Proviamo totale dissenso ed indignazione per alcune restrizioni messe in atto dal nuovo DPCM. Inaccettabile penalizzare chi rispetta le regole ed investe nella sicurezza. Questo rappresenta un colpo di grazia all’occupazione. Non è possibile far pagare ai ristoranti il prezzo dell’emergenza Covid, assimilando chi per rispettare le regole ha investito nella riduzione dei posti a sedere e nel distanziamento con chi invece le regole non le rispetta e crea assembramenti.
Non vogliamo entrare nel merito se sia giusto o sbagliato, “ma temiamo tuttavia che questa chiusura e questi sacrifici non produrranno i risultati sperati, perché è evidente che gli ambiti di contagio sono altri” – precisa l’ARCH.
Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri , Egregio Presidente della Regione Siciliana , chi le scrive è l’Associazione Ristoratori Cefalù ho.re.ca ., che vuole far notare le conseguenze dei DPCM su Realtà e Scenari differenti da una metropoli viva e affollata.
Cefalù è notoriamente una delle località più belle della Sicilia e turisticamente vive di una peculiare stagionalità in quanto polo d’attrazione per la sua bellezza, i suoi capolavori d’arte, la sua storia, il Duomo patrimonio UNESCO. Durante il resto dell’anno vive di un bacino di utenza locale, dove il circondario rappresenta di sicuro un lifestyle alquanto differente da quello di una grande città, profondamente ancorato a tradizioni e usanze che vive secondo ritmi e tempi di un piccolo borgo marinaro.
La già risibile consistenza del flusso turistico della stagione estiva 2020 ha fortemente indebolito l’economia di Cefalù così come quella dell’intero comparto turistico dell ‘isola. A fronte di tutto ciò esterniamo le nostre considerazioni: sicuramente il covid rappresenta a livello mondiale una piaga da arginare riducendone l’incidenza al più presto ,ma i provvedimenti presi non sono coerenti e andrebbero adeguati con le varie realtà locali.
Le forti perdite della scorsa stagione hanno destabilizzato l’economia locale nonostante la situazione sanitaria sia stata stabilmente sotto controllo. Per una maggiore efficacia sarebbe bastato ad esempio eseguire allora ed anche adesso controlli intensivi sulle principali e (uniche ) vie d’accesso all’isola mediante severi e continui tamponi agli imbarchi di aeroporti e navi .
La mancanza di queste precauzioni ha inevitabilmente portato a questa seconda recrudescenza. Adesso che viviamo nei nostri confini Regionali, Provinciali e Comunali ci chiediamo quale sia il senso della chiusura durante le festività della ristorazione ed esercizi simili alle 18 anziché come almeno auspicabile alle 22.
Abolire il servizio serale vuol dire costringere alla chiusura decine di migliaia di locali, far licenziare centinaia di cuochi e camerieri. I nostri ristoranti, pizzerie, trattorie, bar, sono fruiti da un indotto locale e provinciale quasi unicamente a cena e soprattutto non sono luoghi soggetti ad assembramenti, ma che hanno fatto del rispetto delle normative anti covid una prerogativa indispensabile : misurazione temperatura, sanificazione dei locali ,rigoroso e regolare distanziamento tra i tavoli con diminuzione di coperti, sono ormai una consuetudine che fanno dei nostri locali degli ambenti sicuri.
Sarebbe preferibile, se pensiamo ad uno scenario di contagio esponenziale allora durante le festività la chiusura totale degli esercizi con adeguato ristoro, piuttosto che un’iniqua e vessatoria amputazione. Pizzerie, ristoranti, bar aperti durante il giorno non rappresentano rischio né prima né dopo le 18, se adeguatamente gestiti. Per questo sono necessari validi e severi controlli da parte degli organi deputati.
I negozi e centri commerciali restano aperti fino alle 21… autogrill e ristoranti in strutture ricettive consentono la cena. A noi sembra di certo uno scenario alquanto strano e iniquo. Chiediamo, coerenza e discernimento nelle valutazioni perché le nostre attività sono talmente impoverite da essere ormai al collasso.
“Sappia – conclude Associazione Ristoratori Cefalù HO.RE.CA ARCH – chi ci amministra, soprattutto anteporre saggezza e oculatezza a regole pensate senza analizzare tutte le realtà dinamiche territoriali”.