Ai lavoratori forestali che operano in zone montuose, da mille a millecinquecento metri di altezza sul livello del mare, spetta un’indennità aggiuntiva pari all’otto per cento del proprio stipendio. Una percentuale che sale, ovviamente, se aumenta l’altezza in cui operano. Ma stranamente, a venti operai della provincia di Enna, questa indennità aggiuntiva non era stata riconosciuta dalla Regione. Per questo si sono rivolti al Tribunale del Lavoro di Enna e i giudici, Eugenio Alberto Stancanelli e Daniela Francesca Balsamo hanno stabilito che quel diritto, previsto dal contratto nazionale del lavoro, non può essere negato. I giudici hanno accolto pienamente il ricorso presentato dai loro legali, gli avvocati Eliana e Fabiola Maccarrone, condannando l’assessorato regionale della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro, l’ispettorato ripartimentale delle foreste e il comando forestale della Regione Sicilia, a pagare un’integrazione a ciascuno di essi. Si tratta di una somma non elevata, poco meno di mille e cinquecento euro ciascuno (più spese), ma che tuttavia, secondo gli avvocati, serve soprattutto a garantire un diritto dei lavoratori. Non a caso, a promuovere queste cause è stato il sindacato, l’ex segretario della Flai Cgil, oggi segretario generale, Nunzio Scornavacche. 

La Regione, peraltro, nella causa non ha neanche contestato il fatto che i lavoratori avessero davvero lavorato a un’altezza tra i 1.000 e i 1.500 metri sul livello del mare, ma si era limitata a contestare che non avessero svolto attività antincendio, ma lavori meno gravosi. “Siamo profondamente contenti per il risultato raggiunto e soddisfatti, in particolare, perché il Tribunale di Enna – afferma l’avvocato Maccarrone – con grande autorevolezza, abbia stabilito che non esistono operai di serie A e di serie B, ma che i diritti contrattuali si applicano a tutti”. 

fonte:ennaora.it