Le prime tracce del tuo insediamento

sono riconducibili

a quell’ellenico momento

che vide i Sicani

cacciati dalle coste

spingersi verso quelle colline

al mare esposte.

Dafni il Pastore

nato sulle Madonie

ristorava gli armenti,

là, dove adesso sorgono le tue vie.

Il Ninpharum Locus

dalle acque sorgive era baciato,

codesto meraviglioso luogo del Creato,

lasciava visitatori e passanti senza fiato.

Era famoso per le sue delizie e abbondanze,

da valle a monte contava centinaia

di dolci fragranze.

Persino il cielo sembra diverso

sopra Castelbuono

e il suo mite contesto.

Sei fortunato per la tua geografia,

ma anche di storia e tradizioni

sei ricca, feconda, di sì tanta bibliografia.

Dopo gli Arabi il medioevo siciliano è fiorito,

grazie a Ventimiglia e al loro fiero Enrico.

Dalla Liguria proveniva questo casato

e a Castelbuono un meraviglioso castello ha edificato.

La tua gloria non si è fermata, nell’età moderna si è consolidata.

Ma è la storia più vicina e contemporanea che ha mostrato la tua anima rivoluzionaria,

moti e rivolte senza eguali,

dall’avvento dei Mille ai Fasci Siciliani.

Dei tuoi tanti figli voglio ricordare

Francesco Maria Guerrieri Failla, poeta e patriota sempre immortale.

Sei sempre stato originale e in controtendenza,

specie nel ’46,

anno in cui fu messo in evidenza

dal referendum istituzionale che volevi la Repubblica

perché alla Monarchia intendevi rinunciare.

Ai piedi delle Madonie sei poggiata,

baciata dal sole e dal verde circondata.

Quante chiese ed eventi religiosi

decorano le cornici in mezzo a cui riposi.

Le tue tradizioni e il tuo folclore

ti hanno resa fonte di ispirazione

di scrittori, registi e poeti che cantano di te i momenti più lieti.

Ypsigrock e Jazz festival, il giro podistico, la manna e il panettone, e tutta la tua arte, ti rendono visitata, ammirata e mai messa da parte.

Io non sono di Castelbuono

e spero che mi perdonerete

se ho osato prosare il vostro bel paese.

Mi rendo conto di non aver scritto nulla di speciale,

ma mi rallegro e giubilo

perché a cantare il bello non so rinunciare.

Antonello Di Carlo