Un certo Giacinto Figlia nato a Petralia Sottana il 27 ottobre 1923 ,in arte George Wallington,fu un famoso musicista di jazz che all’età  di un anno emigrò in America con i suoi familiari,  a New York,dove mori’ il 15 febbraio del 1993.

Fu pianista e compositore di grande apertura musicale. Immerso fin dalla più giovane età in realtà musicali, stili, sensibilità tra loro spesso lontane, fu un autentico protagonista. Dal momento del suo trasferimento  negli States la  sua sarebbe sta­ta una tipica storia americana, con i primi insegna­menti musicali appresi in famiglia, i precoci studi di pianoforte classico e violino alla prestigiosa Vincent School of Music di New York, la buona educazione borghese che gli valse il soprannome di «Lord Wal­lington», successivamente mutato con i suggeri­menti di un amico violinista in George Wallington.

Poi, l’ascolto alla radio di un programma jazzistico con l’Orchestra di Count Basie lo avvicina al jazz fa­cendogli abbandonare Chopin e la musica classica per «quella musica non scritta, attraverso la quale i musicisti esprimono le loro emozioni individuali », come egli stesso diceva. Il suo talento pianistico e compositivo capace di sintetizzare efficacemente il nuovo atteggiamento ritmico che si andava ad af­fermare intorno agli anni ’40 a New York, lo spinge nei prestigiosi locali del Greenwich Village e della 52esima Strada.

Il periodo magico per coincide con quello a cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta. Agli inizi degli anni Quaranta il jazz sta preparando la grande rivoluzione del «be-bop», e per il giovane pianista bianco, già in possesso di una tecnica bril­lantissima e di idee assai avanzate, è quasi natura­le inserirsi nel giro giusto, quello mitico dei piccoli Clubs del Greenwich Village, dove incontra musici­sti quali Kai Winding, Dizzy Gillespie, Charlie Parker, Oscar Pettiford, Max Roach ed altri pionieri della «nuova musica». Nel 1944 all’Onyx Club fa parte del celebre Quintetto con Dizzy Gillespie (tromba), Oscar Pettiford (contrabbasso), Don Byas (sax te­nore) e Max Roach (batteria), considerato il primo vero complesso boppistico.  Accompagna al pianoforte anche due tra le più grandi cantanti che si andavamo ad affermarsi in quel periodo: Billie Holiday e Sarah Vaughan. Com­pone a ritmo continuato e nascono successi legati a «Lemon drop», «Godchild», «Twins», «Polka Dot», «Hyacinth», «Before Dawn».

Nell’aprile del 1987 l’Istituto Siciliano per la Mu­sica Jazz  gli organizza una serie di concerti in Sicilia e Calabria. A Palermo riceve grandi onori. Il concerto  al teatro Golden (il primo te­nuto in Italia) richiamò a Palermo tutta la critica specializzata italiana ed europea. Di quel concerto resta il master, in attesa di essere pubblicato. Chissà  che un giorno il comune di Petralia Sottana si “ ricordi” di lui ,magari dedicandogli una rassegna jazz.