La Cgil ricorda due sindacalisti uccisi il 5 e il 7 agosto, Andrea Raia, nel 75°esimo dalla morte e Filippo Intili, nel 58° anniversario. Enzo Campo: “Lottarono a mani nude, da contadini. Furono uccisi dal piombo mafioso”.
Palermo 6 agosto 2020 – Andrea Raia fu ucciso il 5 agosto del 1944, aprendo la lunga scia dei sindacalisti uccisi dalla mafia, Filippo Intili il 7 agosto del 1952.
Raia e Intili, il primo segretario della Camera del Lavoro di Casteldaccia, il secondo dirigente della Camera del Lavoro di Caccamo, furono due sindacalisti che nel lungo dopoguerra siciliano lottarono a mani nude per i diritti, per la difesa delle persone più umili e bisognose e si esposero contro la mafia degli agrari, opponendosi alle speculazioni che ruotavano attorno ai Granai del Popolo.
“La Cgil Palermo, partecipando al cordoglio per Costa, Cassarà e Antiochia, commemorati oggi, e di Nino Agostino e sua moglie Ida, ricorda in questi stessi giorni due suoi rappresentanti sindacali, esempi di coraggio e di impegno civile e sociale – dichiara il segretario della Cgil Palermo Enzo Campo – Andrea Raia e Filippo Intili furono protagonisti della grande epopea che è stata la lotta per la terra portata avanti dai braccianti agricoli e delle Camere del Lavoro nei confronti di una classe dirigente alleata con gli agrari e i grandi proprietari terrieri, i cui interessi si saldavano con quelli dei mafiosi. Siamo vicini alle famiglie, per una commemorazione che quest’anno a causa del Covid non può svolgersi come gli altri anni. In particolare rivolgiamo un pensiero alla signora Santa, la figlia di Andrea Raia, che oggi ha 94 anni, con la quale la Cgil Palermo ha sempre portato insieme un mazzo di fiori al cimitero di Casteldaccia nel giorno della ricorrenza del padre”.
“Andrea Raia – aggiunge Campo – aveva appena 28 anni quando venne ucciso. Venne ammazzato la sera del 5 agosto, davanti alla sua abitazione in paese, a Casteldaccia, mentre stava rientrando in casa, con la sedia in mano, per andare a dormire. Venne colpito alle spalle. Nessuno pagò per la sua morte. Lo ricordiamo con grande affetto per la sua generosità, la sua indignazione contro le ingiustizie, la sua battaglia contro le illegalità”. “Anche a Caccamo – prosegue Enzo Campo – era presente una mafia forte e violenta, che dominava il paese. Chi, come Filippo Intili, si ribellava alle condizioni che la mafia e il nuovo blocco sociale imponevano, veniva ucciso. Intili alla fine si ritrovò in solitudine e questo portò la mafia alla decisione di eliminarlo, a colpi d’accetta. Aveva 51 anni. Il suo corpo rimase a terra, in montagna, per due giorni. Nel 1955 a Sciara fu ucciso anche Salvatore Carnevale. E il 10 settembre del 1945 era stato ucciso Agostino D’Alessandra, segretario della Camera del Lavoro di Ficarazzi. Sono storie che assolutamente vanno riproposte alla memoria dei giovani”.