Apprendiamo con rammarico ma anche con crescente preoccupazione dei ripetuti episodi di aggressione a personale sanitario di diverse Aziende Sanitarie della nostra città tra cui la nostra.
Il fenomeno assume per la crescente frequenza connotati francamente preoccupanti per il personale sanitario che svolge quotidianamente con competenza e dedizione compiti delicati e faticosi con gradi variabili di responsabilità individuale, già gravati dalle fragilità attuali del sistema sanitario regionale, cui pure si sta ponendo progressivamente rimedio.
La Direzione aziendale sente la necessità di esprimere la sua vicinanza a operatori che, oltre che stanchi e impegnati, possono oggi sentirsi addirittura minacciati nella loro integrità fisica.
Questo livello di malessere non può e non deve essere accettato dalla nostra società, ma rappresenta al contrario un tema su cui riflettere con attenzione.
Non dobbiamo commettere l’errore di considerare gli Ospedali fortezze da blindare con presidi di tecnologia crescente e metodi di sorveglianza sempre più sofisticati. Né basta lamentarsi del fatto che la riorganizzazione delle Forze dell’ordine abbia portato con sé la riduzione fino all’abolizione dei posti fissi di Polizia nei nostri Presidi Ospedalieri.
All’opposto riteniamo che l’analisi condivisa nei giorni scorsi anche dall’Assessore della Salute Avv. Ruggero Razza ponga il dibattito su un piano assai più appropriato e possibilmente efficace.
L’atteggiamento dell’utenza, che di fatto rappresenta fasce molto ampie della nostra società, è progressivamente degradato da quello che una volta era reverente e grato nei confronti del medico e dell’infermiere, persone carismatiche che in quel momento si dedicavano al tentativo di risolvere un problema di salute percepito come pericoloso o addirittura urgente e che pertanto ci aveva condotti in Ospedale.
Lo scenario oggi racconta di un utente cittadino che ricorre alle cure dei sanitari ospedalieri molto più spesso, quindi nella maggior parte dei casi per problemi di minore rilevanza, che una volta sarebbero stati discussi ed affrontati con il proprio medico di famiglia.
Oggi la nostra società ha portato ad un rapporto completamente diverso con il medico di libera scelta che non è più visto, nella maggior parte dei casi, come l’amico carismatico cui ricorrere per la nostra salute, ma come un funzionario freddo e distante, a volte distratto.
Contemporaneamente si è polverizzata quella rete familiare che una volta sosteneva la maggior parte di noi, fatta di fratelli, cugini, genitori e nonni che vivevano in prossimità e condividevano alternativamente le fragilità dei membri della famiglia.
Oggi non è più lecito morire senza che sia colpa di qualcuno. Non è più lecito ammalarsi senza che qualcuno ci possa spiegare chi è il colpevole di una mancata “diagnosi precoce” o “prevenzione dovuta”.
Oggi non è più accettabile diventare fragili e non più autosufficienti senza che venga richiesto al sistema sanitario, a partire dall’Ospedale, di accogliere e ricoverare un familiare divenuto fragile e purtroppo, in qualche caso, vissuto come “ingombrante”.
L’Ospedale era nell’immaginario collettivo “la casa dell’emergenza”, cui ricorrere in ambulanza o col fazzoletto bianco sbandierato fuori dal finestrino della propria auto, di fronte a un’emergenza-urgenza.
Oggi l’Ospedale è visto come una cattedrale burocratica che “deve” erogare guarigione pronta, cessazione immediata dei sintomi, risoluzione delle invalidità e delle fragilità.
Tutto quanto non soddisfi questa aspettativa viene semplicisticamente etichettato come “mala sanità”. L’uso strumentale fatto troppo spesso dai media di racconti e percorsi di interesse sanitario, induce nel lettore frettoloso un atteggiamento ostile e rivendicativo nei confronti del medico, dell’infermiere, dell’operatore sanitario che in questi momenti stanno cercando di dare una risposta alla nostra richiesta, specialmente quando questa, del tutto inappropriata, intasa i punti di accoglienza rischiando di mimetizzare e nascondere quei pochi “malati veri” che avrebbero bisogno di più calma e dell’intera attenzione dedicata dei sanitari che cercheranno di salvare la loro vita.
Si prosegua pure a puntare il dito contro le Direzioni Generali delle Aziende Sanitarie se questo può servire a soddisfare istinti o addirittura interessi faziosi.
