27.03.2020 ore 18.00 un uomo anziano, claudicante, con l’aspetto stanco e provato, da solo prega nel cuore del Vaticano, dinnanzi al crocifisso di San Marcello, venerato dai romani, per avere nel 1500 per avere liberato Roma dalla peste.
Nella piazza di San Pietro, invoca una preghiera universale, sotto i riflettori delle televisioni di tutto il mondo, perchè possa liberarci dal male del corona virus che stà diffondendosi velocemente in maniera planetaria mietendo morti, paura, angoscia, isolamento, sensazione di abbandono.
Quell’uomo vestito di bianco è il Papa, non un uomo qualunque, la massima autorità religiosa tra i cristiani, uomo che dialoga con i potenti della terra, ma il suo fare umile e tenero, lo ha sempre reso un uomo tra gli uomini,cosi come era Gesù, cosi come è la disciplina francescana.


Nel suo lungo pontificato Papa Bergoglio ha affrontato importanti temi di carattere universale per il bene della comunità, con carattere fermo e docile allo stesso tempo, rendendolo un Papa buono, ma risoluto.
Il mondo cattolico e non, ha assistito con partecipazione e commozione alla preghiera e benedizione che ci ha donato, un’evento straordinario di grande rilevanza storica e di alto impatto emotivo per la benedizione Urbi et Orbi.
L’uomo dinnanzi alla sua fragilità riscopre due vie, la ricerca scientifica che ha dato nella storia grazie allo studio, grandi risultati nel debellare malattie tremende e laddove l’uomo non può più arrivare la ricerca di un’entità superiore che molti di noi chiamano Dio, altri in altro modo, ma con uno stesso profondo credo il bisogno di credere e di affidarsi ad un bene superiore che vigila sulle nostre vite.
Papa Bergoglio sceglie e legge sotto un baldacchino aperto e con una pioggia copiosa, quasi fossero lacrime, un brano bellissimo del vangelo di San Marco, in cui si narra un passo in cui Gesù insieme ai discepoli si trovano in barca e Gesù riposa, quando un vento pauroso si alza mettendo tutti in allarme, i discepoli preoccupati svegliano Gesù chiedendogli di fare qualcosa, preoccupati del suo essere apparentemente “distratto”.
Gesù ammonisce il vento e le acque e tutto torna calmo, ma ammonisce anche i discepoli per avere dimostrato poca fede nel credere che sarebbero stati abbandonati. Come allora, cosi noi, oggi ,vorremmo che accadesse, che quel Dio che cerchiamo nelle nostre preghiere ci rispondesse, è scesa la sera fatta di un silenzio che fa paura, abbiamo bisogno l’uno della consolazione dell’altro.
Bergoglio, sceglie per rassicurarci parole bellissime, di grande tenerezza, come un padre pieno d’amore e responsabilità sa fare, le maschere che abbiamo indossato sono cadute, dinnanzi al pericolo e la morte, siamo tutti uguali, ci riscopriamo bisognosi, l’uno dell’altro, ci viene chiesto di abbandonare i nostri egoismi e agire corresponsabilmente.
La preghiera condivisa è un monito a non perdere la speranza, a rimboccarci le maniche ognuno come può, un monito a riflettere e a ricomporre meglio le nostre vite, che spesso sbricioliamo andando dietro alle cose inutili e di poco valore.


Dobbiamo ritornare ad avere nei nostri cuori maggiore spiritualità e maggiore senso di rispetto per ciò che ci circonda, una ricerca di equilibri che con il nostro egoismo abbiamo spezzato.
Fragili, disorientati dobbiamo continuare a pregare e ad agire con responsabilità, ciascuno si adoperi con azioni positive. Chi ha assistito alla diretta ha potuto ascoltare un momento di coincidenza strana, mentre tutte le campane suonavano nel silenzio assordante di Roma, simbolo di tutte le città che in questo momento soffrono, una sirena di autoambulanza passava velocemente, i brividi li abbiamo provati tutti, credo che non sia stato un caso , ma un ulteriore momento su cui riflettere, continuamo a pregare.