Le classi terze della Scuola secondaria di I grado dell’Istituto “F. P. Polizzano” di Gangi hanno celebrato il “Giorno della Memoria” con una rappresentazione dal titolo “La memoria per combattere l’indifferenza. IL PROCESSO”. Un messaggio forte, che parte dalla scelta di scavare nel passato e indagare nel presente allo scopo di coltivare la Memoria che, come dice la senatrice Liliana Segre, “è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare”. Il lavoro presentato ha avuto lo scopo di rendere consapevoli i ragazzi che il Male non è un’entità astratta, ma una scelta dell’uomo. Quindi di fronte al male, citando HannahArendt “si può dire un sì o un no” o, aggiungiamo, si può restare indifferenti. La memoria combatte l’indifferenza e rende l’uomo costruttore del Bene, che può fiorire anche in luoghi aridi e diventare contagioso. Questa Memoria i ragazzi hanno voluto celebrare: non un semplice supporto cui attingere dati, ma un interrogativo che scuote le coscienze, che sveglia dal torpore dell’indifferenza, che dona una speranza di civiltà e la fiducia nel domani. La manifestazione è stata organizzata da tutti i docenti delle classi terze. In chiusura dell’appuntamento al quale hanno partecipato gli alunni e le famiglie oltre al dirigente scolastico che si è complimentato con i docenti e i ragazzi per l’ottimo lavoro fatto sono intervenuti alcuni genitori che hanno messo in evidenza l’importanza di questi momenti educativi che contribuiscono alla crescita non solo dei ragazzi ma anche degli adulti.

“Oggi anche noi genitori – ha detto Santino Murè – abbiamo avuto la possibilità di riflettere ancora una volta su un argomento fondamentale per una sana convivenza fra i popoli. Il giorno della memoria si propone come un’occasione per ricordare ciò che gli Ebrei hanno dovuto subire sulla loro pelle solo per l’assurda colpa di essere nati ebrei, così come tutti gli uomini definiti “diversi”.Dai ragazzi delle classi III A, B e C è stato attualizzato il processo di Norimberga con uno spettacolo che ha sottolineato come purtroppo,oltre a quello perpetrato da Hitler, nella storia del Novecento si siano consumati altri genocidi di cui poco si parla, come ad esempio quello degli Armeni da parte dei Turchi. Il lavoro messo in scena, grazie alla dedizione degli insegnanti e della scuola tutta, alza un grido: un “MAI PIU’”, e scava un solco nelle coscienze, rompendo il muro dell’indifferenza.Che siano poi i nostri figli a interrogarci – continua Murè – come sia stato possibile è come se, per certi versi, ci chiedessero di impegnarci a dotarli dei necessari anticorpi affinché non accada ancora. Ed è qui che la scuola con il suo impegno, anche grazie a questo lavoro, forma i futuri cittadini capaci di saper giudicare i tempi e schierarsi, ove necessario, sempre con il più debole, così da far diventare la memoria perenne e la storia maestra, anche in assenza di testimoni oculari, perché quanto imparato venga tramandato.”

“Ciò che continua a fare orrore – continua Concetta Ninfa – è che possano esistere dei negazionisti che sostengono, con la più totale indifferenza, che nessun uomo sia mai entrato in un campo di sterminio e che Auschwitz non esista. Ho avuto personalmente modo di ascoltare la testimonianza dei tedeschi anziani che hanno vissuto la seconda guerra mondiale, che avevano degli amici ebrei, dei compagni di classe, e magari di banco, dei vicini di casa che all’improvviso non hanno più incontrato. Loro condannano aspramente lo sterminio e non possono accettare che tra i giovani possa esserci un rinnovato amore per le teorie naziste. I naziskin hanno le teste rasate e spesso nel cuoio capelluto è impressa la svastica, salutano alla maniera di Hitler, hanno ideali xenofobi. Ricordo benissimo come noi italiani, in terra straniera, avevamo anche paura di uscire e incontrarli. La speranza – conclude Ninfa – è che la memoria dei fatti convinca i nostri figli a rifiutare con forza il razzismo, l’isolamento del fratello più debole, il bullismo, l’odio e la violenza”.