Un grande omaggio al mio indimenticabile Presidente Carlo Ripa di Meana, che ho avuto l’onore di affiancare per circa 10 anni nella guida dell’Istituto Fernando Santi. 
L’onore perché era una persona coltissima ed umile, che sapeva mettere a frutto le sue esperienze di vita e rimettersi in discussione, assicurando scelte di rinnovamento e di cambiamento. 
Malgrado la mia giovane età, ero già dirigente nazionale del PSI e della sinistra socialista, alle prime esperienze di politica estera, di cui lui era stato espressione e responsabile del Partito Socialista Italiano. 
E’ stato poi Ministro dell’ambiente e Commissario per l’ambiente dell’Unione Europea. 
Rivestendo tali cariche, volle mantenere la carica di Presidente dell’Istituto Fernando Santi. 
Non finiva mai di stupire, ogni volta che si rivolgeva a me, umilmente, sia pure suo avversario politico interno al Partito, pensieroso e timoroso di non svolgere adeguatamente il ruolo di Presidente dell’Istituto Santi, perché gravato di altri più significativi impegni, mi pregava di surrogarlo e garantirlo, per quanto possibile, nel migliore dei modi. 
Malgrado i miei preconcetti – per me giovane estremista lui era di destra, io ero di sinistra – finì per conquistarmi e farmi comprendere che l’esperienza politica lo aveva fatto maturare verso nuovi approdi. 
Da giovane era comunista; dopo i fatti di Ungheria approdò al Partito Socialista Italiano, in un Partito capace di garantire meriti e tutelare i bisogni e assicurare la democrazia nel Paese. 
Indicava così, alla fine degli anni 50’, quella strada alla quale sono pervenuto, come tanti altri, nel secondo decennio del secondo millennio: un Paese garantisce prosperità, libertà e democrazia quando il mercato del lavoro e dell’impresa convivono, coesistono e collaborano, come ha insegnato la migliore tradizione dei Partiti socialdemocratici del Nord Europa, che hanno contribuito a risollevare, assieme ai Partiti popolari dei diversi Paesi, l’Europa dalle macerie del dopoguerra e a renderla nuovamente, come da sempre, faro della civiltà dell’umanità. 
Un omaggio anche a Marina. Ricordo il giorno in cui, a Roma, Carlo sposò Marina e subito dopo convocò la segreteria dell’Istituto Fernando Santi, vestendo un abito grigio chiaro e la sua inseparabile cravatta verde. 
Anche questo matrimonio lasciò perplessità in tanti. 
Eppure per diversi lustri, fino alla fine, è stato un matrimonio felice, di due persone coraggiose, che avevano avuto la fortuna di incontrarsi e ritrovarsi, facendo emergere ed esprimendo i migliori valori comuni.

Luciano Luciani
Presidente Istituto Italiano Fernando Santi