Si allunga il numero delle donne, morte in Italia per via di una mano violenta, che spesso è una persona a lei conosciuta, il marito, compagno, ex.
Oggi ricordiamo Rosalia Garofalo, uccisa in Sicilia, con percosse dopo tre giorni senza tregua, in cui il marito, pregiudicato, ha sfogato su di lei rabbia, ossessione di essere tradito e non sappiamo cos’altro ancora, poiché le indagini sono in corso, questi sono solo racconti filtrati dai media.
Chi sono questi uomini violenti? Le ricerche attraverso le statistiche degli omicidi, hanno evidenziato individui con personalità antisociale e con storie personali di comportamenti violenti, che nulla hanno a che fare con i disturbi mentali, sostengono gli esperti del settore. Solo il 5% delle persone imputate di omicidio infatti, sono dichiarate inferme di mente, il 95% sono capaci di intendere e volere, e manifestano attraverso la sopraffazione e intolleranza l’incapacità di possedere il proprio “oggetto” d’amore, sempre che di amore si possa parlare.


Le persone sono diventate “oggetto”, ed è intollerabile per personalità deviate, l’idea che si possa perdere l’oggetto, pertanto lo si distrugge, punisce, perchè non possa appartenere ad altri che non a sé. Crepet, noto psichiatra, suggerisce nel suo ultimo libro “Passione”, che non si debba neanche più parlare di delitti passionali, la passione ha un’altra veste, non quella violenta o omicida, anche il linguaggio e l’uso che ne facciamo influenza la percezione dei fatti, “infondo l’amava” non c ‘è nessuna forma d’amore laddove c’è possesso, idea della proprietà. Anche la gelosia viene vista ancora come prova dell’intensità amorosa verso il partner, anche qui grave errore, la gelosia non è amore ma, possesso.

Bisognerebbe imparare a conoscere meglio il significato delle parole e in questo dovrebbero essere promossi percorsi seri di educazione affettiva, oggi i ragazzi non sono più capaci di tollerare le frustrazioni, di conoscere i cambiamenti dell’adolescenza supportati da adulti sani , molti genitori restano essi stessi eterni adolescenti, colorandosi continuamente i capelli, mostrando fotografie di sé nei social, conducendo stili di vita che poco hanno di genitori e molto di eterni giovanotti che vorrebbero fare i fratelli e sorelle dei loro figli, mischiando pericolosamente i ruoli.
Suona sempre attuale il monito di Crepet in un suo vecchissimo libro, molto letto dagli addetti ai lavori, “I giovani non sappiamo più ascoltarli”, su cui molti hanno fatto tesi di laurea e non sappiamo ascoltare neanche tutti gli altri, non solo i giovani.
Il violento è una persona che certamente non ha una buona percezione di sé, và aiutato, appena segnalato il caso con azione di monitoraggio dei comportamenti e percorsi di ravvedimento, una sorta di messa alla prova, al contrario di quella che viene attivata dopo il misfatto .
Il codice rosso, nato come provvedimento per la repressione e pronta risposta alla violenza di genere, ha previsto un’inasprimento delle pene, il patrocinio gratuito a spese dello Stato, l’incremento dei fondi anti-violenza, inasprimenti delle sanzioni penali, tempi più celeri di ascolto della vittima, indagini celeri sul caso ed altre cose.
Ma tutto questo non basta, solo la legge che disciplina azioni di intervento non possono agire sulla psicologia della vittima.


Servono percorsi di accoglienza ed ascolto, più case di protezioni, più certezza di non vivere il dramma di perdere i figli o di rimanere senza un reddito o di essere tacciata di incapacità relazionale.
La ferocia degli uomini comincia a spaventare e nessuno può dire di avere fatto ancora abbastanza, per cui un sentimento amaro di sconfitta lo proviamo tutti, addetti ai lavori e non.
Le famiglie che sanno dove sono? Perchè queste donne rimangono nonostante le violenze con questi uomini? Cosa le spinge a non saper dire “basta”.
Il labirinto della mente umana è cosi complesso che dare delle risposte sembra un’utopia, i casi presentano quasi tutti le stesse dinamiche, la solitudine relazionale, la paura di non essere capite o di portare uno stigma di vergogna impedisce risoluzioni immediate a fatti che nel tempo diventano “feroci”.
Certo sfido chiunque a pensare che sia facile raccontare di avere preso anche solo uno schiaffo dal tuo compagno, l’insospettabile, “era cosi carino” agli occhi degli estranei! Solo la frequentazione fa conoscere realmente chi è l’altro, le maschere in parte si svelano e spesso scopriamo realtà molto diverse da quelle che l’attrazione o presunto sentimento non faceva vedere.
La rete sociale è carente, i meccanismi relazionali sempre più inggarbugliati stanno facendo perdere alcuni importanti punti di riferimento: il rispetto, la verità, la libertà di potere scegliere anche di non essere più parte di quella relazione, perchè i sentimenti cambiano, come cambiano gli eventi.
In questo momento mentre scrivo, qualche donna stà piangendo, magari ha paura perchè vive una situazione difficile, donne, donne uscite dal silenzio, denunciate e siate ferme nelle vostre decisioni, molte donne raccontano di avere vissuto, un’amore criminale, ma ce l’hanno fatta a tornare ad essere libere. Donna torna libera! Ti aiuta anche un numero nato proprio per ascoltarti chiama 1522, chiama subito!
Si ringrazia l’immagine della donna chiusa dentro la bottiglia, realizzata dalla pittrice palermitana, molto sensibile alle tematiche sociali, Pupi Fuschi.