Pensando a padre Pino Puglisi…un pensiero sull’onestà.

Silenzio! Fate un po’ di silenzio….!!! Un’attimo signori miei, dove ci giriamo giriamo, tutti parlano di tutto e di tutti, dalla politica, alla cultura, alla filosofia, come se fossero dei tuttologi.
Tutti vogliono dire la loro opinione, scrive Umberto Galimberti, anche su territori che non gli competono.
La democrazia non è tuttologia, quando ci sono temi che non conosciamo abbastanza bene, dovremmo avere l’intelligenza di tacere, il silenzio cosi diventa un vero atto d’intelligenza, prosegue il filosofo-psichiatra, cosi tacere diviene, un valore aggiunto al pressappochismo delle parole facili o dei giudizi immediati.
Cos’è l’onestà intellettuale? Anche qui, un tema cosi complesso, proviamo solo a ragionarci sopra, senza nessuna pretesa di dare definizioni ultime, se non avvalendoci del contributo di chi ha provato a fare un po’ di luce su questo tema.
L’onestà viene definita come una virtù, nobile ed in via di estinzione, luogo d’incontro tra pensiero, azione e sentimento. La persona onesta, usa la ragione, ma se usasse solo quella, senza dosarla con un po’ di sentimento, buon senso, qualcosa mancherebbe.
Qualcuno ha scritto che per molti l’essere onesto nasca da una condizione di paura, ossia la paura dell’essere additato disonesto e di conseguenza ne teme le conseguenze per la sua permanenza nel vivere sociale, questo sarebbe un’uomo onesto, ma senza personalità, non è questa l’idea di onestà che intendiamo delineare.
L’onestà dovrebbe essere la figlia dell’intelligenza, della ragione, non della paura del giudizio altrui. La persona che vive di onestà intellettuale è una persona che rimane fedele ai suoi principi, attenzione parliamo di sani principi, sa riconoscere il bene dal male, non si “vende”, non guarda solo al proprio tornaconto, sa essere umile riconoscendo i propri limiti, è dotato di sensibilità, o come scriverebbe Goleman, ha intelligenza emotiva, che come lo stesso psicologo sostiene è innata solo in parte, va coltivata e qui entra in gioco il ruolo dell’educazione.
Italo Calvino scriveva nel 1980 “ l’apologo all’onestà”, in poche righe, lo scrittore provava a spiegarci chi fossero le persone oneste in un paese fatto di disonesti, riflessione attualissima che non conosce davvero il tempo.
Gli onesti secondo Calvino, sono un gruppo sparuto di gente, “onesta” per “abitudine mentale”, le cose stanno loro a cuore per il benessere di tutti e non per un tornaconto personale. Dovevano, forse , questi rassegnarsi all’estinzione?Si domanda Calvino, : “no” , la loro consolazione era pensare che cosi come in margine a tutte le società si era perpetuata una società di malantrini, cosi poteva crescere e nutrirsi un gruppo con altri obiettivi, il bene comune.
La storia ci ha dato prova della bontà delle buone azioni, per non andare troppo lontano ricordiamo l’operato di padre Pino Puglisi di cui in questi giorni si è ricordato la missione, con dibattiti convegni ed il musical “l’amore salverà il mondo” messo in scena magistralmente , con la presenza di attori bravissimi tra cui il nostro Paride Benassai e in questi giorni andato in scena al teatro di Verdura.
Bene, noi non possiamo che augurarci che l’onestà vinca sempre sul malaffare, che la testa si connetta col cuore, che le gambe si muovano verso l’offrirsi positivamente agli altri, senza menzogne, furberie spicciole che sanno di sporco, e sono tipici di chi non ha davvero capito nulla della vita, padre Pino Puglisi toglieva manovalanza ai “disonesti” tentava di ingrandire il numero di brava gente, di cui parla Calvino, come lui, la storia ci regala tantissimi nomi, non posiamo citarli tutti, di sicuro mi auguro che in questa lunga fila si aggiunga sempre più gente comune, che nel quotidiano faccia bene il proprio lavoro, si indigni d’innanzi alle ingiustizie, non taccia, laddove è giusto parlare.