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I resti della colonia greca di Himera sorgono su un terrazzo che nella cartografia attuale è denominato Piano d’Imera, anticamente “Chianu di li Ciaramiti” (Piano delle Ceramiche) e il contiguo Piano Tamburini quest’ultimo in prossimità della foce del fiume Imera settentrionale. Il sito archeologico di rinomata importanza si trova a Est dell’odierna cittadina di Termini Imerese. L’antica colonia fu fondata intorno alla metà del VII secolo a.C. dai Calcidesi e dagli Zanclei, insieme ad alcuni esuli siracusani: i Miletidi, ricordati da Tucidide nella sua “Guerra del Peloponneso”, come fuoriusciti per motivi politici da Siracusa. Tucidide (VI,5,1) ci tramanda i nomi degli Ecisti (fondatori): Euclide, Simo e Sacone. Himera fu la più occidentale delle colonie greche, distante circa trenta chilometri dell’avamposto fenicio di Solunto. Il territorio di Himera per la sua posizione geografica fu strategicamente importante sia per il controllo della navigazione tirrenica ed essenzialmente un’importante via di comunicazione verso l’interno della Sicilia. La città fu un centro coloniale e secondo quanto afferma Tucidide vi si parlavano diversi dialetti del greco: calcidese e dorico, mentre la struttura delle istituzioni seguiva il modello calcidese. Circa la sua fondazione Diodoro Siculo in “Biblioteca Storica” (XIII 62,4) la colloca intorno al 649-8 a.C. Nel 480 a.C. Himera fu sede della battaglia vinta dai greci di Sicilia (Gelone di Siracusa e Terone di Agrigento) contro i Cartaginesi di Amilcare, chiamata anche prima battaglia di Himera. Verosimilmente per ricordare questa vittoria fu fatta costruire intorno al ventennio del V sec. a.C. in prossimità della sponda sinistra del fiume Imera settentrionale, il Tempio della Vittoria, presumibilmente dedicato alla dea Athena. Il tempio in stile dorico era composto di sei colonne frontali e quattordici laterali e abbellito con fregi e sculture, dove emergevano a coronamento della costruzione sacra, le grondaie a testa leonina oggi esposte al Museo Archeologico Regionale di Palermo. Il Tempio fu presumibilmente distrutto dai Cartaginesi nella seconda nella seconda battaglia di Himera avvenuta nel 409 a.C. dove vide lo schieramento della coalizione greca (Himera, Siracusa e Agrigento) guidati dal generale Diocle di Siracusa, contro l’esercito Cartaginese comandato dal nipote di Amilcare Barca, Annibale Giscone. L’impianto urbano della colonia di Himera presentava quartieri delimitati da strade rettilinee. Gli scavi effettuati negli anni Sessanta del XX secolo hanno portato alla luce i resti di abitazioni e costruzioni sacre arcaiche, proprio in una di questi edifici fu rinvenuto un deposito votivo tra il quale spiccava una lamina d’oro con l’effigie in rilievo di una gorgoneion in corsa. Il sito archeologico di Himera comprendeva quattro necropoli: a Occidente nei declivi di Piano Tamburino, a Mezzogiorno nelle adiacenze di Cozzo Scacciapidocchi, ad Oriente in Contrada Pistavecchia (oggi nel territorio comunale di Campofelice di Roccella) e a Settentrione nella Piana di Buonfornello. In questo ultimo sito è stata scoperta a partire dal 2008 una vasta necropoli greca. Si tratta di tombe alla cappuccina con corredi funerari più o meno ricchi.

Articolo pubblicato in origine, venerdì 28 ottobre 2011

Ph. Tempio della Vittoria, G. Longo

Giuseppe Longo

@longoredazione