La Spagna ebbe, durante soprattutto nei secoli XVI e XVII, un ruolo preminente nella conquista dei territori dell’America latina, con azioni alcune volte, inconcepibili per una nazione civile. E la scusa fu l’evangelizzazione cristiana dei nativi. La distruzione del regno Azteco nel 1520 da parte di Herman Cortes è l’esempio di un accanimento cruento su coloro che non si sottomettevano ad abiurare la propria millenaria cultura e religione a favore della cristiana.La conquista dei nuovi territori con il fermo proposito della Spagna di portare a tutti i costi “l’uomo della croce” nella coscienza e pratica delle popolazioni indigene, richiamò sul Continente latino migliaia di religiosi. Da uno documento ricavo, ad esempio, che nel 1559 il Messico ospitava già 380 Francescani, 210 Domenicani e 212 Agostiniani che avevano creato oltre 150 Missioni.La prima ondata di frati Francescani, dediti questi all’assistenza fraterna delle popolazioni povere ed alla catechizzazione degli Indios, senza l’uso di alcuna arma, se non di un semplice sorriso, si ebbe nel 1524.Nel tempo, per una alternanza nel faticoso impegno che la missione comportava, molti frati ritornavano agli originari conventi italiani di appartenenza.La naturale opera missionaria dei frati non si interrompeva, quindi, ma continuava sui nostri territori alquanto decentrati così che si assiste ad un proliferare di Conventi e Chiese in ogni dove, come anche nelle Madonie ricche di esempi di tal genere.E’ bene, a questo punto, fare un breve quadro sintetico circa il dinamismo dell’Ordine Francescano nel tempo: si avranno i frati erranti e mendicanti poi altri che preferiranno isolarsi nel conventualismo e frati Osservanti, per un ritorno alla povertà, regola basilare strettamente osservata da San Franceso.c

.Nel 1519, ancora una volta si assiste alla nascita di un nuovo gruppo, quello dei Padri Riformati, tendenti ad una più stretta osservanza della regola di San Francesco e dell’impegno di missione per portare la parola di Dio in ogni dove. Petralia Soprana avrà fra le Petralie il privilegio di annoverare, per prima, la venuta nel suo territorio dei Riformati con la costruzione, nel 1611, di un Convento e relativa chiesa dedicata a Santa Maria di Gesù, mentre a Sottana verranno quanche anno dopo, nel 1663, con la costruzione del Convento di Santa Maria degli Angeli.Nel visitare a Soprana l’isolato Convento di S.M. di Gesù l’occhio viene rapito dalla bellezza del luogo e soprattutto dall’elegante prospetto della sua Chiesa annessa che ancora oggi, nonostante l’incuria del tempo, ci da forti emozioni per i suoi particolari fregi, a bassorilievo, geometrici-floreali del suo prospetto che ne fanno una unicità architettonica. Ipotizzo che un frate, ritornato dalla missione in America latina, con ancora ben impressi nella sua mente le particolari forme architettoniche, riconducibili in parte all’arte maja, abbia ideato l’inedito prospetto. Non sono d’accordo con chi parla di “churriguerrismo” una particolare corrente artistica spagnola che nasce dopo, nel 1690. In seno alla Famiglia francescana, dedita alla regola della povertà, mancante di adeguati mezzi economici era, infatti, assai comune che artisti e maestranze nascessero al suo interno, così come avvenne per il petralese di Sottana, Giuseppe Ferrigno che alla fine del secolo XVII si occupò della ricostruzione del complesso della Famiglia francescana di Catania, soggetto, tra l’altro, di un mio articolo pubblicato, anni fa, su “Il Petrio

.Mi aspetterei che la Municipalità sopranese, rivolgesse un più interessato sguardo alla salvaguardia di questo raro gioiello di architettura sacra con un adeguato restauro conservativo sia esterno che interno, estrapolandolo, se occorre, dall’intero complesso conventuale, riservandolo esclusivamente alla sola Chiesa. Per approfondimenti sul Complesso di Santa Maria di Gesù rimando per un più completo profilo storico-sociale architettonico –iconografico al bel servizio che si trova su “petralia storia viva” al link

http://petraliastoriaviva.blogspot.com/2016/12/blog-post.html(Foto e testo di G. Di Chiara)