In un lungo post un viaggiatore racconta l’odissea per arrivare da Agrigento a Palermo in treno.

“Parto da Agrigento per Palermo centrale con trenitalia per poi prendere la coincidenza per Punta Raisi. Ero in largo anticipo (fortunatamente) di circa 3 ore e mezza rispetto all’orario di partenza del mio volo. Alla prima fermata il treno si spegne ed il motore non riparte più. Dopo 30 minuti di attesa ci comunicano la soppressione del treno e che avremmo dovuto attendere il treno successivo che sarebbe arrivato dopo 1 ora. Anche questo in ritardo. Ma lo prendiamo. Può mai succedere altro? Sento parlare qualcuno di un possibile problema in zona Termini Imerese ma non ci comunicano nulla e spero sia una cosa risolvibile. Dopo 1 ora e mezza di viaggio arriviamo a Roccapalumba, una stazione arroccata nelle più inoltrate campagne palermitane. Il treno si ferma. 30, 40, 50 minuti. Dopo 1 ora ci comunicano che c’è un problema alla linea e che saremmo dovuti tornare indietro verso Agrigento, così, in nonchalance. Naturalmente si scatena il panico, la metà della gente che era sul treno aveva un aereo da prendere e non poteva perderlo. Protestiamo, chiediamo spiegazioni e proponiamo soluzioni al capotreno che dopo qualche telefonata ci dice che sarebbe arrivato un autobus di 50 posti per circa 200 persone, senza saperci dire quando e a che ora saremmo arrivati a Palermo. Ci lasciano lá, nella campagne davanti la stazione nella speranza del bus ma naturalmente si instaura un clima di tensione. Chi doveva decidere chi doveva salire sul bus e con quali criteri?! Cerchiamo di ragionare tra di noi e stabiliamo delle priorità: prima la signora che doveva andare a trovare il figlio in ospedale, poi le mamme con i bambini, poi chi doveva andare in aeroporto, rimanevano fuori tante persone. Naturalmente alla vista del bus (che è arrivato dopo 30 minuti circa) tutta la nostra civiltà va in frantumi, corriamo verso il bus, confusione, spinte, qualcuno viene schiacciato contro le porte. Riusciamo a salire in 60 circa, mi metto a terra e cedo il posto a una signora. Panico. L’autista dice che sarebbe arrivato un altro bus da li a poco. Dopo tante discussioni partiamo. Arriviamo a Palermo in orario di punta, prendo un taxi che mi porta in aeroporto.
Arrivo 15 minuti dopo la chiusura del gate.
Il volo è 1 ora in ritardo.
Questa volta è stata una fortuna.
6 ore per arrivare in aeroporto.
150 km.
2 aeroporti internazionali in una regione che dovrebbe vivere prevalentemente di turismo. Senza strade e mezzi adeguati di collegamento.
70 deputati regionali.
Ci costringete ad andare fuori per fare carriera o semplicemente per campare. Fate comizi, offrite caffè e dite tante belle cose in campagna elettorale. La viabilità, le strade, i trasporti, il lavoro, le infrastrutture. Diciamo che al “nord” sono più efficienti. Perché dei veri problemi qua non gliene frega niente a nessuno. L’importante è mangiare bene, avere il sole, il mare e sistemate i figli e i nipoti nella pubblica amministrazione o nella sanità e poi ci chiediamo perché le cose non funzionano bene. Siete vecchi, arcaici, attaccati solo alle poltrone. E poi lasciate andare via il vostro bene più prezioso, la vostra salvezza: i giovani, le menti che produrranno reddito e investiranno in altre parti d’Italia o del mondo. Cara Sicilia, terra di bellezza, cultura e contraddizioni, ti amo… ma ogni tanto mi fai proprio incazzare.”