Il gesso è un minerale molto tenero, costituito da solfato di calcio idrato che si presenta in forma di cristalli, spesse volte incolori, bianchi o grigi. Riscaldando il minerale tra 100 e 150 gradi, eliminando l’acqua, che è presente al 75 %, si ottiene gesso disidratato o calcinato o, come meglio conosciuto, col nome di “scagliola”. Il gesso dopo la “cottura” cioè disidratato viene utilizzato variamente in: edilizia,odontotecnica, nell’arte, come pietra decorativa nella forma di alabastro, ecc. La più preziosa forma che il gesso può assumere, si ritrova nella “rosa del deserto”, tanto ricercata dai collezionisti.

Nel territorio madonita la roccia gessosa è assai diffusa e, nel tempo, la produzione di tale minerale rappresentò uno dei principali mezzi di sostentamento economico, oltre all’agricoltura e la pastorizia, per tantissime famiglie. L’uso del cemento, molto più consistente del gesso, col tempo comportò la chiusura delle tante cave, di fornaci per la cottura e mulini per la macinatura del minerale, quest’ultimi, per la maggior parte, azionati dalla forza idraulica dell’acqua dell’Imera. Oggi sarebbe davvero interessante e proficuo, per il mantenimento della cultura locale, incrementare un turismo scolastico volto alla visita di quel che rimane dei tanti mulini che esistevano lungo il corso del fiume, non dei soli mulini per il gesso e il salgemma ma soprattutto per la macinatura del grano. La “memoria”, le radici, il culto delle tradizioni, senza ombra di dubbio, rappresentano la nostra vera ricchezza, non fatua ma reale, un tesoro da salvaguardare che appartiene a tutti senza alcuna distinzione di ceto.

Il Cozzo Cufino, alla cui base giace la nota antichissima stazione archeologica della Grotta del Vecchiuzzo, colle interamente gessoso, ha da sempre rappresentato per i petralesi la più vicina e ampia zona di cavatura di tale minerale, oggi purtroppo relegata nel dimenticatoio….

(Foto e testo di G. Di Chiara)