Domani abbiamo la possibilità tutti i dipendenti regionali, dirigenti e comparto di ritornare ad essere uniti e diventare la vera forza propulsiva della nostra regione e la risorsa più importante, a costo zero, per far compiere quel salto di qualità alla Sicilia, che la rilancerebbe sia nel panorama italiano che internazionale quale fulcro nevralgico e affidabile nel bacino del mediterraneo per le politiche di scambio commerciale, turistico, tecnologico e culturale. Solo così si potrà incidere nel governare i flussi migratori che ci attraversano promuovendo una reale collaborazione e cooperazione allo sviluppo con tutti i paesi rivieraschi , con quelli del centro africani e quelli asiatici di cultura e religione islamica. La concreta attuazione di queste politiche potrebbe contribuire a spegnere tutti i focolai di guerra presenti in quei paesi e far nascere una Santa Alleanza fra i popoli che abbia l’obbiettivo di combattere e sconfiggere tutti i terrorismi in atto operanti che ci incutono paura e minano la nostra libertà di circolazione e partecipazione.

Abbiamo il dovere di dimostrare che non siamo quelli che ci descrivono e che i mass media sono riusciti a far passare nell’immaginari collettivo dell’opinione pubblica nazionale e che anzi rappresentiamo un baluardo per la crescita, lo sviluppo e la solidarietà tra i popoli. Ci possiamo riuscire, non è un’utopia irrealizzabile, a patto che troviamo in noi stessi la forza di combattere il mal governo che guida la nostra macchina burocratica e il coraggio di denunciare quanti di noi non fanno il loro dovere, o peggio favoriscono l’infiltrazione e l’allignarsi all’interno dell’amministrazione regionale della Mafia, del malaffare e dei faccendieri.

Voglio partire nel mio ragionamento parlando dell’inchiesta mare mostrum di Trapani che ha portato agli onori della cronaca nazionale, per una volta in positivo, una dirigente regionale, Dora Piazza. Lei stessa ha dichiarato di non aver fatto nulla di eccezionale, se non il proprio dovere con l’aggiunta di essere stata sostenuta e difesa dai propri Dirigenti Generali. La collega facendo il proprio dovere, applicando le norme legislative, amministrative e morali correttamente, al servizio di tutti i cittadini, adottando comportamenti e decisioni che non creano privilegi e favoritismi nei confronti di nessuno, è stata da tutti riconosciuta quale esempio da seguire.

Il suo comportamento è quello che tutti i dipendenti pubblici, i politici e tutti quanti esercitano il potere politico e/o amministrativo, pubblico o privato, dovrebbero parimente tenere nei confronti di tutti, sia di amici personali che dei potentati politici e burocratici, sia dei nemici personali o di qualche potente di turno, sia anche dei parenti ed amici, in modo tale da non creare situazioni di disparità di comportamenti e decisioni che, sovente, comportano il consumarsi di favoritismi, di illeciti e di ingiustizie a scapito dei tanti cittadini comuni che non hanno Santi in Paradiso.

La dott.ssa Piazza è stata definita quasi come un eroe civile per aver semplicemente applicato, come era giusto che dovesse fare, quei basilari principi di comportamento professionali e morali. Non credo che la stessa pensasse di operare in tal modo perché aspirava ad assurgere a tanta notorietà, che fa onore alla nostra categoria, ma il fatto che i suoi comportamenti sono entrati pesantemente in quella importante inchiesta penale che ha fatto inquisire e perseguire tanti potenti, compreso alcuni colleghi, questo ha di fatto determinato.

La motivazione che però oggi mi ha spinto a scrivere questo pezzo è stata determinata dalla sottolineatura che alcuni social e alcuni media hanno voluto fare evidenziare: “c’è ne fossero tanti come Dora Piazza, tutto funzionerebbe meglio e si potrebbe più facilmente combattere la mafia e il malaffare. Questa sottolineatura sottendeva per costoro la semplicistica considerazione che la quasi totalità dei burocrati non fanno sempre il loro dovere e quindi di conseguenza spesso agevolano l’allignarsi nella Pubblica Amministrazione della corruzione, del malaffare e di abusi di ogni genere che determinano le colpe del non corretto funzionamento della stessa e delle, a volte strumentali, lungaggini procedurali e/o gravi ingiustizie e disparità di trattamenti.

A queste semplificazioni e generalizzazioni io non ci sto più e spero che non ci stiano le migliaia di colleghi dirigenti, funzionari, istruttori, collaboratori etc. . La stragrande maggioranza dei dipendenti regionali cercano ogni giorno, nella normalità e nel silenzio, come Dora Piazza, di fare il loro dovere, nelle condizioni tecniche e organizzative da terzo mondo in cui versa l’apparato burocratico, amministrativo e strumentale regionale, degli Enti Strumentali, delle Società partecipate, degli Enti locali , e di quelli sovra comunali. Spesso questi Pubblici Funzionari o incaricati di servizio Pubblico, le forze dell’Ordine, gli apparati giudiziari, inquirenti e requirenti, che sono chiamati a vigilare sui comportamenti di tutti operano nella normalità, nonostante gli stessi godono di trattamenti economici inadeguati al loro ruolo, in assenza di precise e puntuali direttive operative e funzionali, con contratti di lavoro fermi, come nel caso dei dipendenti regionali, al 2005 per i Dirigenti e al 2007 per il comparto, senza speranze di progressione di carriera e assistendo, ogni giorno, a ogni sorta di favoritismi che Governo e gran parte dei vertici burocratici consumano, abitualmente a favore di amici, amici degli amici e raccomandati dal potere politico e burocratico.

