Cari ragazzi (e non scrivo “cari” perché è il più diffuso incipit di una lettera, ma perché cari per me siete davvero, anche se probabilmente non ne avete piena consapevolezza), penso che prima di iniziare a parlare di didattica a distanza sia il caso di fermarsi a riflettere sulla situazione che ci siamo ritrovati a vivere. L’invio del “racconto” di Stefano Massini (Piazza Pulita del 5 marzo) voleva essere proprio l’avvio di un percorso di condivisione per cercare di fare chiarezza a noi stessi e di dipanare la complessità del “fenomeno coronavirus” da molteplici punti di vista, non ultimo quello relativo alla comunicazione e all’alternanza di informazioni, ora allarmistiche ora rassicuranti, che ci confondono e disorientano, soprattutto se vengono da organi istituzionali e dal mondo scientifico.

La sospensione delle normali attività didattiche è solo un aspetto del vasto disagio che tutta la società sta vivendo, è quello che ci riguarda da vicino, ma sicuramente non il più drammatico se pensiamo all’emergenza sanitaria, ai malati, a chi non ce l’ha fatta o se pensiamo all’emergenza economica che sconteremo nei prossimi mesi, se non anni. Tutto ciò non deve tuttavia indurci a sottovalutare la situazione scolastica che stiamo attraversando, ma saranno trovate soluzioni e, soprattutto, le cose andranno bene se l’affronteremo tutti con la serietà e la maturità necessarie. Sarà compito dei docenti sollecitarvi, sarà compito vostro l’assunzione di una responsabilità che contribuirà alla vostra crescita. Una cosa è certa: da questa situazione tutti impareremo qualcosa.

Impareremo quanto siamo fragili (ricordate il compito sulla fragilità?), oggi come sempre, che basta un virus per far saltare tutti i nostri progetti immediati e impareremo che nella fragilità tutti dobbiamo riconoscerci per essere uniti e, quindi, più forti. Impareremo che anche nel mondo attuale, che ci induce costantemente a sentirci sicuri, padroni del nostro destino (pensate agli spot pubblicitari), capaci di controllare tutto con una connettività virtuale e reale esasperata nel villaggio globale, può accadere qualcosa che scompagina le carte, “l’anello che non tiene”, “la maglia rotta nella rete”…

Abbiamo letto i libri di storia e abbiamo imparato che nel corso dei secoli terribili malattie hanno devastato l’umanità: forse, però, abbiamo guardato quei numeri che ci raccontavano tragedie con un certo distacco, come cosa lontana, protetti dalle nostre sicurezze e dal progresso. Forse non ci siamo resi conto che anche quelle malattie riguardavano il corpo e l’anima delle persone e che provocavano lacrime e sangue nella folla anonima di milioni di persone che hanno attraversato la storia e che hanno fatto la storia: quanti timori, quante paure, quanta angoscia, allora come oggi.

Oggi ci troviamo di fronte a qualcosa che ci preoccupa e che ci relega in una situazione di maggiore solitudine, ci nega la vicinanza e ci invita alla cautela nei rapporti con gli altri. Qualcosa che in qualche caso ha cambiato anche il punto di vista e che ci fa sentire rifiutati: mi viene in mente Foscolo (sì, sempre Foscolo) e l’“alterna onnipotenza delle umane sorti”.

Quanto durerà? Non lo sappiamo. Dobbiamo, però, essere capaci di compiere ogni giorno il nostro dovere per trovarci pronti quando ritorneremo alla normalità. Per questo vi chiedo di impegnarvi e di studiare a casa. Abbiamo lavorato tanto: avete diverse lezioni da ripassare e approfondire, tanti lavori da portare a termine o da migliorare, vari argomenti da recuperare… Studiate ogni giorno e tenetevi pronti come se si dovesse tornare in aula, quella vera, l’indomani.

Vi prego: mostratevi maturi. Io sono a vostra disposizione attraverso i mezzi che preferite, come WhatsApp o la posta elettronica.

Nei prossimi giorni sarà attivata la didattica a distanza, come avete saputo dal messaggio che vi è arrivato da scuola. Vedremo quello che si potrà fare. Sicuramente vi invierò materiale didattico (selezionando accuratamente ciò che ritengo possiate utilizzare autonomamente), ma so che mi mancheràil lavoro in aula con voi. E per quanto la situazione emergenziale spinga verso le nuove metodologie didattiche telematiche, per lavorare bene e per insegnare davvero io ho bisogno di sentire il respiro della classe, il silenzio vibrante dell’attenzione, il normale momento di stanchezza e dicalo dell’attenzione che spinge a calibrare l’intervento; ho bisogno del contatto visivo con ciascuno di voi e della distribuzione di ciascuno di noi nello spazio dell’aula, di collocarmi più o meno vicino a seconda di ciò che devo dire e dell’importanza che intendo attribuirvi. Insomma, ho bisogno dell’aria viziata che si crea in un’aula per sentire la necessità di aprire porte e finestre, soprattutto quelle della conoscenza. Davanti al monitor di un computer non sarà la stessa cosa.

Ultima raccomandazione: utilizzate bene il vostro tempo e, soprattutto, non isolatevi (quante volte abbiamo parlato della solitudine latente dietro l’eccesso di connessione), condividete momenti con le persone a voi care e se volete concedervi dei momenti di solitudine consapevole per riflettere, disconnettetevi e andate fuori a contemplare la bellezza che ci circonda (siamo proprio fortunati), la bellezza del mare, la bellezza delle montagne. Respirate la vita, riempite gli occhi e il cuore di natura, di arte, di poesia e riempite la mente di conoscenza, quella conoscenza che vi farà sentire liberisempre, soprattutto quando rispetterete le necessarie regole della convivenza civile che oggi comporta qualche sacrificio in più per il benessere di tutti.
Per oggi solo questo.
A presto.
Rosalba Gallà