Bene uscire dalla gestione commissariale, ma il nuovo piano potrebbe essere già vecchio

La commissione Via-Vas ha appena dato il via libera al nuovo Piano regionale dei rifiuti che adesso verrà trasmesso all’Assemblea Regionale Siciliana. Il Piano è stato giudicato dalla Commissione “conforme alla legislazione regionale, nazionale ed europea” e, secondo il Governo regionale, rappresenta un’altra tappa del percorso che porterà a chiudere con un passato fatto di continue emergenze e di gestioni commissariali.

L’approvazione del Piano Rifiuti, certamente, pone fine a decenni di stato emergenziale del settore rifiuti ma, in un certo senso, potrebbe essere “nato vecchio” se non sarà incentrato sui decreti legislativi di recepimento dell’ultimo pacchetto europeo di misure sull’economia circolare, che ha modificato 6 direttive europee in materia di rifiuti e discariche. Tali decreti attuativi sono stati pubblicati a settembre scorso in Gazzetta Ufficiale e sono quindi legge su tutto il territorio italiano.

I nuovi obiettivi previsti dalla normativa adesso vigente non sono più incentrati (come sembra trasparire dalle dichiarazioni del Governo regionale) sul raggiungimento della percentuale di raccolta differenziata (il 65%, tra l’altro, secondo la precedente normativa andava raggiunto entro il 2012) ma sulla percentuale di materiale riusato e riciclato, senza considerare il compostaggio. Entro il 2025, la soglia da raggiungere si attesta in almeno il 55% dei rifiuti urbani. Percentuale che diventerà il 60% nel 2030 e il 65% nel 2035. Questa impostazione serve ad evitare che i cittadini facciano la differenziata ma i rifiuti finiscano poi comunque in discarica, per mancanza degli impianti “virtuosi” necessari.

Nella nuova normativa europea è previsto, di conseguenza, che entro il 2035 (cioè tra appena 15 anni) non più del 10% dei rifiuti urbani finisca in discarica. Vietato anche portare in discarica i rifiuti provenienti da raccolta differenziata e destinati al riciclaggio o alla preparazione per il riutilizzo. Il 65% degli imballaggi dovrà essere realmente riciclato entro il 2025 e il 70% entro il 2030. I rifiuti tessili dovranno essere raccolti separatamente dal 2025, i rifiuti domestici pericolosi delle famiglie (come vernici, pesticidi, olii e solventi) entro il 2022. I rifiuti biodegradabili, entro il 2023, dovranno essere obbligatoriamente raccolti separatamente o riciclati a casa attraverso il compostaggio.

Se non ci saranno azioni programmate conseguenti ai nuovi obiettivi nel Piano Rifiuti che sta per essere esaminato dalla Commissione ARS e successivamente adottato dal Governo regionale, la Sicilia, nella migliore delle ipotesi, tra diversi anni continuerà a mantenere sempre continue “emergenze”, una pessima qualità del servizio erogato e costi ancora più elevati. 

Occorre, per questo, definire subito le azioni necessarie a colmare il deficit di impianti per il trattamento dei rifiuti stabilire un percorso per raggiungere questi nuovi obiettivi vincolanti in materia di diminuzione, riuso, riutilizzo e riciclaggio, invece che continuare a pensare agli inceneritori come unica scelta possibile anche solo per una piccolissima parte restante dei rifiuti. Una soluzione semplicemente superata, obsoleta, dannosa e costosa.

L’aumento dei costi di gestione dei rifiuti a cui assistiamo da anni in Sicilia dipende principalmente dal mancato raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata e dall’incapacità di riciclare, riutilizzare e riusare i rifiuti e, conseguentemente, dall’elevato ricorso alla discarica. Esattamente l’opposto di quanto ci chiede l’Europa.

Secondo i dati ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) la media nazionale di raccolta differenziata nel 2018 è stata pari a 58,1%, ma in Sicilia la soglia ha raggiunto appena il 29,5%.


Le famiglie siciliane pagano 389 euro in media di TARI nel 2020 e la Sicilia è al secondo posto tra le Regioni dove la TARI è più cara, subito dopo la Campania con 419 euro, rispetto ad una media nazionale pari a 300 euro. 

Federconsumatori chiede quindi al Parlamento siciliano di prendere in considerazione la nuova normativa vigente e di promulgare una norma che istituisce un Comitato di consultazione dei consumatori e degli utenti del settore (sia a livello regionale che territoriale). Tale strumento di partecipazione democratica sarà utile a diffondere una corretta informazione sulla riduzione dei rifiuti e sulla loro differenziazione, passo fondamentale sia per rispettare le direttive europee che per ridurre la TARI in Sicilia.