L’ultimo rapporto della SVIMEZ ha affermato che l’interdipendenza Nord-Sud è dimostrata da una serie di fattori che non sono contestabili: accanto ai trasferimenti netti di risorse pubbliche da Nord a Sud, vi sono corposi trasferimenti di risorse a vantaggio del Nord. Il Mezzogiorno è un primario mercato di sbocco dell’industria settentrionale; il risparmio meridionale è impiegato per finanziare investimenti meno rischiosi e più redditizi nel Centro-Nord; l’emigrazione di giovani meridionali in formazione o con elevate competenze già maturate alimenta l’accumulazione di capitale umano nelle Regioni settentrionali. Centro-Nord e Mezzogiorno crescono o arretrano insieme. La SVIMEZ ha calcolato che 20 dei 50 miliardi circa di residuo fiscale trasferito alle Regioni meridionali dal bilancio pubblico ritornano al Centro-Nord sotto forma di domanda di beni e servizi. Inoltre, la domanda interna per consumi e investimenti del Mezzogiorno attiva circa il 14% del PIL del Centro- Nord. Infine, i flussi di migrazione intellettuale, soprattutto laureati, provenienti dal Mezzogiorno determinano benefici netti per le regioni centro-settentrionali, generando una perdita secca in termini di spesa pubblica investita in istruzione e non recuperata stimata in circa 2 miliardi l’anno, che equivale a un risparmio di pari importo per le Regioni del Centro-Nord). Per di più, il valore dei consumi pubblici e privati annui attivati dall’emigrazione studentesca nelle regioni del Centro-Nord è di circa 3 miliardi, causando una perdita di pari importo per le regioni meridionali. A tutto ciò si aggiunge il processo di integrazione passiva che ha interessato il Mezzogiorno in campo finanziario, conseguente sia al forte aumento di banche di proprietà esterna all’area, sia di banche che hanno mantenuto la sede legale nel Mezzogiorno ma che sono entrate a far parte di gruppi bancari guidati da gruppi del Centro-Nord. Favorendo una tendenza in atto da tempo di impiegare la raccolta bancaria delle Regioni meridionali per finanziare investimenti maggiormente remunerativi e meno rischiosi nelle aree più produttive del Paese, invece di utilizzarla per dare credito al sistema produttivo locale.

Secondo i dati Eurostat appena pubblicati, la Sicilia è la seconda regione europea per rischio di povertà, seconda solo alla Campania, ed è negli ultimi 3 posti, insieme a Calabria e Basilicata, della graduatoria continentale per occupazione della popolazione di 20-34 anni “istruita”, a distanza siderale dalla media europea.

Davanti a dati drammatici come questi è evidente come il tempo delle chiacchiere sia finito e come si debba ricominciare a prestare attenzione al Sud e ad elaborare progetti di sviluppo seri e sistematici per rilanciare questa parte d’Italia.

Questi dati devono cambiare.

Occorre un’inversione di tendenza.

Con la legge di bilancio comincia a prendere vita il Piano per il Sud:

– introduzione e piena attuazione della “clausola di riserva” che vincola Ministeri, Ferrovie dello Stato e ANAS a destinare al Sud almeno il 34% dei 55 miliardi stanziati complessivamente per gli investimenti dei prossimi 15 anni;

– 5 miliardi di euro per i prossimi 5 anni, appostati a valere sul Fondo di Sviluppo e Coesione (FSC);

– Bonus Investimenti;

– 676 milioni di euro per prorogare a tutto il 2020 il Credito d’imposta per investimenti in beni strumentali;

– 75 milioni di euro finalizzati ad aumentare il credito d’imposta per investimenti in Ricerca e Sviluppo in Sicilia, Sardegna, Calabria, Puglia, Basilicata e Campania, che così sale al 50% per le spese relative al personale dipendente e per i contratti con Università e Enti di ricerca, anche per la parte non incrementale della spesa;

– 60 milioni di euro per i finanziamenti agevolati della “Nuova Sabatini”, con maggiorazione del contributo statale dal 30% al 100% per investimenti “4.0”;

– 300 milioni di euro per i Comuni per abbattere gli oneri finanziari sui mutui accesi per infrastrutture sociali;

– Con 250 milioni per il 2020 e 100 milioni per il 2021, rinasce (sotto MedioCreditoCentrale/Banca per il Mezzogiorno) il Fondo per le Micro/Piccole/Medie Imprese, Fondo che opererà investendo sul capitale delle imprese;

– Commissariamento del “Progetto delle Zone Economiche Speciali” (ZES) per accelerarne la realizzazione, con contestuale proroga al 2020 del credito d’imposta per le aziende che si insedieranno in una ZES;

– rifinanziamento strategia nazionale aree interne;

– misura “Resto al Sud”;

– misura “Cresci al Sud”.

Incontro – dibattito con l’On. Carmelo Miceli, deputato nazionale del Partito Democratico, sabato 16 novembre 2019, ore 17:00, presso l’aula consiliare.