In una Cattedrale gremita di fedeli e alla presenza delle Autorità civili e militari provenienti da tutta la Diocesi, Mons. Vincenzo Manzella si è congedato, per raggiunti limiti di età, dalla Chiesa di Cefalù che ha guidato per circa nove anni.

Un episcopato denso che egli ha svolto portando avanti la missione propria del vescovo, quella di vigilare sul popolo di Dio affidatogli, come egli stesso ha ribadito nell’omelia della Messa Crismale del Giovedì Santo: “Il vescovo è colui che veglia; cura la speranza vegliando per il suo popolo (1 Pt 5, 2). Vegliare, sorvegliare e vigilare sono tre verbi che si fondono in uno, dando la preferenza al “vegliare”. Questi tre verbi denotano un atteggiamento spirituale oltre ché  un atteggiamento di governo”.

In questo tempo trascorso nella Diocesi di Cefalù si è respirata una forte aria di rinnovamento che lascia questa Chiesa come comunità in cammino, infatti, ben 42 sono stati gli avvicendamenti dei parroci nelle diverse parrocchie e, soprattutto all’inizio del suo episcopato, mettendo in campo le forze giovani affidando a molti preti i primi incarichi di responsabilità. Sempre vicino alle necessità dei sacerdoti, soprattutto di quelli anziani e ammalati.

Qualcuno, poi abbandonatosi al silenzio, denominò questa fase: “la rivoluzione di Manzella”.

Più che una rivoluzione quello del Vescovo Vincenzo è sempre stato un invito alla comune responsabilità della vita di questa Diocesi: “In questi anni ho avvertito fortemente la responsabilità affidatami e ho la consapevolezza di essere stato a volte esigente e forse anche senza volerlo sarò risultato scomodo in qualche circostanza, ma non ho saputo attendere al monito dell’apostolo Paolo: «Annuncia la Parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni pazienza e insegnamento»”.

Molti i gesti di carità compiuti nel silenzio e senza clamore; “carezze” così le ha definite e che hanno dato segno di una Chiesa presente soprattutto nelle difficoltà e nelle povertà della società di oggi.

Manzella si congeda avendo svolto con coscienza il suo ministero e nelle sue parole si affida solo al giudizio del Signore: “Al Signore della storia e Dio di Misericordia affido il giudizio di questa “veglia” e di questi quasi nove anni trascorsi a servizio di questa Chiesa. Solo Lui può giudicare!”.

Non tralascia nello stesso tempo parole di ringraziamento ai sacerdoti ai laici e a tutti coloro che lo hanno collaborato e dichiara l’affetto e il bene che ha maturato nei confronti della Chiesa cefaludense: “Vi ho amato con la responsabilità e la fermezza del buon padre di famiglia che volendo il bene dei loro figli non esita a dire “no” quando deve essere “no” e nello stesso tempo non risparmia una carezza ed un sorriso per confortare, incoraggiare e sostenere. Vi ho amato e continuerò ad amarvi”.

Il 73° vescovo di Cefalù passa il testimone a mons. Giuseppe Marciante ricordando a tutti noi nelle sue ultime parole la necessità, al di là degli uomini destinati a passare, di una testimonianza credibile: “Un pastore che ha paura di dire la verità è come se voltasse le spalle al nemico con il suo silenzio. Nei tempi difficili che stiamo vivendo non ci può essere posto per la mediocrità. Oggi c’è bisogno di persone che siano “credenti” e “credibili”, oltre ché coerenti con i principi e la fede che si professa; c’è bisogno di persone capaci di compiere il proprio dovere con fedeltà e coraggio, guardando non al proprio interesse egoistico, bensì al bene comune e ricercando in ogni momento la volontà divina”.

Grazie Vescovo Vincenzo per la sua paternità silenziosa e discreta, a volte incompresa e non ripagata con una generosità di servizio propria di chi, più di ogni altro, ha il dovere di amare questa Chiesa.

 Don Giuseppe Amato