Considero una provvidenziale coincidenza che, domani ci viene offerta nell’accomunare il ricordo e la memoria di due donne che, pur vivendo in epoche e contesti personali e sociali diversi, sono in grado di poterci dare spunti e temi di riflessione.

Santa Rita (1381-1447 o 1457) che tutti conosciamo come la “santa degli impossibili” subisce la volontà dei genitori ed è costretta a sposarsi e, quando suo marito viene ucciso in una faida vive nel terrore pensando che, i suoi due figli dovranno, un giorno, vendicarsi di tale delitto. Prega e chiede a Dio di farli morire, pur di non farli macchiare di un peccato così grave. Finalmente può realizzare il suo sogno di consacrarsi al Signore e, superando grandi difficoltà e incomprensioni realizza la sua vocazione di vergine, donna, madre, sposa e religiosa. In ogni stato di vita in cui è vissuta, ha sempre saputo essere se stessa; non scendendo a compromessi con la sua coscienza per rimanere libera e dare un senso pieno alla sua vita, riuscendo a vincere paure e pregiudizi di ogni sorta.

Avendo saputo che nello stesso giorno, alle ore 21 sarebbe andato in onda su Rai 1 il film su Felicia Impastato, mi è sembrato ovvio e spontaneo accostare queste due figure di donne e madri: coraggiose e quindi sante!

Anche Felicia ha dovuto lottare, fino a spezzarsi dentro, per rimanere libera e difendere la sua vita e il suo operato. Per non soccombere al “codice” di famiglia, che avrebbe imposto il silenzio alla sua coscienza e alla libertà di suo figlio Peppino che, impara a conoscere e difendere, prima in vita e poi nelle aule di un Tribunale. Lo considera come un suo “dovere” forse non come madre, ma “alla verità su suo figlio” che lei ha generato e che non gli è stato permesso di “stringere” più fra le sue braccia. E’ il suo “martirio”, cioè rende “testimonianza” di quello che è, di quello che sente dentro e che sa, gridare di fronte ai potenti/mafiosi/assassini di suo figlio. Forse neanche lei sapeva, come suo figlio Giovanni che, tra la sua casa e quella di “toro seduto” vi erano solo 100 passi, un’inerzia ma è un baratro tra “due visioni di vita” che ha saputo tenere ben separate.

Papa Francesco nell’Esortazione “Gaudete et exsultate” del 19 marzo 2020 sulla santità nel mondo contemporaneo, ci indica che ci sono santi, cioè testimoni della “porta accanto”, non riconosciuti dalla Chiesa ma che hanno saputo vivere la loro vita al servizio del bene e della verità. “I santi non sono supereroi, ma sono quelli che come i genitori sanno educare i loro figli e sanno rendere testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno”.

Rita e Felicia ne sono un esempio, concreto e credibili che, devono essere imitate e indicate a tutte le donne e le madri che, forse non hanno lo stesso coraggio di difendere la vita e la libertà delle loro scelte di vita. I diritti a loro negati, come la dignità del giusto salario, la violenza che subiscono dai loro uomini, il silenzio che diventa la loro “tomba” sono troppo evidenti e “grondano sangue”. Ma non possono essere lasciate sole a morire, l’indifferenza è grave e omicida, come chi uccide.

padre Giovanni Calcara, domenicano