Ma ciascuno di noi stasera, in uno spazio privato, provi a fare l’esercizio di ripensare a questi temi per capire cosa possiamo fare per migliorare la nostra sanità.
Il Commissario
Maurizio Aricò

Cisl su aggressioni nelle strutture ospedaliere.
“Il clima di aggressione che si sta verificando nelle strutture ospedaliere della città, impone interventi immediati, spesso gli operatori si trovano a gestire situazioni complesse con lunghe code nelle aree di emergenza, con un numero insufficiente di personale, questo aumenta la tensione. Si potenzi la vigilanza e la sicurezza in tutte queste strutture, questa deve essere considerata una priorità”. Ad affermarlo è Leonardo La Piana segretario Cisl Palermo Trapani intervenendo sui casi di aggressioni subite da personale medico e infermieristico in questi giorni, l’ultimo questa notte all’ospedale Civico di Palermo. “Un clima che si respira ultimamente anche negli uffici pubblici e nelle scuole con le aggressioni subite dai docenti. Premesso che mai nessuna forma di violenza può essere tollerata per nessun motivo, le istituzioni devono puntare sulla qualità di tutti i servizi pubblici. Bisogna affrontare anche con un tavolo in Prefettura la questione sicurezza per quella che pare stia diventando una vera e propria emergenza che non può più pesare sulle spalle dei lavoratori che vivono, già sulla propria pelle, un continuo clima di sfiducia che sfocia in queste reazioni violente. Si intervenga subito concretamente”.

Nota Cgil
Dopo l’ultimo caso di aggressione registrato stanotte al Civico, la Cgil Palermo e la Funzione pubblica hanno deciso di tenere un’iniziativa di mobilitazione davanti al pronto soccorso dell’Ospedale Civico per esprimere solidarietà agli operatori sanitari vittime delle aggressioni resgitrate in queste settimane in diversi ospedali di Palermo e della provincia. All’assemblea, che si terrà dalle 13 alle 14,30, prenderanno parte il segretario Cgil Palermo Enzo Campo, il segretario generale Fp Cgil Giovanni Cammuca e Federico Bozzanca, segretario nazionale Fp Cgil Palermo. Tra il personale dell’area di emergenza coinvolto nell’ultimo episodio di violenza, anche un candidato della Fp-Cgil alle prossime elezioni delle Rsu.
“Riteniamo che la misura sia colma e che non sia più rinviabile la ricerca di una soluzione che ponga fine alle ormai quotidiane aggressioni nei confronti degli operatori sanitari e degli altri dipendenti pubblici – dichiarano Enzo Campo e Giovanni Cammuca – Come abbiamo già detto ieri, i continui tagli al personale hanno portato a una notevole compressione dei servizi che, nel caso dei presidi di pronto soccorso, si traducono in estenuanti e interminabili attese”. “Ma la colpa – aggiungono Campo e Cammuca – non è certo delle lavoratrici e dei lavoratori, che si trovano a dover affrontare le emergenze sempre in stato di emergenza, per la cronica carenza di personale e, molte volte, anche di presidi. Grazie a una campagna di odio alimentata contro i lavoratori pubblici spesso chi sta al front-officie diventa facile bersaglio, quasi la controparte, di chiede soluzioni immediate ai problemi”.
La Cgil e la Fp chiediano che venga garantita sicurezza a chi lavora, nel rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini. “Chiediamo un incontro urgente all’assessore alla Salute, al prefetto e al questore perché possa essere complessivamente affrontata una questione che ormai è diventata un problema di ordine pubblico – aggiungono Campo e Cammuca – Tra le misure da rivedere riteniamo importante il ripristino dei posti di Polizia in tutti i pronto soccorso e l’aumento del numero dei vigilantes che garantiscono la sorveglianza: sono solo due le guardie addette alla vigilanza al Civico, uno dei più grandi presidi ospedalieri del Meridione”.
Secondo la Fp Cgil Palermo “nel prossimo futuro andrà anche peggio se è vero, come è vero, che le risorse previste per garantire il diritto alla salute saranno sempre inferiori. La dinamica regressiva porterà nel 2019, se non corretta, la spesa sanitaria a una percentuale del 6,4 per cento della spesa complessiva in rapporto al Pil, ovvero sotto la soglia del 6,5 per cento che l’Organizzazione Mondiale della Sanità individua come livello minimo per evitare ripercussioni negative sull’aspettativa di vita dei cittadini”.