresentanza degli italiani all’estero, si sono rivelate un boomerang, anche per la modesta consistenza e autorevolezza, particolarmente quella parlamentare, di parte degli eletti, diversi provenienti dai patronati, nei diversi organi istituiti sul finire del millennio scorso, con la conseguenza di allontanare gli italiani presenti nei diversi Paesi esteri dalla partecipazione al voto e all’Associazionismo.
Ne costituisce la riprova la partecipazione e l’espressione di voto di circa il 5% degli aventi diritto all’elezione dei Comites, dai quali viene poi eletto il CGIE, rappresentativi, pertanto, di un ventesimo degli italiani residenti all’estero e di una rappresentanza nel CGIE dell’Associazionismo nazionale (leggasi Oltreoceano n.3/2014), con un Vice Segretario Generale per il Gruppo di nomina governativa, che nella sua dichiarata sede, in Viale di Porta Tiburtina n.36, corrispondente a quella degli “Stati Generali”, non dispone né di un tavolo né di sei sedie, di cui gli viene concesso l’uso periodicamente.
Ed è proprio per gli “appetiti” e per lo scenario che si è venuto a creare nell’Associazionismo, che gli italiani all’estero hanno espresso, in occasione del recente referendum costituzionale, il loro consenso a ridurre la rappresentanza elettiva, con la soppressione dei Senatori da loro espressi.
In tale contesto, stante la realtà tutt’ora esistente, riconfermo, a distanza di dieci anni dal Congresso nazionale de La Margherita che “Le Consulte regionali degli italiani all’estero restano il più significativo strumento tra le diverse realtà regionali e le comunità all’estero”.
Occorre pertanto ripartire da quelle Regioni che hanno recentemente legiferato in senso innovativo, privilegiando nei loro organi di rappresentanza la presenza dei giovani e valorizzando il ruolo e la presenza dei loro corregionali all’estero, come è avvenuto con l’approvazione della legge n.5/2015 della Regione Emilia Romagna (Oltreoceano n.2/2015), che in alcuni suoi significativi contenuti l’Istituto Italiano Fernando Santi ha fortemente posto e riproposto.
Dovranno ora le altre Regioni italiane rilanciare il ruolo delle loro Consulte.
In Sicilia, la Consulta regionale dell’emigrazione e dell’immigrazione non si riunisce da circa quindici anni, per cui l’Istituto Regionale Siciliano Fernando Santi e le altre Associazioni regionali hanno unitariamente autoconvocato, nei locali dell’Assembla Regionale Siciliana, il proprio organo regionale, con la presenza, anche in videoconferenza, dei Consultori regionali eletti tre lustri or sono e mai insediati.
Spetterà, sia a breve che a medio termine, al Parlamento e al Governo nazionale assicurare nuove leggi e interventi nazionali per “dare risposte concrete alle diverse questioni che oggi si pongono”, rimaste poi inascoltate, come conclusivamente affermavo al citato Congresso.
Luciano Luciani
Oltreoceano, dicembre 2016