L’Italia intera sta vivendo uno dei momenti più drammatici della sua storia. Le politiche antimmigrazione, sviluppate con violenza e senza tenere conto dei diritti umani, stanno distruggendo la nostra indole, che al contrario, ci ha sempre etichettato come un popolo generoso.
Secoli di storia dimostrano la nostra grande capacità di integrare le diverse culture, oggi invece, il nemico continuo della propaganda di governo, è senza dubbio il diverso. Una politica che mette in continuazione gli ultimi in lotta, è fatta da uomini senza scrupoli che non hanno mai avuto il concetto di rispetto. La Giornata della Memoria rappresenta un appuntamento annuale importante, per la valenza culturale e sociale che dimostra, ma deve divenire anche un monito verso quei governanti che, ogni giorno, calpestano la vita altrui. E’ sconcertate ormai assistere ad una dialettica fatta solo di insulti, violenza e denigrazioni. Il decreto sicurezza, in palese contrasto con le norme internazionali dei diritti umani sta facendo piazza pulita di tutti quegli sforzi che negli ultimi anni si erano fatti nella direzione dell’integrazione, con la consapevolezza che molte cose andavano migliorate. Il valore della memoria è importante, oggi fondamentale per non commettere più gli stessi orrori. Oggi dobbiamo lottare contro i centri di accoglienza in Libia, contro chi offende le persone meno fortunate. Contro un governo che per sola propaganda, gioca sulla pelle dei disperati. Restiamo umani, facciamolo per quelli che hanno dato la loro vita per liberarci dal fascismo, e facciamolo per i nostri figli. Lottare contro un dannoso Decreto sicurezza, un’arma terribile contro gli immigrati, ma anche contro noi, imponendoci il divieto di manifestare.
Liliana Segre, senatrice a vita nominata dal Presidente Sergio Mattarella, oggi è il simbolo di quel periodo terribile, a lei e alla sua capacità di raccontare e di arricchire la nostra memoria vanno la nostra stima e la nostra riconoscenza.
Ed è alle sue parole che ci rivolgiamo per tenere viva la memoria.
“Quando ci deportarono non c’era quella pietas che manca anche oggi – ha raccontato la senatrice a vita – C’era quel razzismo che ci porta a dimenticare che non esiste altra razza che quella umana. Forse Dio era distratto mentre ci portavano al macello nell’indifferenza generale”. “Io lo so cosa vuol dire. Io sono stata una clandestina. Ora mi si sono aperte le porte del Senato, ma tanti anni fa ero una bambina impaurita a cui fu rifiutato l’asilo in Svizzera”, ha detto la senatrice a vita, paragonando con un filo di ironia, nella gravità delle parole, la condizione in cui visse allora rispetto a quella di oggi e collegandola, senza mai dirlo esplicitamente, ai quei migranti che oggi sperano in un’analoga salvezza. In un racconto interminabile e terribile, fatto davanti a centinaia di studenti delle scuole milanesi che gremivano platea e palchi, Liliana Segre ha ricordato la sua marcia nella neve attraverso i boschi del Varesotto, con i contrabbandieri “che si sono fatti le ville portando disperati”. “Ecco – ha detto – io questa gente la paragono agli scafisti di oggi”.
Il coordinamento del Circolo di Castelbuono