Il nome di un Giuseppe Collesano figura nell’iscrizione del 1671 che sovrasta l’ingresso laterale della chiesa madre tra i giurati che si adoperarono per la costruzione del sacro tempio, mentre un Giacomo Collesano lo troviamo in un atto notarile del 1728 come tesoriere per la fabbrica del prospetto della stessa chiesa.Francesco Tropea nei sui scritti custoditi nell’archivio storico della Pro Petralia, ci ricorda che del padre di Antonio Collisani, Giuseppe “… è stata l’idea geniale di aver tratto dall’oblio, nel 1935 l’antico Ballo Pantomima della Cordella”.

Antonio Collisani compì i suoi studi a Palermo dove dimorava a casa di una zia materna durante i mesi scolastici. Ma le sue vacanze le trascorreva con i genitori a Petralia Sottana o nella loro casa estiva ubicata di fronte la cittadina e ai piedi del Monte Alto. Era questa l’occasione per soddisfare la  sua passione per la natura inoltrandosi per i sentieri, esplorando le cime, immergendosi totalmente nel suggestivo spettacolo del Massiccio Centrale delle Madonie. In questi luoghi cercava anche traccia di antropizzazione: uomini che vivevano le montagne tra pagliai e casolari isolati; ne ascoltava le storie, stringeva amicizia, quando possibile ne acquistava i manufatti artigianali intagliati nel legno, o ricavati da elementi naturali in cui cercava traccia dell’inesauribile talento dell’intelligenza umana.

Partecipò come attore e come scenografo alle rappresentazioni organizzate nel teatro “Grifeo” della compagnia filodrammatica del Dopolavoro fondata e diretta dal padre a Petralia Sottana.

La sua curiosità lo spinse a verificare una leggenda su un luogo misterioso e ricco di suggestioni, che aveva sentito dai vecchi del luogo e che era stata riportata in una pubblicazione dell’inizio del XX secolo, riferendo di un cunicolo, nella montagna che fronteggia l’abitato di Petralia Sottana, detta “Roccabalata”, che la attraversava tutta, fino al versante opposto in località “Lume secco”. La sua passione e la sua caparbietà furono premiate: dopo due anni di ricerche  nel giugno del 1936 portò alla luce l’ingresso della “Grotta del Vecchiuzzo”. Si convinse subito di trovarsi di fronte ad un importante sito archeologico e, grazie all’intervento di Francesco Tropea, convinse il direttore del Museo Archeologico di Palermo, Paolo Mingazzini a promuovere una campagna di scavi. Tanta passione fu gratificata con quello che si è poi rivelato essere uno dei “giacimenti” di opere d’arte fittili preistoriche di varie facies culturali, più importanti della Sicilia, tra cui uno stile originale detto proprio “Petralia”. I ritrovamenti permisero  di inquadrare il deposito  antropico dal paleolitico, al tardo neolitico, sino alla prima età del bronzo. Il desiderio di Antonio Collisani era quello di creare a Petralia stessa un Antiquarium dove esporre i reperti. Dopo la scoperta nel 1936 si svolsero le prime indagini scientifiche condotte negli anni 1937 e 1938, cui seguirono solo nel 1966 gli ultimi, definitivi, sondaggi. Lo scoppio della guerra bloccò sul nascere  il lavoro di smistamento e restauro dei numerosissimi reperti che furono trasportati al Museo Archeologico Regionale  A. Salinas di Palermo e che furono esposti solo a conflitto finito.

Nel 1943 fu chiamato in Africa per la guerra. Qui fu fatto prigioniero e portato negli stati uniti; nel campo militare dove trascorse due anni, in Arkansas, era conosciuto come “the artist”. Tornato in patria nell’ottobre del 1945 riprese sa sua carriera di magistrato come pretore a Caccamo.

Nel 1948 si trasferì con la famiglia a Palermo, dove continuò a coltivare il suo interesse per l’arte antica e moderna e praticando egli stesso la pittura. Conosceva antiquari, collezionisti, frequentava bugigattoli di anticaglie e studi di pittori; andava in giro sempre alla ricerca di immagini, a riscoprire in quei luoghi la bellezza che da ragazzo cercava tra le montagne. Come nelle sue escursioni naturalistiche, anche in città cercava soprattutto storie; non raccoglieva oggetti ma sceglieva, selezionava guidato dal suo deciso gusto estetico. Nel suo “esplorare” la città si fece accettare come apprendista dal restauratore del Museo Archeologico di Palermo, a cui carpì molti segreti. La passione per i manufatti archeologici lo travolse a tal punto da trasformare il suo studio  in un laboratorio saturo di libri, boccettine, spazzoline, pennelli per intervenire personalmente nel restauro dei manufatti in suo possesso.

Nel 1971, lasciata la magistratura, aprì una galleria d’arte, “La Persiana”, dove oltre alla pittura dell’ottocento ospitava intellettuali e artisti, tanto che divenne un importante luogo di convegno e scambi culturali.

Nell’aprile del 1980, a poco più di due anni della sua scomparsa, in occasione della presentazione del catalogo della collezione archeologica curata dal professore Hans Isler, uno degli oratori, Paolo Emilio Carapezza, definì Antonio Collisani, dipingendolo perfettamente, “un rabdomante della bellezza”.

Ma il legame di Antonio Collisani con Petralia Sottana non si esaurisce né con la distanza, né con il tempo.

Nel  2003 il Consiglio Comunale di Petralia Sottana istituisce il Museo Civico “Antonio Collisani”, avviando la strutturazione di quella che oggi rappresenta un’istituzione culturale di grande pregio per le Madonie. Contemporaneamente, con l’intestazione ad Antonio Collisani viene riconosciuto il giusto tributo a una persona che ha speso il suo slancio culturale per l’arte, la storia e le tradizioni popolari di Petralia Sottana. Grazie alla generosità e alla sensibilità dei figli di Antonio Collisani, Amalia e Giuseppe, il museo civico di Petralia Sottana di pregia dell’onore di ospitare la collezione del loro amato padre. Un gesto di magnanimità e d’amore per Petralia, rendendo fruibile la collezione archeologica del padre, offrendo loro la possibilità di continuare ad intrecciare il percorso umano e culturale della famiglia Collisani con le proprie origini. Un gesto che corona il sogno del loro padre che aveva più volte espresso il desiderio di veder costituito un Antiquarium a Petralia che offrisse alla cittadinanza la possibilità di godere della bellezza della Grotta del Vecchiuzzo del quale fu lo scopritore.

 Con l’allestimento nel 2008 della Collezione Collisani, offerta dai figli Amalia e Giuseppe, il sognato Antiquarium si è trasformato in uno dei musei archeologici più importanti di Sicilia, arricchendo Petralia Sottana di un importante punto di riferimento e crescita culturale