Il vero motivo dell’importanza dell’Abbazia di S. Giorgio

 

 

 

  RUGGERO d’Altavilla (1031-1101)

Gran Conte di Sicilia

(1071-1101)

   
     

Ruggero II (1095-1154)

Re di Sicilia (1130-1154)

   
 

Ruggero (primogenito di R. II- 1118 – 1148)

Duca di Puglia dal 1134

Fondatore Abbazia di San Giorgio a Gratteri

 

Guglielmo I (1120-1166)

Re di Sicilia (1154-1166)

   

Costanza (1154-1198)

Imperatrice (1186-1197)

Regina di Sicilia (1194-1197)

     

Guglielmo II (1153-1189)

Re di Sicilia (1166-1189)

 

   
Tancredi (figlio naturale del Duca Ruggero – 1138-1194)

Duca di Lecce dal 1149

Re di Sicil. (1189-1194)

Guglielmo III (secondogenito di Tancredi – (1185-1194)

Re di S. (20.II.1194-24.XII.1194), reggente la madre Sibilla. Detronizzato da Enrico VI conquistatore

       

 

 

 

 

Enrico VI di Svevia imperatore del S.R.I. (1165-1197)

Re della Siciliaannessa (25.XII.1194 – 1197)

        Federico II (1194- 1250), figlio di Costanza e di Enrico VI – (1194-1250)

Re di Sicilia (1198-1250)

Imperatore del S.R.I. (1220-1250)

 

 

La precedente tabella vuole dare uno schema sintetico ma chiaro del contesto storico dell’Abbazia premonstratense di Gratteri. Un’abbazia voluta, come dicono i dati storici  e geografici della sua fondazione, nonché il legame dell’ordine monastico insediato col legittimo papa di Roma, proprio da Innocenzo II dopo la conclusione , col trattato di Mignano del 1139, del suo conflitto con Ruggero II per il possesso dei territori dell’Italia meridionale di conquista normanna. Un papa, Innocenzo II, che per varie ragioni doveva considerare la terra di Sicilia terra di missione, resistendo in loco forze centrifughe rimanenti dalla precedente dominazione araba e, in ambito propriamente cristiano, dal secolare legame col patriarcato di Costantinopoli.

In tale contesto l’ordine premonstratense, per la fedeltà al suo ruolo apostolico espressa dal fondatore Norberto di Xanten, nonché per l’opera di evangelizzazione da esso svolta nell’Europa nordorientale, gli dava quella fiducia che non poteva sperare da un governo normanno aperto a integrazioni culturali quali quelle rivelate dal sincretismo artistico espresso nell’architettura maggiore, oltre che tentato da mire espansionistiche verso oriente.

Della singolarità di un insediamento monastico in un luogo così lontano, in ogni senso, dalle sue radici culturali e apostoliche, qual era un recondito angolo di un’area boscosa inabitata e inabitabile, abbiamo detto in articoli più e meno recenti. Ma ci mancava il dato recentemente acquisito della vicinanza di Norberto di Xanten a Innocenzo II, che rende veramente erratiche le più inventate ipotesi sulla fondazione dell’Abbazia che ci riguarda. Con spostamenti inverosimili della data e delle generalità del fondatore.

Questo dato, mentre rende plausibile l’insediamento dei Premostratensi a Gratteri, esclude ogni possibilità di cercare tra altri membri del casato dei d’Altavilla il fondatore al di là del Ruggero Duca di Puglia e primogenito di Ruggero II, non succeduto a costui nel regno di Sicilia perché scomparso sei anni prima (nel 1148) della fine del suo regno. E fa essere veramente importante, come concreta testimonianza storica, la presenza, anche negli attuali termini ridotti, di quella che fu certamente l’avamposto della sede apostolica romana nel Regno di Sicilia. Un regno legato al Papa da vincolo feudale oltre che da una Legazia Apostolica che conferiva ai sovrani normanni  il potere di legati pontifici nella organizzazione del clero secolare, a cominciare dalla scelta dei vescovi.

Ecco il vero motivo per cui acquista senso l’urgenza di un restauro conservativo, il più possibile solido e duraturo, del rudere della chiesa abbaziale di San Giorgio. Perché esso, come ho detto altra volta, – e la tabella sopra composta ne dà conferma – è una vera e propria pietra miliare nel Cammino dei Normanni, dato che il Regno di Sicilia dopo la fondazione di essa, in virtù delle conquiste territoriali sancite dal trattato di Mignano e delle investiture regia e ducale  dei due Ruggero (padre e figlio), diventa una vera e propria potenza mediterranea. Solo cosi se ne può parlare come di un bene culturale di primaria importanza; e non solo per Gratteri, ma per l’intero comprensorio madonita. Altrimenti sarebbe un rudere come i tanti dello stesso genere ed della stessa epoca disseminati in ogni angolo della nostra terra di Sicilia. Da custodire, sì, ma col criterio della valutazione dei costi in rapporto ai benefici.

GIUSEPPE TERREGINO