Sotto un pezzo di cielo di Palermo, si è assistito alla Real Fonderia ad un bel momento di comunione di anime e popoli con culture diverse, ma unite da un’unica anima l’idea che si possa fare il bene sempre.
L’associazione Culturale Al Fana’, ha presentato ad un pubblico attento e numeroso accorso, nel tardo pomeriggio di un lunedi di gennaio ad uno spettacolo di grande suggestione, un’ora di danza mistica Dervisci, dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’Umanità. La danza dei dervisci rotanti, appartiene all’ordine dei Mevlevi che hanno sede in Turchia.
La parola darwish, letteralmente significa povero, povero perchè la sua anima, strappata dalla sua origine divina, è imprigionata nel corpo terreno. Al povero, tuttavia è rimasta la voce, che gli permette di cantare il proprio lamento per ricongiungersi con l’Amato.
Un suono malinconico che dapprima è un lamento diviene poi danza vorticosa. I danzatori hanno un cappello cilindrico che rappresenta la morte , il loro abito con gonna bianca, nel volteggiare permette all’anima di liberarsi , le mani alzate simbolicamente rappresentano un passaggio di energia, la mano destra raccoglie l’energia divina e quella sinistra la cede al mondo, ditemi se tutto ciò non è estremamente poetico.
La danza è accompagnata dal suono del nay, un lungo flauto di canna, che emette un suono diverso da quello che conosciamo in occidente, insieme ad altri strumenti produce un suono ipnotico che consente l’inizio di un viaggio mistico, dove il danzatore prima lentamente, poi vorticosamente si libera con un equilibrio, frutto di un lungo lavoro interiore ed esercizio fisico, la danza diventa preghiera, nell’ascolto del respiro di Dio che si esprime con la musica.


Il fondatore Rumi, seguiva la regola che lo accomuna per certi versi al nostro San Francesco e al suo ordine, l’amore per tutti, l’abbandono delle cose materiali, la ricerca di Dio nel creato.
Non a caso la serata è stata impreziosita dalla presenza del frate Biagio Conte, accolta da tutti con grande entusiamo e curiosità, il suo avvicinarsi ai musicisti e raccontare, è stata l’espressione di una grande comunione d’intenti, un prestigioso dono anche per gli organizzatori dell’evento.
Il movimento della danza roteante, si conclude con un inchino che rappresenta un ritorno alla sottomissione, un canto leggero in sottofondo accompagnava la danza, mentre attorno uomini sgranavano, qualcosa tra le mani che ricordava molto il nostro rosario.
Non si applaude perchè la danza non ha nulla di folcloristico, ma è un rituale prettamente religioso, dove è richiesta compostezza e silenzio, quel silenzio che ci avvicina allo spirito universale, di cui tutti abbiamo bisogno.


Palermo continua nei suoi pezzetti di cielo a raccontarci il mondo, un mondo che alle volte ci appare cosi diverso dal nostro ed invece se lo conoscessimo meglio, nelle sue multiformi sfaccettature ci apparrebbe molto, molto simile a quello che ci hanno fatto conoscere.
Dunque l’anno inizia con la danza, mani alzate in cerca di buona energia, da donare al mondo, che bella immagine lasciatemelo dire. Che sia il monito per un anno di pace, dopo il vento di guerra che soffiava all’inizio dell’anno.