Pubblichiamo la nota del prof. Amedeo Tullio in risposta alla lettera aperta, della sede di Cefalù dell’Archeoclub d’Italia, presidente Flora Rizzo, relativa alla richiesta di riapertura dell’Osterio Magno.

Gentile Presidente,
compiacendomi con Lei e con tutti i Soci dell’Archeoclub di Cefalù, riscontro la Sua “lettera
aperta…” del 24 maggio, della quale condivido lo spirito ed i contenuti.
L’Osterio Magno è uno dei segni forti della cultura e della storia di Cefalù che va difeso e
valorizzato in modo opportuno.
L’ottimo restauro curato dal compianto Arch. Silvana Braida ha saputo ridare dignità ad un
edificio che l’ingiuria del tempo e i molteplici usi impropri avevano ridotto ad un rudere.
Del resto il progetto prevedeva la sistemazione dell’edificio come ”museo di sé stesso” ed
in tal senso è già fornito degli alloggiamenti per i pannelli didattici (la bozza cartacea di
quello archeologico è da tempo in situ) e di funzionali vetrine per l’esposizione dei reperti,
nonché di un apposito locale da adibire a deposito-archivio dei reperti di scavo.
Il restauro prevedeva infatti l’indagine archeologica integrale di tutta l’area interessata ai
lavori (1988-1991) che, come Lei ha avuto la cortesia di ricordare, ho avuto l’incarico di
effettuare, su concessione della Soprintendenza archeologica di Palermo. Malgrado i guasti
subiti dall’area fu così possibile scoprire un lembo importante dell’antico phrourion
ellenistico di Kephaloidion, che ha contribuito non poco, alla lettura integrale
dell’organizzazione urbana di Cefalù in età ellenistico-romana. La ricerca è valsa, tra l’atro,
ad acquisire elementi utili per la cronologia dell’edificio in cui è stato possibile distinguere
tre fasi successive nella sua realizzazione: la massiccia torre quadrangolare all’angolo NE,
di età ruggeriana, il cosiddetto “palazzetto bicromo”, che si appoggia ad Ovest (XII secolo),
e la sopraelevazione con la celeberrima trifora di età chiaramontana, avallata ora da uno
splendido bacino di protomaiolica arcaica, attualmente esposto nell’Antiquarium di Himera,
rinvenuto nella fossa di verifica tagliata prima della sopraelevazione.
Questi sono solo alcuni dei motivi che rendono quanto mai opportuna la fruibilità pubblica
di questo monumento, magari affidandolo per la gestione ad un’Associazione che si cura
della tutela e valorizzazione dei Beni Culturali di cui il Nostro Paese è ricco.
Restando a Sua disposizione per eventuali altri chiarimenti, Le confermo che sono sempre
disponibile ad effettuare la conferenza cittadina sull’ Osterio Magno che da tempo avevamo
programmato.
Cordiali saluti, Amedeo Tullio