Mi chiedo e vi chiedo, ma l’Opinione Pubblica e certi giornalisti sanno come vengono generalmente conferiti gli incarichi dirigenziali di vertice o di strutture intermedie? Sanno che per poter fare carriera la regola non scritta è quella di essere considerati affidabili nel senso di essere disposti nell’esercizio della loro attività lavorativa, secondo quelli che sono gli interessi e i desideri di chi comanda? Sanno che spesso chi è preparato, competente, ma anche inflessibile ai doveri d’ufficio e a comportarsi difformemente da quelli che sono i doveri dei Pubblici Dipendenti e al giuramento prestato, deludendo in tal modo i desiderata di costoro, viene spesso messo ai margini e può scordarsi di fare carriera e di avere affidato qualsiasi incarico di peso e rilevanza?

Questi dirigenti e funzionari, per un preciso dovere professionale e morale, ritengono di doversi comportare correttamente e si sforzano sempre di essere rispettosi delle norme e regolamenti, del codice penale, di quello amministrativo e di quello civile. Dico questo perché lo constato ogni giorno dai comportamenti della stragrande maggioranza dei mie colleghi e anch’io mi sforzo di comportarmi in tal modo da sempre. Di contro ci sono un nutrito numero di colleghi, alcuni dei quali ho conosciuto in prima persona, che operano e agiscono in maniera opposta, violando, per interesse personale e di altri, norme e regolamenti. Essi, venendo meno in tal modo al giuramento fatto e ai doveri di imparzialità, economicità e trasparenza, portano discredito all’intera categoria dei dipendenti regionali e dell’Amministrazione tutta.

Tali colleghi vengono spesso vengono tollerati e coperti dai molti, o per paura di non subire ripercussioni personali, come spesso avviene, o per amore del quieto vivere. Questi comportamenti sono autolesionisti e contribuiscono a creare il discredito e l’insofferenza dell’opinione pubblica nei confronti di tutti noi. Per questo penso sia arrivato il tempo di combattere questi colleghi infedeli e spesso corrotti, collaborando con le autorità preposte a combatterli sia con specifiche denunzie personali, sia inviando anonimamente, con gli strumenti previsti dalla normativa sulla trasparenza amministrativa e sulla prevenzione della corruzione mettono a disposizione di tutti.

Allora cari colleghi, se vogliamo davvero onorare la memoria di tutti i martiri dello Stato, dei dipendenti che per il loro senso di giustizia sono stati uccisi nell’esercizio delle loro funzioni svolte, come sarebbe dovere di tutti, nel pieno rispetto della legalità e della giustizia, hanno sacrificato la loro vita e si sono immolati per la causa. Se vogliamo veramente combattere che la mafia e il malaffare si infiltrino nella Pubblica Amministrazione, spesso nascosto dietro il perbenismo e l’apparente moralità di chi invece è marcio dentro, dobbiamo avere il coraggio di denunciare e combattere gli atteggiamenti arroganti, dispotici e illeciti di quanti ogni giorno fanno il bello e il cattivo tempo, determinando le sorti della nostra terra e dei nostri concittadini. Abbiamo il dovere di farlo, senza infingimenti, senza paura, senza omertà e senza pensare al nostro quieto vivere, per dimostrare concretamente di preferire alla illegalità, la lotta al malaffare, aall’immobilismo, alla cattiva amministrazione e a tutto quanto ha determinato verso la burocrazia in generale, la causa del mancato sviluppo, delle lungaggini procedurali e delle infiltrazioni dei mafiosi e degli affaristi che usano le istituzioni solo per i loro interessi a scapito di quelli generali a favore di tutti i cittadini..

Io penso di poter prendere questo impegno, proprio in quest’anno dove ricorre il 25° anniversari del sacrificio di Falcone e Borsellino. Se le commemorazioni alle quali partecipiamo, anche emotivamente, debbono avere un senso concreto, esse debbono spingerci a cambiare prima di tutto noi stessi. Lo dobbiamo ai nostri figli, lo dobbiamo ai nostri eroi civili che si sono immolati per questi valori, lo dobbiamo alla nostra società, che vogliamo diversa e migliore, per farla crescere e progredire. Lo dobbiamo infine alla nostra dignità di donne e uomini veri e liberi che coltivano il sogno di far crescere la nostra terra e di liberarla dalla mafia , dal malaffare e dalle ingiustizie.

 di Franco Scancarello – dirigente regionale