Facebook , si sa, nasce come piattaforma in grado di unire, attraverso fili invisibili, persone lontane (o anche vicine), fare incontrare e conoscere ma anche ri-conoscere chi, per diversi motivi, si è perso di vista o, diversamente, non si sarebbe mai potuto avvicinare. Il collante è rappresentato dalla curiosità, dalla condivisione di interessi, dai contatti o dalle conoscenze comuni. Divenuto strumento di condivisione universale e in tempo reale, non teme le sfide del tempo e l’avanzata di altri social che sfruttano diverse formule e attraggono diverso seguito. Lo scrive il Team di “Castelbuono nel tempo passato”.
Nell’ottica di un uso proficuo e intelligente del più noto social, nasceva, ormai quasi un anno fa, la pagina FB Castelbuono nel tempo passato. Da un semplice “gioco”, scaturito dalla condivisione di una foto di un luogo che ha accomunato diverse persone con storie e ricordi diversi, nacque l’Idea! Perché non riscoprire i luoghi, le persone, le tradizioni, gli usi e i costumi di una volta? Perché non conoscersi e riconoscersi attraverso il ricordo? Perché non tessere le trame della Memoria, riscoprendo un passato duro ma virtuoso affinché possa fungere da lanternae guida per un futuro migliore in cui poter credere e sperare? Perché non riattivare virtuosi percorsi di ritorno alla bontà e semplicità delle origini attraverso le virtù dei potenti mezzi della tecnologia moderna? E così, ogni giorno centinaia di persone (la pagina conta all’attivo 2730 followers ed è in costante crescita) si ritrovano a sfogliare e contribuire alla creazione di una sorta di macro-album di “famiglia”, quello della storia della castelbuonesità. Attraverso il #rapitiicasciuna c’è chi fa conoscere pezzi della propria storia, condividendo generosamente immagini che sono volti e luoghi, ma anche aneddoti ed emozioni.
Ma la cosa più bella e gratificante (e anche “assurda”, se vogliamo, perché totalmente inaspettata) è stata – continua – scoprire che l’eco del #rapitiicasciuna si è diffusa anche oltreoceano, arrivando negli States! Non si può comprendere la gioia nel trovare tra i messaggi della pagina la richiesta di Susan Ward e David Loschiavo di poter conoscere meglio le proprie radici castelbuonesi, sepolte in un passato lontano ma ancora vive e forti! Prima la timida richiesta di informazioni, poi l’indugio nel dettaglio sui nomi, i fili di parentela, le strade abitate e i mestieri dei bisnonni e dei trisavoli. Storie di emigrati dei primi del ‘900 per necessità, andati a cercar fortuna in un’America. Epoche in cui la migrazione la alimentavano “noi” che, oggi, la viviamo diversamente nell’ottica dell’accoglienza e dell’aiuto. Ma poiché, lo sappiamo, “paisi comi ‘u nuostri, mancu a ‘Merica!” queste donne e questi uomini, nel costruirsi una nuova esistenza nel Nuovo Mondo, hanno saputo tramandare ai loro discendenti, di generazione in generazione, l’amore e l’attaccamento “’upaisi”.
E allora, il miracolo! Dove la ricerca anagrafica avrebbe trovato sicuramente qualche ostacolo o giustificabile ritardo nel fornire la risposta desiderata, il bandolo della matassa, per riannodare i fili del passato e le trame della memoria, viene scovato attraverso la condivisione. Al richiamo di “Carù, qualcuno sta cercando le proprie origini paesane…”, ecco attivarsi decine di contatti, tutti pronti a tradurre e ricordare parentele lontane, a taggare conoscenti verosimili parenti, a ricostruire pezzi di vita e di famiglie oltre ogni DNA.
Susan e David, non solo hanno ricostruito il loro personale albero genealogico, che è partito da qui per ramificarsi altrove, ma hanno anche condiviso stralci di lettere, cartoline e foto ricordo custodite come cimeli preziosissimi e intoccabili. Ci hanno promesso che, alla prima buona occasione, voleranno qui per venire a toccare con mano le pietre, le strade, le piazze, le persone che hanno condiviso, in un qualche modo, la loro storia che è diventata storia e patrimonio comune e che fa parte di tutti Noi. E Noi li aspettiamo a braccia aperte e col cuore proteso, felici di come la conservazione della Memoria collettiva possa contribuire a tenere accesa la Speranza, la Curiosità e la Voglia di Conoscere chi eravamo per Capire chi siamo.
In un momento in cui – conclude – si guarda al futuro con incertezza e sospetto, in cui tanta gente, suo malgrado, sta lasciando i nostri splendidi luoghi e tutti stiamo soffrendo il vuoto che nasce da un’epoca troppo appagata, ma allo stesso tempo più povera, che non è più attratta dalla strada, dal territorio e dalle possibilità che può offrire riscoprendosi e reinventandosi, queste storie ci fanno coltivare la fiducia che “curra quanti vua” ma sempre alle nostre radici saremo chiamati a tornare.
Per contatti e condivisioni
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