Installato un nuovo radiotelescopio presso il Centro Internazionale per le Scienze Astronomiche di Isnello

Inaugurato nel settembre 2016, il polo per la divulgazione e didattica dell’astronomia Gal Hassin di Isnello si è recentemente arricchito di un nuovo strumento per l’osservazione del cielo, che si aggiunge ai numerosi telescopi ottici già disponibili. Si tratta di un radiotelescopio che consentirà di captare i segnali provenienti da alcune intense sorgenti astronomiche di onde radio e disegnarne una mappa. Per capire come, ecco un pò di storia.
L’astronomia è Innanzi tutto una scienza osservativa, nata dalla capacità dell’occhio umano di percepire la luce che ci arriva da stelle e pianeti.
D’altra parte le nostre capacità visive sono limitate e le immagini che vediamo svaniscono non appena distogliamo lo sguardo. Ecco dunque nascere l’esigenza di strumenti di osservazione più potenti, come il telescopio, utilizzato per primo da Galileo Galilei nel ‘600, poi le lastre fotografiche, inventate ai primi del ‘900, e in tempi più recenti i “rivelatori a stato solido” che consentono di registrare immagini digitali. Questi ultimi, inventati dagli astronomi per ottenere informazioni accurate sulla radiazione che ci giunge da corpi celesti lontani, sono oggi all’interno delle fotocamere che tutti noi abbiamo in tasca.
Ma non è soltanto luce visibile quella che ci arriva dal cielo, e l’astronomia ha contribuito anche allo sviluppo dei ricevitori oggi impiegati per captare segnali radiotelevisivi. Tutto cominciò nel 1930, quando Karl Jansky, un ingegnere della Bell Telephone impegnato nella realizzazione di apparecchi per radiocomunicazioni transatlantiche, scoprì un segnale che proveniva proprio dal centro della nostra Galassia. Pochi anni dopo l’astronomo statunitense Grote Reber costruì il primo prototipo di radiotelescopio, uno strumento che consente di captare segnali radio emessi da numerosi oggetti celesti, a volte così deboli da non essere neanche visibili con telescopi tradizionali. Ripetute osservazioni del cielo con tale strumento consentirono a Reber di disegnare la prima radio-immagine del cielo, ovvero una mappa che traccia i contorni di regioni della nostra galassia che emettono segnali radio di diversa intensità. Non si tratta di un suono dunque, ma di onde elettromagnetiche di bassa frequenza – analoghe ai segnali radiotelevisivi – che vengono ricevute dal radiotelescopio e utilizzate per studiare fenomeni astronomici nuovi e diversi rispetto a quelli che sono osservabili con i telescopi in luce visibile.
Questo tipo di osservazioni sarà tra breve possibile anche dal Centro Internazionale per le Scienze Astronomiche Gal Hassin di Isnello, ed offerto come attività di laboratorio didattico per le scuole ed il pubblico. Il nuovo radiotelescopio è costituito da una parabola di 2,3 metri di diametro, alloggiato in una cupola di circa 4 metri di diametro. La superficie riflettente è realizzata tramite una rete in alluminio a maglia quadrata, in grado di captare onde radio con una frequenza fino a 12 GHz. Il radiotelescopio è istallato su una montatura che ne consente il puntamento tramite controllo computerizzato a distanza. Lo strumento è il primo interamente realizzato da un’azienda italiana, Prima-Luce Lab di Pordenone, e si avvale di un ricevitore a 11,2 GHz, anch’esso realizzato in Italia dalla RadioAstroLab S.r.l. di Senigallia.
Il radiotelescopio consentirà di captare le emissioni di onde radio da sorgenti celesti intense: innanzi tutto il Sole e la Luna, ma anche le pulsar al centro di resti di supernova come “Cassiopea A” nell’omonima costellazione o la Nebulosa del Granchio nella costellazione del Toro, e la radiogalassia Cygnus A. L’utilizzo di questo strumento, in grado di funzionare anche in presenza di nubi, sarà offerto prossimamente come parte delle attività di divulgazione e didattica del Centro Gal Hassin, con programmi per le scuole e il pubblico sviluppati in collaborazione con astronomi e divulgatori scientifici dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF).