“Sono passati 1965 lunghissimi giorni (più di 5 anni e mezzo), da quel tristissimo 5 giugno 2015,-dice Vincenzo Liarda all’indomani della sua assoluzione -seppur la lacerante sofferenza personale, il mio primo pensiero è stato sempre quello di salvaguardare mia moglie e mia figlia dalle feroci strumentalizzazioni. Questo però, non mi ha fatto perdere fiducia nella magistratura, ne tanto meno ho abbandonato la strada intrapresa nel voler raggiungere due nobili obbiettivi:
1) ridare il feudo Verbumcaudo alla disponibilità dello sviluppo del territorio Madonita;
2) far emergere un evidente spartiacque tra mafia e legalità.
È di tutta evidenza che il mio non è stato un impegno solitario, ma portato avanti con diverse persone e istituzioni, dove insieme abbiamo condiviso lo stesso obbiettivo, riscattare l’azienda Verbumcaudo, da luogo che fu utilizzato per summit di mafia, a impresa sociale che possa produrre prodotti di eccellenza inseriti nell’economia legale.
L’impegno mirava anche ad onorare la memoria dei padri della lotta alla mafia che in quel luogo avevano sancito la confisca al boss di cosa nostra Michele Greco.”