La Pandemia che ci ha colpito potrebbe insegnarci qualcosa di importante e riuscire a dare una spinta definitiva al cambiamento del nostro modello di società. Gran parte dei paesi occidentali sono entrati nella Fase 2, diverse attività industriali ed economiche hanno riaperto e le persone hanno ricominciato ad uscire di casa per andare al lavoro o per fare attività fisica e sport.

L’emergenza però non è finita, il virus sta facendo ancora molte vittime e alcune attività non si sa quando potranno ricominciare: gli sport di gruppo, i concerti, i convegni e il turismo.

Proprio il turismo è uno dei settori che rischia di pagare le conseguenze più dure, almeno per come lo abbiamo concepito fino ad oggi. I prossimi mesi saranno all’insegna del distanziamento fisico e del divieto di assembramento, i Governi stanno pensando a come regolamentare il settore dei viaggi, cercando di farlo ripartire ma con norme di sicurezza che impediscano una nuova esplosione dei contagi.

Una cosa però è chiara, è finito il tempo del turismo di massa, quello nato negli anni ’60, quello delle spiagge affollate, dei locali stracolmi, delle vie prese d’assalto da migliaia di turisti.

Quello che, negli 2000, si è evoluto prendendo d’assalto le località di grido in giro per il mondo raggiunte da centinaia di voli low cost stracolmi di turisti.

Tutto questo non sarà più possibile, non era sostenibile prima e non sarà percorribile domani. Non vuol dire però che il turismo debba fermarsi, anzi, è arrivato il momento di un radicale cambiamento.

Il turismo deve diventare responsabile, sostenibile e di prossimità

Le compagnie aeree low cost, il generalizzato calo dei prezzi per i voli intercontinentali, le offerte last minute, i nuovi giganti del web che hanno moltiplicato l’offerta turistica provocando un crollo dei prezzi hanno portato migliaia di persone in ogni angolo del mondo.

Questo non è un male in sé, sia ben chiaro. Scoprire luoghi lontani e poter visitare paesi distanti senza spendere cifre astronomiche è positivo, permettere ai giovani e meno giovani di raggiungere mete inaccessibili fino a vent’anni fa è un bel passo avanti.

Il turismo deve tornare ad essere viaggio:

Questo turismo non è più sostenibile, non lo è da anni, ma l’interesse economico ha sempre prevalso sulla tutela degli ambienti naturali e sul contrasto ai cambiamenti climatici. Oggi però la tragedia del Coronavirus ci impone un cambiamento radicale che non si può più rimandare.

È giunta l’ora di scoprire e valorizzare il vero turismo sostenibile, con il suo bagaglio di valori fatto di ricerca dell’esperienza, del rispetto per i territori visitati, delle culture locali e soprattutto attenzione per l’impatto ambientale dei propri spostamenti.

Un turismo che ritorna ad essere viaggio, quello lento ed esperienziale, quello di prossimità che mira a conoscere e scoprire davvero i territori che si attraversano.

Un ‘idea diametralmente opposta al turismo di massa, quello mordi e fuggi, poco interessato a conoscere davvero i luoghi ma alla ricerca solo della località “famosa” e conosciuta e del timbro in più al passaporto.

Il viaggiatore lento vuole esplorare e conoscere territori meno noti, fuori dalle grandi rotte turistiche, dove è possibile incontrare natura incontaminata e culture antiche.

Questo nuovo turismo negli ultimi anni è cresciuto molto, sempre più persone infatti passano le vacanze in aree meno conosciute, attraversandole a piedi o in bicicletta, immergendosi nelle tradizioni locali con rispetto e spirito di conoscenza.

Un tipo di viaggio che fugge dalle masse, dagli affollamenti, ideale in una fase storica in cui la società deve fare i conti con un virus che impone il distanziamento fisico.

Il rilancio delle aree interne, di tutta quell’Italia chiamata, impropriamente, minore può essere la soluzione a molti problemi. Il 2020 sarà ricordato come uno degli anni più bui della storia dell’umanità, ma potrebbe essere anche il punto di inizio di una società nuova, che sappia comprendere e porre rimedio ai problemi e contraddizioni antiche.

Fonte:trekking.it