La Legge 10/2013, norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani, all’art. 7 identifica come monumentali “i filari e le alberate di particolare pregio paesaggistico, storico e culturale, ivi compresi quelli inseriti nei centri urbani”; e fra i criteri di attribuzione del carattere di monumentalità c’è il pregio paesaggistico che si attribuisce ad un albero o ad un insieme di alberi quando vengono soddisfatti l’aspetto percettivo e/o quello legato alla presenza incisiva dell’opera dell’uomo come fautore del paesaggio e come fruitore dello stesso.

Il filare dei frassini dell’area castellana si può certamente identificare come monumentali  per il loro pregio paesaggistico (così come lo erano i cosiddetti “pini” sempre dell’Area castellana e del Parco delle Rimembranze). Lo stesso si può dire degli alberi di Piazza Parrocchia ed altri del centro urbano.

Per poter conservare i nostri alberi notevoli e garantire loro per quanto possibile una longevità, è necessario gestirli. Negli ambienti urbani come nell’Area castellana, si rende necessaria una gestione oculata per mantenere la funzionalità ad un livello tale da poter beneficiare per il più lungo tempo possibile della loro  rassicurante, preziosa ed armoniosa presenza.

Gestire un patrimonio arboreo così importante e delicato significa anche programmare a lungo termine gli interventi di cura, che, rispettosi del valore biologico e culturale dell’albero nonché del valore della sicurezza per l’uomo, devono essere impostati sul mantenimento di un ambiente quanto più stabile.

Gli obiettivi che la gestione  deve perseguire sono quelli di mantenere il rischio ad un livello accettabile: pubblica incolumità, godimento dei benefici,  funzionalità delle alberature, rispetto degli interessi diffusi e del bene comune. La cura di alberi in fase di maturità o addirittura di senescenza deve essere costante nel tempo, puntuale e calibrata sulle capacità di adattamento alle variazioni dello stesso.

Il piano di gestione è lo strumento più adatto a garantire all’albero tale particolare attenzione: esso, prendendo avvio da un’attenta valutazione degli esemplari e del loro contesto, ha il compito di definire, in modo coordinato e coerente nel tempo, quelli che sono gli interventi atti a perseguire obiettivi di conservazione e di miglioramento delle condizioni di vita dell’albero, di sicurezza degli utenti, ma anche di efficiente uso delle risorse economiche a disposizione. Elementi imprescindibili del piano, la cui durata può variare da 5 a 10 anni, sono l’analisi fitopatologica e bio-meccanica dell’albero complete di scheda di analisi visiva e documentazione fotografica, la descrizione di tutti gli interventi di cura da compiersi nell’arco della sua vigenza, la tempistica di realizzazione degli stessi attraverso un adeguato crono-programma.

Gli interventi di potatura sono essenziali in questo piano di gestione e una  corretta potatura è quella che risponde al criterio del massimo rispetto per l’architettura della chioma e portamento caratteristico dell’albero e che miri a mantenere nel tempo una distribuzione uniforme del fogliame lungo le branche di grandi dimensioni e nella parte inferiore della chioma. Le azioni di potatura, che devono tendere a rimuovere meno tessuto vivo possibile, sono sostanzialmente riassumibili nella rimozione di eventuali branche e rami morti, quelle con deficit strutturali, che sporgono significativamente dalla volumetria della chioma al fine di ridurne la superficie esposta al vento e i pesi apicali. Gli interventi di asportazione effettuati con la potatura giocano un ruolo fondamentale nello stimolare o nel deprimere il vigore vegetativo di un albero non solo in funzione delle modalità adottate ma anche  a seconda dell’epoca durante la quale vengono eseguiti.

Ritenendo il filare dei frassini dell’area castellana come monumentali  per il loro pregio paesaggistico ci pare un delitto ciò che appare oggi ai nostri occhi con alberi ridotti a monconi di fusto in molti casi con l’asportazione addirittura del palco delle branche principali; il tutto aggravato dal fatto che tali interventi si stanno effettuando in un periodo in cui le piante sono in una fase di rigoglio vegetativo per la già avvenuta emissione delle foglie. E se il nostro sguardo si sposta sui cosiddetti “pini” sempre dell’Area castellana o del Parco delle Rimembranze immaginiamo già l’aspetto di queste piante fra un paio d’anni (con qualcuna di essa che disseccherà) laddove non saranno fatti opportuni interventi di rimonda dei ricacci e dei polloni così come non sono stati fatti per i “pini”.

Se la gestione degli alberi monumentali e più in generale dell’arredo verde urbano, oltre a essere impostata su programmi a lungo termine va coordinata in ogni fase da figure professionali competenti e condotta da ditte esecutrici specializzate, appare evidente come questo ed altri interventi passati e presenti e probabilmente futuri  siano disomogenei, estemporanei, non tempestivi, casuali e purtroppo anche  dannosi.

Non c’è una visione, non c’è una programmazione; non siamo a conoscenza di piani di gestioni dell’arredo verde ed urbano elaborati da tecnici interni ed esterni all’Amministrazione comunale.

Anche proposte di taglio di piante per rendere, a detta di chi lo propone, più visibili beni monumentali come nel caso di piazza Parrocchia, appaiono buttate lì senza che vi sia dietro una progettualità alternativa nonostante vi siano le risorse umane ed economiche, si anche economiche oggi rispetto a ieri,  per immaginare e creare un nuovo arredo verde ed  urbano fruibile anche al gioco dei bambini ed  appetibile ai cittadini ed ai flussi turistici.

Quello che appare oggi al turista che scende dal pullman oltre che per  tanti bambini e  mamme che si recano a scuola o al mercato settimanale, purtroppo, non è più quel bene immateriale che nelle giornate assolate portava riparo e frescura ma monconi di piante che con braccia protese chiedono aiuto al cielo quasi a rappresentare i naufraghi del mare Nostrum.

Ecco: se questa Amministrazione aveva come intento quello di creare un monumento di sculture lignee in omaggio al dramma dei migranti, con la potatura del filare dei frassini dell’Area castellana (oltre che l’incuria dei “pini” nella medesima e nel Parco delle Rimembranze), ha raggiunto tale obiettivo.

Il Coordinamento del Partito Democratico