Avviata la fase 2, i sindacati degli edili di Palermo guardano alla ripresa del settore. E suggeriscono regole e strumenti per contrastare il lavoro nero e garantire la sicurezza delle condizioni di lavoro nei cantieri.
“Il settore delle costruzioni, che da sempre è stato volano dell’economia palermitana, deve riprendersi dallo stallo causato dall’emergenza Covid19 e ripartire garantendo in ogni modo la salute dei lavoratori, concertando anche una programmazione di lungo respiro, per garantire la definitiva ripresa socio economica e infrastrutturale dell’intera provincia”. Lo dichiarano in una nota i segretari generali di Feneal Uil Tirrenica Messina-Palermo, Filca Cisl Palermo-Trapani e Fillea Cgil Palermo, Pasquale De Vardo, Francesco Danese e Piero Ceraulo.
I tre segretari degli edili lanciano una proposta per governare la ripartenza in regola del settore: “Ai tanti che oggi dichiarano di voler combattere il lavoro nero, consigliamo una semplice ed efficace operazione: vincolare tutti gli incentivi per risparmio energetico, sisma bonus, ristrutturazioni al possesso del Durc di Congruità – spiegano De Vardo, Danese e Ceraulo – Si tratta della documentazione emessa dalle Casse Edili, che certifica che i lavori per cui lo Stato versa praticamente l’intero importo, sono stati svolti da un numero congruo di lavoratori e che è stato applicato correttamente il contratto collettivo edile”.
La proposta è già da tempo sul tavolo aperto presso il Mise per il rilancio del settore edile, prima ancora dell’emergenza Covid. “Il Durc di Congruità è del resto già previsto dall’articolo 105 comma 16 del codice degli Appalti, da diverse leggi regionali ed è già operativo, per esempio, nella ricostruzione post-terremoto del Centro Italia, a partire dal sisma in Umbria – aggiungono i sindacati – In questo modo gli incentivi riconosciuti non solo darebbero una mano alla ripresa del settore, ma anche alla creazione o emersione di lavoro, colpendo le imprese più scorrette e aiutando le tante imprese sane”.
I segretari Feneal Filca e Fillea chiedono un monitoraggio sulla sicurezza nei cantieri ma anche sull’aplicazione tra i lavoratori del regolare contratto di lavoro dell’edilizia. “Chiediamo di verificare che agli edili che rientrano al lavoro sia applicato il contratto e che non siamo sotto ammortizzatore sociale e invitati dalle aziende a recarsi al lavoro – proseguono De Vardo, Danese e Ceraulo – Oggi nel solo settore dell’edilizia privata, il numero di lavoratori irregolari è ancora troppo alta: si stima che il 50 per cento degli operai edili, ovvero un lavoratore su due, lavori in nero. Per come sono strutturati attualmente gli incentivi, essi prevedono il bonifico parlante e la comunicazione all’Enea , ma nessuna certificazione sul rispetto dei contratti e sui corretti (e congrui) versamenti proporzionati ai lavori fatti e ai soldi dati dallo Stato. Magari questa potrebbe essere l’occasione – concludono De Vardo Danese e Ceraulo – per dimostrare che tutto il sistema vuole combattere davvero il lavoro nero, sottraendo tanti lavoratori al ricatto dei caporali e tante imprese per bene dal dumping contrattuale”.