Passano gli anni , ed è sempre difficile prendere carta e penna e provare a spiegare l’inspiegabile, provare a trovare una ragione a cosa avvenne ad Auschwitz, lo sterminio di un popolo, frutto di un disegno lucido.
Il 27 gennaio resta una data simbolica, ed è importante che si continui a scrivere e raccontare, la memoria è un dovere verso chi è morto per la follia di qualcuno.
Dopo lo sterminio si volle documentare ciò che accadde, in tutti i modi, consci che nella stupidità umana o per non volere ricordare, qualcuno avrebbe potuto dire, che tutto quello che è successo non sia realmente successo.
Ricordiamo uomini, donne, bambini, la paura nei loro occhi, corpi che di umano non aveva più nulla, restava nei più forti la speranza che qualcosa poteva salvarli, ma nei campi di concentramento solo in pochi si salvarono.


Fuori solo la tenacia di alcuni ha permesso di salvare vite e noi vogliamo ricordare anche loro, tutti quegli uomini e donne di buona volontà che hanno fatto qualcosa per salvare vite umane, obbedendo ad una coscienza superiore ad ogni altra quella orientata al bene.
Bisogna sconfiggere l’indifferenza , questo il monito del ricordo di quanto avvene, dobbiamo ricordare coloro che sono rimasti in vita con le loro tristi testimonianze e ci raccontano il dolore vissuto, fatto di parole che non sono mai sufficienti per spiegare.
Ad ogni racconto rimaniamo profondamente turbati cercando di comprendere, ma difficile è comprendere, il perchè di tanta atrocità, il perchè altri uomini abbiano permesso che tutto ciò accadesse essendo braccia, gambe di menti diaboliche.
Poteva la sottomissione ad un sistema generare tutto ciò? Cosa spinge un uomo alla cieca obbedienza? Su questo la psicologia ha tentato di dare spiegazioni su come l’obbedienza cieca possa indurre alla spersonalizzazione ed incapacità di provare empatia per l’altro.
In passato gli studi di Milgram, Zimbardo attraverso la simulazioni di esperimenti diedero prova di risultati sconvolgenti, come nel caso dell’esperiemnto in cui fu chiesto a dei giovani apparentemente equilibrati di assumere dei ruoli di vittime e carnefici, in poco tempo l’immersione nei ruoli fu tale da spingere Zimbardo a interrompere l’esperimento .
D’altro canto altri studiosi tra cui ricordiamo Reicher arrivarono alla conclusione , che chi ubbidisce a un ordine odioso non è una marionetta inconsapevole, bensì un esecutore attivo e partecipe di un gesto che, in quel momento, considera perfettamente appropriato: “Le brave persone che prendono parte a azioni orribili – spiega Haslam – non lo fanno perché sono diventate d’un tratto passive e prive di raziocinio, ma perché sono giunte a credere, solitamente influenzate in questo da chi detiene il potere, che quell’atto è giusto”, dopo un lavoro di indottrinamento errato.
Secondo Reicher, “la tirannia non si fonda sull’ignoranza e sulla debolezza dei suoi sostenitori, ma sulla loro convinzione di agire per una grande causa”, questa conclusione ci spaventa.
Sotto gli occhi di tutti, le guerre non sono affatto finite, esistono ancora prigioni atroci ed esistono atrocità che si perpetuano sotto gli occhi di tutti come il caso degli stupri ai minori. La follia serpeggia nelle menti malate ancora, nel desiderio del possesso dell’altro che diviene cosa di cui potere disporre, non curante degli occhi supplichevoli dell’altro che ti chiedono solo di lasciarlo vivere in pace, libero.


Non possiamo e non dobbiamo mai far calare il silenzio, su nessuna forma di abuso, violenza, sopraffazione, ne tanto meno avallare l’indifferenza, causa del male che trova cosi terreno fertile per crescere, tutte le volte che giriamo la testa senza intervenire laddove c’è un sopruso diventiamo noi stessi complici del male inflitto. Dunque attenzione, non spegniamo i riflettori sul bene.
Abbiamo tutti una grande responsabilità nella diffusione della pratica del bene, dell’accoglienza, dell’attenzione alla diversità, non possiamo sottrarci a questo compito, perchè come sostengono tutti i sopravvissuti, visto i rigurgiti di odio che serpeggiano, nessuno può essere certo che alcune cose non riaccadono, in forme diverse il male esiste ancora.