Lei è Rosa Raimondo, nata a Palermo, ma ha trascorso l’infanzia nella cittadina natale dei suoi familiari ,Castelbuono, conservandone il sapore della genuinità e freschezza di quei luoghi.
Un’ artista donna che crea sculture di una bellezza concreta, vera, essenziale.
Finalmente decide, spinta da chi le riconosce da anni il talento a realizzare una mostra di trenta sculture in terracotta presso l’associazione Dictienne Bobok , luogo che come una culla è capace di accogliere sempre gli artisti in maniera da permetterne di esaltarne i lavori, offrendo uno spazio che come per magia accoglie “figli diversi” opere diverse sempre in maniera armoniosa.
Rosanna, ha sempre operato senza cercare di imporsi all’attenzione degli altri, molto riservata ha lavorato le sue sculture in terracotta, rappresentando ora personaggi della mitologia, ora visi noti,ora volti comuni.


La cosa bella dei suoi volti è che sembra pur essendo muti che parlino, l’artista riesce a dare un’anima o come scrive bene nel catalogo che ha curato la dottoressa Maria Antonietta Spadaro a far vedere nei tratti del viso il carattere dei personaggi, rendendoli umani, vicini e solleticando la fantasia che ci spinge quasi a voler dialogare con loro a voler sapere chi sono, che storia hanno.
La scultura è una forma d’arte che poche donne hanno coltivato, Rosanna innamorata delle terracotte è riuscita a realizzare sculture in argilla di grandi dimensioni, con mani sapienti di donna che ama il suo sogno, ha realizzato sculture davvero interessanti.
I suoi volti sono prevalentemente femminili e rappresentano tratti di visi sereni, in cui si evince una grande compostezza che ancora una volta riportando le osservazioni della dottoressa Spadaro ci portano in un mondo lontano, non consumato dalla frenesia dei giorni nostri.
Viene voglia di accarezzarle queste anime di terracotta, incuriosiscono, sono tante, tutte insieme. Per lo spettatore è un viaggio silenzioso dentro anime che vorremmo interrogare e nello stesso tempo ci interrogano.
Sembra strano in un mondo pieno di parole, confusionario, trovarsi davanti ad una collettività composta, silenziosa che pur ci parla, chissà cosa pensano, chissà che non vogliano chiederci di fare un po’ di silenzio e chiederci di ascoltarle attraverso i tratti silenziosi delle loro espressioni.
Ancora qualche giorno per visitare la mostra presso l’associazione che ha sede a Palermo e chissà sarebbe bello rivederle in una delle nostre belle chiese madonite per altre mostre.
L’arte è anche studio e questa mostra è molto particolare dovrebbero vederla soprattutto i giovani, che sempre di più per causa nostra non vedono quelle crepe sottili della pelle che parlano tanto di noi e di chi siamo.
La terracotta nella sua semplicità ci ricorda il nostro essere semplici , impastati di acqua e argilla, che tuttavia mani sapienti hanno modellato, non sprechiamoci in fronzoli cari esseri umani, ricordiamoci la nostra semplicità.