Sabato 6 ottobre 2018 nei locali della chiesa di Maria SS. della Misericordia di Termini Imerese è stato presentato il libro di Domenico Bosco “Prigionieri di guerra in sud Africa. Memorie di un combattente”.
All’incontro ha presenziato il sindaco Francesco Giunta, Giuseppe Lo Bello del coordinamento regionale ANPI, il professore Nicola Lo Bianco, l’assessore Rosa Lo Bianco, Fabio Lo Bono, in qualità di moderatore e Giuseppina Bosco, figlia dell’autore del libro, nonché curatrice della stessa opera.
Il sindaco Giunta, dopo avere ringraziato la professoressa Bosco per la scelta della splendida chiesa di Maria SS. Della Misericordia per questo evento, ha ritenuto importante la testimonianza di pace e di civiltà che il professore Domenico Bosco ha voluto trasmettere, attraverso questo libro, alle nuove generazioni.
L’assessore Rosa Lo Bianco ha pure espresso i suoi apprezzamenti per l’iniziativa, ritenendo fondamentale valorizzare le memorie degli ex prigionieri del secondo conflitto mondiale in sud Africa.
Il discorso di apertura è stato tenuto da Giuseppe Lo Bello, che ha valorizzato l’opera “Memorie di un combattente” come testimonianza di resistenza pacifica e di lotta antifascista nel momento più drammatico del secondo conflitto mondiale, facendo una differenza tra i prigionieri degli inglesi destinati alle colonie in Africa occidentale e meridionale e quelli dei tedeschi che vivevano nella condizione di internati militari, poiché né Hitler né Mussolini avevano rispettato le clausole della Convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra.
Inoltre, dopo i discorsi di presentazione, l’attore Damiano Giunta e la preside Patrizia Graziano, hanno letto alcuni dialoghi tratti dal libro, oltre ad alcuni monologhi, recitati anche dal professore Lo Bianco.
In seguito, l’intervento della professoressa Giusi Bosco, figlia dell’autore Domenico Bosco, ha spiegato il motivo per cui ha deciso di raccogliere le memorie del padre, del suo periodo di detenzione nel campo di prigionia di Zonderwater, vicino Pretoria in sud Africa, per far emergere l’aspetto umano e relazionale dei suoi anni di detenzione e soprattutto la sua capacità di trovare le ragioni di una sopravvivenza nonostante la lontananza dalla propria patria e la privazione degli affetti familiari.
Pertanto queste memorie sono una testimonianza di pace e di relazioni positive tra detentori e detenuti, al di là degli orrori, delle violenze gratuite e dei genocidi che il “delirio” della guerra provoca.
Infine è stato molto interessante l’intervento conclusivo del prof. Lo Bianco, che ha intessuto un’ampia riflessione sull’importanza della memoria, sul valore del ricordo di ciò che è stato vissuto per superare ogni forma di contingentismo e l’abitudine al vivere “giorno dopo giorno” senza legami con la storia del passato; a tale proposito ha citato la poesia” La casa dei doganieri” di E. Montale in cui il poeta cerca di riannodare i fili del passato con il presente, nonostante poi la memoria dei momenti vissuti appaia sbiadita dal tempo. La citazione di Montale serve a dare valore alla scuola come fulcro della conoscenza, affinchè i giovani possano, attraverso la cultura di storici, filosofi e scienziati del passato, unitamente all’esperienza di tanti insegnanti, riannodare le fila tra passato e presente.