Bentrovati amici! La situazione di emergenza sanitaria che l’Italia vive da domenica 23 febbraio è occasione di riflessioni di vario tipo: si può guardarla sotto l’aspetto sanitario, sotto quello sociale, sotto quello etico.

Questa vicenda ci ricorda che non siamo solo individui, siamo comunità umana, condividiamo gli stessi spazi, le stesse risorse sul pianeta. Il mondo umano è mondo dell’etica ed eventi simili ci richiamano potentemente alla responsabilità personale e collettiva. Chiunque abbia formazione e coscienza ha il dovere di aiutare chi ha vicino a comprendere le notizie, a reagire correttamente, ad assumere comportamenti utili a migliorare il vivere comunitario e la salute di tutti.

Se l’individuo cerca il proprio beneficio a scapito di altri, dividendo la comunità invece di unirla in legami solidali, non otterrà mai un benessere duraturo. Rispettare le regole che ci vengono indicate è doveroso anche per ricostruire il senso della comunità umana a cui apparteniamo.

Ci auguriamo tutti che questa emergenza passi presto e con meno vittime possibile, ma facciamo tesoro di ciò che ci lascerà: non solo forse una memoria immunitaria e forse un vaccino nuovo, ma un’esperienza di coesione sociale, di solidarietà, una nuova coscienza della nostra fragilità umana, e del valore immenso del sentirsi ed essere comunità.

Ho letto sul social di un’amica questa bellissima lettera e ho deciso di renderla pubblica anche a voi lettori di Madonie Live. Perdete 5 minuti e leggetela.È’ la lettera del Preside del Liceo Volta di Milano ai suoi studenti.
E MAGNIFICA!

“La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia…..”

Le parole appena citate sono quelle che aprono il capitolo 31 dei Promessi sposi, capitolo che insieme al successivo è interamente dedicato all’epidemia di peste che si abbatté su Milano nel 1630. Si tratta di un testo illuminante e di straordinaria modernità che vi consiglio di leggere con attenzione, specie in questi giorni così confusi. Dentro quelle pagine c’è già tutto, la certezza della pericolosità degli stranieri, lo scontro violento tra le autorità, la ricerca spasmodica del cosiddetto paziente zero, il disprezzo per gli esperti, la caccia agli untori, le voci incontrollate, i rimedi più assurdi, la razzia dei beni di prima necessità, l’emergenza sanitaria…. In quelle pagine vi imbatterete fra l’altro in nomi che sicuramente conoscete frequentando le strade intorno al nostro Liceo che, non dimentichiamolo, sorge al centro di quello che era il lazzaretto di Milano: Ludovico Settala, Alessandro Tadino, Felice Casati per citarne alcuni. Insomma più che dal romanzo del Manzoni quelle parole sembrano sbucate fuori dalle pagine di un giornale di oggi.

Cari ragazzi, niente di nuovo sotto il sole, mi verrebbe da dire, eppure la scuola chiusa mi impone di parlare. La nostra è una di quelle istituzioni che con i suoi ritmi ed i suoi riti segna lo scorrere del tempo e l’ordinato svolgersi del vivere civile, non a caso la chiusura forzata delle scuole è qualcosa cui le autorità ricorrono in casi rari e veramente eccezionali. Non sta a me valutare l’opportunità del provvedimento, non sono un esperto né fingo di esserlo, rispetto e mi fido delle autorità e ne osservo scrupolosamente le indicazioni, quello che voglio però dirvi è di mantenere il sangue freddo, di non lasciarvi trascinare dal delirio collettivo, di continuare – con le dovute precauzioni – a fare una vita normale. Approfittate di queste giornate per fare delle passeggiate, per leggere un buon libro, non c’è alcun motivo – se state bene – di restare chiusi in casa. Non c’è alcun motivo per prendere d’assalto i supermercati e le farmacie, le mascherine lasciatele a chi è malato, servono solo a loro. La velocità con cui una malattia può spostarsi da un capo all’altro del mondo è figlia del nostro tempo, non esistono muri che le possano fermare, secoli fa si spostavano ugualmente, solo un po’ più lentamente. Uno dei rischi più grandi in vicende del genere, ce lo insegnano Manzoni e forse ancor più Boccaccio, è l’avvelenamento della vita sociale, dei rapporti umani, l’imbarbarimento del vivere civile. L’istinto atavico quando ci si sente minacciati da un nemico invisibile è quello di vederlo ovunque, il pericolo è quello di guardare ad ogni nostro simile come ad una minaccia, come ad un potenziale aggressore. Rispetto alle epidemie del XIV e del XVII secolo noi abbiamo dalla nostra parte la medicina moderna, non è poco credetemi, i suoi progressi, le sue certezze, usiamo il pensiero razionale di cui è figlia per preservare il bene più prezioso che possediamo, il nostro tessuto sociale, la nostra umanità. Se non riusciremo a farlo la peste avrà vinto davvero.

Vi aspetto presto a scuola.
Domenico Squillace

Credo sia una perla di saggezza in questo momento di paura e ignoranza!

Tutto ciò che non ci uccide ci rafforza.
Friedrich Nietzsche

A presto dalla vostra Carmela